Un angelo nel marmo
Per arrivare a destinazione c’è chi prende il treno e chi la bici. Ovviamente chi utilizzerà il treno arriverà più velocemente e con meno fatica. Chi userà la bicicletta si stancherà di più e impiegherà un tempo maggiore. C’è un obiettivo a cui pervenire. Lo stesso per tutti. Per raggiungerlo però gli strumenti a disposizione sono e devono necessariamente essere diversi in alcuni casi. E’ questo quello che succede a un dislessico. Un metodo diverso di imparare per un modo non usuale di vedere le cose. Una voce interiore che si esprime attraverso un proprio linguaggio, spesso legato all’arte. Si indossano delle lenti speciali e viene osservato il mondo con altri occhi. Si vedono figure e colori sconosciuti al resto del mondo. Qualcuno è riuscito a scorgere anche un angelo nel marmo.
Ho visto un angelo nel marmo e l’ho scolpito finché non l’ho liberato
Michelangelo
Troppo spesso chi apprende in modo differente viene emarginato ma la storia ci insegna che proprio nei dislessici spesso si registra una coordinazione, un’empatia e uno spirito artistico sopra la media.
La dislessia non è curabile, semplicemente perché non è una malattia. Fa parte dei disturbi specifici dell’apprendimento o DSA, che riguardano la capacità di leggere, scrivere e calcolare in modo corretto e fluente.
La differenza non sta nell’intelligenza né nella capacità di comprensione. Sono delle interferenze neurologiche che riguardano la capacità di leggere, scrivere e calcolare in modo corretto.
I DSA assumono appunto diversi aspetti. Là dove la dislessia indica una difficoltà nella decodifica del testo, la disortografia si manifesta nella competenza ortografica e fonografica, mentre la disgrafia è un disturbo della grafia che mostra anche una difficoltà nell’abilità motoria della scrittura, e infine la discalculia è l’impedimento a comprendere e operare con i numeri.
Secondo gli ultimi dati disponibili pubblicati sul sito del MIUR, il numero di alunni con DSA in Italia è costantemente cresciuto ed è passato dallo 0,7% al 3,2% negli ultimi anni. Si stima che almeno un alunno per classe sia dislessico.
Essere dislessici comporta delle fatiche, in particolare per i bambini che affrontano il percorso scolastico. Tuttavia si possiedono le risorse per superare le difficoltà e realizzare pienamente le proprie inclinazioni.
Valentina ha 21 anni e ha scoperto di essere dislessica durante l’estate tra la 5 elementare e la prima media, a 10 anni. Ha combattuto le criticità, ha aperto un account instagram e un blog , la-dislessia, in cui comunica in modo semplice, consigliando e aiutando altri ragazzi sui temi della scuola e del vivere quotidiano.
Se dovessi descrivere il mio mondo, al si là di tutte le teorie che esistono sulla mia caratteristica, direi speciale. Ricco di creatività, inventiva, giocoso e allo stesso tempo incasinato. Tutto in senso buono.
Sul suo sito una parte è dedicata a schemi, mappe, tabelle e tanto altro. Il linguaggio è comprensibile e diretto, colorato e ricco di immagini. Perché un dislessico ragiona per immagini, focalizzandosi sulla percezione dell’idea e non sulle lettere in fila. Nell’altra parte del blog “il mondo visto da una dsa” analizza ogni sua difficoltà e spiega i suoi processi di elaborazione e le strategie che ha messo in pratica.
Le difficoltà che incontro ancora oggi sono la lettura ad alta voce, ad estranei o comunque a persone con cui non ho rapporti stretti oppure che non conosco bene. Oppure mi è difficile capire quanto mi deve dare di resto la cassiera alla fine della spesa. Anche a ricordare le cose faccio fatica. E poi ci sono ostacoli che ho dovuto affrontare e risolvere in passato come scrivere testi in modo corretto, comprensibile e senza errori. Fare i calcoli, leggere, capire le mappe, decifrare l’orologio analogico e tante altre cose.
La dislessia e il suo super potere, questo si legge sul blog di Valentina. E lei interpreta davvero così ciò che la circonda, con gli occhi della positività. Anche se in qualche inconveniente si è imbattuta, lei non si è scoraggiata e non si è arresa, andando oltre i preconcetti.
La dislessia non è una malattia, non siamo dei malati terminali né quanto meno degli alieni, siamo come gli altri. E prima di tutto siamo persone. Si è vero abbiamo la capacità di vedere e pensare in un modo diverso ma non abbiamo niente che non vada. Non siamo meno intelligenti, anzi!
Per molto tempo ha percepito la sua caratteristica come un grande ostacolo. Adesso ha capito che è un valore aggiunto.
La vedevo come un qualcosa di cui vergognarmi, ora invece ne vado davvero fiera.
