“Daje che passa”. Il Welfare dal basso di Casetta Rossa
“Daje che passa” è il motto con cui Casetta Rossa sta affrontando, fin dal mese di marzo, il difficile e potenzialmente catastrofico periodo che stiamo attraversando. Dico “potenzialmente” perchè ci tengo sempre ad evitare di scadere nel drammatico e anche perchè, proprio grazie a realtà soldiali come quella dell’VIII Municipio di Roma, alcune piccole grandi catastrofi si stanno evitando davvero.
Quella di Casetta Rossa è una vera e propria filosofia di vita, è una spinta solidale che parte dal basso, fatta di positività, ma anche di consapevolezza, di empatia, ma anche di praticità. In poche parole è il Welfare, ma non quello promesso, quello pianificato, quello studiato, quello del faremo, diremo, vedremo. Non è il Welfare delle istituzioni imprigionate negli ingranaggi della burocrazia e dell’incompetenza, no. Questo è il Welfare di chi si rimbocca le maniche e aiuta chi è in difficoltà, punto. È il Welfare di quelli che “Eccomi, sono pronto, che c’è da fare?” e di quegli altri che “Porta questo pacco in via tot al civico tot dove c’è una famiglia con quattro figli che non possono più fare la spesa”. La praticità, insomma, quella che risolve i problemi.
“Daje che passa” è uno slogan dai connotati tipicamente romani, ma che non ha bisogno di traduzioni, anche perchè è un po’ come i titoli dei film in inglese: se lo traduci perde forza. Voglio dire: “Corraggio, passerà” non ha la stessa incisività, la stessa narrazione; sembra che stai dando le condoglianze a qualcuno. Invece “Daje che passa” è stoico, ispira forza e positività, ma anche comprensione e consapevolezza di quanto sia dura. Racchiude in sè non solo un’esortazione a non perdere la speranza, ma anche una serie di azioni concrete a supporto della comunità.
Le azioni concrete del “Municipio Solidale”
Lo confesso, ho sempre guardato e seguito con ammirazione le azioni e le iniziative di Casetta Rossa. Se già prima della pandemia il loro lavoro era ammirevole, adesso è diventato indispensabile per la comunità. E così, per capire come si fa a dare risposte concrete alle richieste di aiuto della gente in un momento in cui nessuno sembra sapere come risolvere un’emergenza sociale in procinto di esplodere, ho chiamato la mia amica Sonia Spila, consigliera dell’VIII Municipio.
Lei viene proprio dall’esperienza di attivismo sociale con Casetta Rossa e quando le ho chiesto di quali attività si occupa ora il “Municipio Solidale” costituito durante l’emergenza, solo per farmi l’elenco di tutto quello che fanno è volata via mezz’ora. Non scherzo. Mezz’ora e neanche una ripetizione. Cioè, non è che m’ha detto due volte che raccolgono più di 120 pacchi alimentari a settimana o che hanno attivato un centralino per il sostegno psicologico. Non è stata ridondante, non ha usato periodi lunghi per spiegarmi che solo Casetta Rossa, con le sue tante piccole attività, ha raccolto 26mila euro da destinare all’emergenza.
Insomma, mezz’ora letteralmente volata come quando ti diverti e il tempo scorre più veloce. Mezz’ora che e a me sono sembrati cinque minuti, perchè più parlava e più quella sensazione di essere abbandonati dalle istituzioni svaniva dolcemente lasciando posto all’orgoglio e alla positività. Per un instante confesso di aver addirittura pensato che alla fine andrà tutto bene davvero. Vedevo l’arcobaleno che si colorava lentamente mentre la voce di Sonia elencava velocemente tutto quello che di concreto è stato fatto dall’inizio dell’emergenza ad oggi:
Istituzione di un Municipio Solidale junior per i progetti educativi a supporto alla Didattica a Distanza (Dad); centri estivi per i bambini; un mese di “Festa dell’altra estate” per dare un’alternativa culturale alla collettività in un periodo di blocco totale della cultura; l’apertura di Radio Anticorpi già dai primissimi giorni di pandemia per animare e informare la comunità. Sono stati raccolti 6000 euro solo grazie alla vendita delle magliette “Daje che passa”. Con quei soldi sono state fatte spese solidali, spese sospese, pasti sospesi, take away solidale per sostenere i ristoratori del territorio. E’ stata avviata una raccolta di vecchi tablet e pc poi rigenerati e distribuiti agli alunni che da quando c’è la Dad praticamente hanno perso il loro diritto allo studio. Sono state donate alle scuole 50 sim per la connessione a internet.
E poi mi ha parlato di quello che hanno ricominciato a fare con la seconda ondata e giù un’altra mezz’ora.
Con la seconda ondata aumentano le richieste di aiuto
Da ottobre l’emergenza sanitaria è tornata a livelli preoccupanti e con lei quella sociale. Di conseguenza il Municipio Solidale ha intensificato l’attività sul territorio per rispondere alle richieste di aiuto della cittadinanza che si fanno sempre più urgenti. L’attività di volontariato è coordinata da Casetta Rossa, nella persona di Luciano Ummarino, che organizza e guida la schiera di volontari pronti a dare il loro contributo. Sono ormai più di 120 e il 95% sono donne. Moltissimi sono i giovani che si sono aggiunti negli ultimi mesi. L’hub di Casetta è costituito da un gruppo eterogeneo con provenienze trasversali: operai, professionisti, artisti, studenti che si occupano di tutto, dalla raccolta alimentare e di indumenti alle lezioni di italiano per stranieri.