L’8 ottobre si sono celebrati i dieci anni della Legge 170, a lungo attesa in Italia. Poco si sapeva e quasi nessuno era informato di cosa fosse la dislessia. Poi intervenne la legge a sanare un silenzio che conduceva a gravi conseguenze per il destino scolastico e personale di tanti ragazzi. E’ stata lo spartiacque verso il cambiamento della gestione dei Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA). L’opportunità per una didattica sempre più attenta alle differenze individuali.
Maria Enrica Banchi, docente e referente DSA. Esperta in BES – bisogni educativi speciali – e formatrice AID – Associazione Italiana Dislessia.
La scuola e la dislessia si spera che camminino sempre più in sintonia. Che si instauri una rete di supporto equilibrata per i ragazzi. Oggi rispetto a ieri sicuramente c’è una maggiore attenzione e un più alto riconoscimento di queste difficoltà. Una più grande considerazione grazie alla quale in molti stanno scoprendo da adulti la propria dislessia, riuscendo finalmente a dare un nome alle difficoltà incontrate.
La legge 170/2010 indica che gli studenti con DSA possono beneficiare di misure educative e didattiche di supporto, di un insegnamento individuale e personalizzato. Una base da cui partire, che tenga conto delle difficoltà e dei punti di forza del singolo alunno. Che ne rispetti il modo di imparare, garantendo il suo diritto allo studio e all’apprendimento. Inoltre nel 2011 è intervenuto il Decreto Ministeriale 5669, stabilendo che la scuola deve assicurare il successo formativo per gli studenti con DSA anche attraverso la redazione di un Piano didattico personalizzato.
Il PDP, Piano Didattico Personalizzato, è lo strumento che trascrive il progetto educativo dedicato allo studente che ha difficoltà di apprendimento. E’ un documento dettagliato, preparato dagli insegnanti che ricevono una diagnosi di DSA, o altro disturbo dell’apprendimento, fatta da da un’équipe di specialisti della sanità. Indica gli interventi necessari per arrivare al successo scolastico. Definisce il rapporto tra la scuola, i genitori e le figure che seguono lo studente nelle attività di recupero e riabilitazione.
Come tutti i ragazzi, anche gli studenti con DSA passano la maggior parte del loro tempo a scuola.
Sicuramente la scuola ha un ruolo fondamentale, è l’osservatorio per eccellenza. E’ qui che spesso avviene l’individuazione degli alunni che potrebbero avere un DSA, analizzando le difficoltà nella lettura, nella scrittura e nel calcolo. Spetta ai docenti preparare per il ragazzo con un DSA una didattica ad hoc. Tenendo conto delle sue caratteristiche, facendo in modo che non abbassi la sua autostima e rendendolo sempre più autonomo.
Ci sono state giornate difficoltose dovute all’isolamento per l’emergenza Covid19. AID ha messo a disposizione i propri formatori per fornire informazioni e supporto alle istituzioni scolastiche e alle famiglie. Alla scuola perché impegnata nei percorsi di didattica a distanza, ai genitori su come gestire i disturbi specifici dell’apprendimento fra le mura domestiche.
Abbiamo osservato che la didattica a distanza ha esasperato alcune disparità sociali. Molti ragazzi non hanno potuto accedere alle attività educative a distanza per problematiche economiche. E’ stata un’esperienza che ha messo in luce però anche alcune caratteristiche positive. Ad esempio è stata d’aiuto per gli studenti insofferenti alla didattica tradizionale. In modo specifico i ragazzi con DSA non si sono più sentiti gli unici a dover apprendere in modo differente, anche se alcuni si sono persi, non potendo più avere confronti con i docenti in presenza. È stata un’esperienza con luci e ombre insomma e ci auguriamo che tutto ciò che la scuola ha imparato possa essere d’aiuto, anche in futuro, ai nostri ragazzi.
Non solo bambini e ragazzi. Anche i genitori si trovano inizialmente con tante domande, una giungla caotica di punti interrogativi. Dubbi, incomprensioni, perplessità. Proprio riflettendo su di loro è stata ideata una piattaforma, un mezzo attraverso il quale chi si trova al principio del cammino possa non sentirsi solo. Per riuscire a reagire non ergendo muri o emarginandosi.
Mal Leggo questo è il nome del progetto, ideato da Roberto Trombetta e Luisa Ingravalle, due giovani di Latina uniti nel lavoro e nella vita, è rivolto a risolvere le difficoltà delle famiglie di bambini e ragazzi con DSA. La startup a ottobre 2018 è stato definita “Miglior progetto del Lazio”, vincendo il bando regionale “Call4Makers”.
E’ una vera e propria bussola nel mondo dei DSA, che le famiglie possono utilizzare. Un percorso di orientamento con professionisti del settore. Immaginiamo un genitore che non conosca affatto la dislessia e che non sappia come muoversi. La nostra piattaforma funziona allora come primo orientamento. Attraverso una serie di domande chiuse formulate dagli esperti. Alle stesse figure professionali poi si possono rivolgere domande aperte, andando a ricercare lo specialista necessario nella propria zona d’abitazione e contattandolo. Tutto a portata di click.