Ho fatto una chiacchierata anche con Luciano Ummarino, vera e propria colonna dell’attività solidale di Casetta Rossa già prima che gli assegnassero il ruolo di coordinatore. Mi ha spiegato che con la nuova ondata molte persone che erano riuscite a tenere duro fino a fine estate, ora si ritrovano in una situazione di precarietà assoluta e non ce la fanno più. Mi ha detto che è cambiato anche lo spirito con cui si affronta la crisi. Prima, nonostante il forte shock, c’erano delle emozioni positive, si disegnavano cartelloni, si aveva la sensazione che tutti insieme ce la potevamo fare e questo teneva unita la comunità. Oggi c’è un clima che si sta trasformando in disperazione perchè le persone sono più arrabbiate, non vedono la luce alla fine del tunnel e hanno sempre più bisogno di sostegno.
L’apertura dell’Hub di Casetta Rossa
Per questo motivo è stato aperto un Hub a Casetta Rossa in cui si mappano i bisogni delle persone che fanno richiesta. Si organizzano le disponibilità di volontari e associazioni per creare una rete di aiuti e dare risposta concreta alle tante richieste di sostegno. Solo nei primi giorni di apertura, m’ha spiegato Luciano, sono arrivate un centinaio di persone con necessità più disparate. C’è chi ha bisogno del pacco alimentare, di ascolto psicologico, di accedere a forme di Welfare che nemmeno conoscono, come il reddito di emergenza, di cittadinanza o i bonus. C’è chi ha bisogno di fare richiesta per l’inserimento nelle liste delle case popolari, chi necessita di consulenza legale o fiscale.
Poi c’è pure chi ha bisogno, ma non chiede. Per esempio, m’ha detto Luciano, che un giorno un uomo è andato all’Hub di Casetta per chiedere ai volontari di aiutare la sua vicina di casa che in lacrime gli aveva confidato di non mangiare da due giorni, ma che si vergognava a chiedere aiuto.
Qui m’è venuta la pelle d’oca e credo che, pur stando dall’altra parte del telefono, il mio interlocutore se ne sia accorto. Infatti, un po’ per alleggerire il colpo e un po’ per chiudere con una nota positiva, mi ha ricordato il duplice significato della parola crisi nella lingua cinese: da un lato significa pericolo, ma dall’altro significa opportunità. In questo caso l’opportunità, che non è certo una magra consolazione, anzi, sta nel fatto che in questa situazione emergenziale è venuta fuori un’umanità solidale che non si vedeva da tantissimo tempo.
Ma chi sono questi volontari?
Non chiamateli eroi. Ah, no, scusate, non sono loro che chiamate eroi. Loro sono “quelli dei centri sociali”. I più nostalgici li chiamano ancora “le zecche” o semplicemente “quelli che si fanno le canne” o “gli abusivi”. I pregiudizi più infondati e disparati hanno sempre ruotato intorno a queste attività solidali che partono dal basso. Eppure nessuno ha mai capito davvero di che pasta siano fatti i volontari che frequentano le realtà sociali come Casetta Rossa.
Allora ho cercato di indagare parlando con qualcuno di loro, in particolare con un’altra mia amica, Eloisa Dal Piai, mia compagna di avventura di Distanti ma Unite e volontaria di Casetta Rossa.
Dalle risposte ricevute ho capito che queste persone, in fondo, non sono altro che dei grandissimi egoisti. Pensate, si mettono a disposizione della comunità unicamente perchè aiutare il prossimo li fa stare bene. Non riescono a restarsene a casa lasciandosi sopraffare dallo sconforto come fanno tutti. Non si accontentano di fare un post su Facebook per manifestare tutto il loro dispiacere per la povera gente che non riesce più a fare la spesa. Sono persone che stanno bene solo se possono fare del bene.
Questione di altruismo, anzi di “egoismo”
Un egoismo senza precedenti, poi, ce l’hanno quelli che magari all’inizio della pandemia un lavoro ce l’avevano e adesso non ce l’hanno più, ma nonostante questo continuano a fare i pacchi alimentari. Anzi, magari ora ci vanno anche più spesso a Casetta visto che hanno più tempo libero… Sono talmente egoisti che per non dover più interpretare a fatica il linguaggio degli stranieri del quartiere gli stanno insegnando l’italiano. Perchè così magari quando chiamano per dire che non sanno come sfamare i propri figli si fanno capire.
Quindi ecco, fate bene a non chiamarli eroi, perchè in fondo fanno solo il loro lavoro. Ho capito, infatti, che questi volontari lavorano da sempre, concretamente, per un mondo migliore, non è che chissà che stanno facendo di diverso ora. E chissà, magari un giorno il loro ego smisurato sarà gonfio d’orgoglio perchè saranno riusciti a renderlo migliore davvero ‘sto mondo. Che egoisti.
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Se avete bisogno di aiuto l’hub solidale di Casetta Rossa è aperto:
Dalle 15 alle 19 dal martedì al giovedì.
Dalle 10.00 alle 12.30 il venerdì e il sabato.
In questi giorni, se ti va, puoi portare la tua spesa solidale o andare a chiedere un sostegno.
Puoi dare una mano come volontari* di Casetta Rossa scrivendo a: volontariottavo@gmail.com
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