L’oggetto di Mal Leggo non è stato scelto a caso. Roberto è dislessico e ha scoperto di esserlo all’età di 6 anni. A scuola la maestra lo etichettava come deviato cerebralmente o minorato mentale.
A scuola ero dislessico, ma non esisteva ancora questa parola, così per tutti ero ritardato.
Greg Louganis
Durante il mio percorso scolastico sono stato bocciato tre volte alle Superiori, per ragioni diverse e perché la mia particolarità non era presa sul serio. Ad esempio una volta mancavano i documenti. Un’altra invece non mi è stato dato il tempo aggiuntivo nelle prove d’esame. E non è qualcosa da poco, per noi questi accorgimenti necessari e non un regalo che viene fatto. Scoprire di essere dislessico porta inevitabilmente, almeno nei primi tempi, a sentirsi diverso dagli altri e a percepirsi come un problema. I professori, quando non riconoscono ciò che hanno davanti, nel migliore dei casi si mettono le mani nei capelli e ti dicono: “io con te non so più che fare”.
Anni di sofferenza in cui Roberto tuttavia non si è arreso. E’ riuscito a convertire le sue difficoltà. Come una forma di riscatto ha creato nel 2016 il blog motivazionale “Dislessia e altre doti”. Un luogo dove raccogliere testimonianze di chi come lui con la tenacia è riuscito a rendere risorsa il proprio “dis”, comprendendo con questo termine tutti i Disturbi Specifici dell’Apprendimento. E scorrendo tra le storie ce ne sono tanti di racconti che fanno luccicare gli occhi.
Una delle prime storie che abbiamo pubblicato è quella di Letizia che, contro ogni pregiudizio, ha completato il suo percorso di studi. Ha affrontato la trafila dell’università e si è laureata col il massimo dei voti. E’ un vero punto di riferimento.
Il sito è nato con lo scopo di diffondere un messaggio positivo sul tema dislessia cercando di combattere i pregiudizi ancora presenti. Dall’esperienza del blog e degli account social, Luisa e Roberto presto si sono resi conto che venivano elencate difficoltà ricorrenti. Andavano dai mesi passati a compiere indagini, alla ricerca di un professionista adatto alle proprie esigenze, passando attraverso il disorientamento e i dubbi crescenti.
Partendo da tutto questo materiale caotico i due giovani di Latina hanno effettuato il passo successivo, ideando appunto Mal Leggo. Per Roberto l’obiettivo è importante.
Abbiamo voluto dare a bambini e ragazzi dislessici ciò che a me è mancato e che mi sarebbe stato di grande aiuto. Abbiamo inventato una specie di bacchetta magica.
Luisa non vuole sentir parlare di disturbi specifici dell’apprendimento. Quell’acronimo è stato così ribattezzato dandogli un nuovo e più profondo significato. Determinazione, Sensibilità e Ambizione. Tutte le caratteristiche di un dislessico.
Una delle cose più assurde con cui ci siamo dovuti confrontare è stata la patente di Roberto. Per avere la possibilità di usare le cuffie durante l’esame teorico, la sua è stata inserita tra le patenti speciali, cosa piuttosto umiliante. In questo modo infatti lui viene valutato insieme a tossicodipendenti e alcoldipendenti. Essendo dunque un titolo speciale ha una validità di soli tre anni e sul suo rinnovo a decidere è chiamata la Commissione medica Locale, che si riunisce una volta al mese. E qui cadiamo ancora di più nell’assurdo. Se Roberto dovesse saltare il fatidico giorno della riunione dovrà attendere il mese successivo. L’ultima volta è stato un mese senza patente, il che gli ha comportato gravi problemi anche per andare a lavoro. E tutto questo non essendo un malato, perché la dislessia non è una malattia.
Tanti giovani che si sono avvicinati al blog – dislessia e altre doti – collaborano oggi anche a Mal Leggo. Luisa e Roberto sono riusciti infatti a creare una rete, in cui ognuno come in un puzzle mette la propria tessera per completare il tutto. Stefano Icardi, Veronica Pacifici, Manuela Simonetti, Alice Aldisio, Laura Manicardi e Aurora Pace, che ha basato la propria professione di psicologa sulla sua caratteristica.
Per Roberto non c’è nulla che un DSA non possa fare.
Niente è impossibile. Forse si fa più fatica. Ma si deve avere il coraggio e la libertà di provarci. E per nessun motivo al mondo si deve rinunciare a fare ciò che ci piace e in cui crediamo.
Valentina e Roberto, e tutti gli altri, raccontano differenze e difficoltà che però diventano pilastri su cui costruire la vita, con una grande forza d’animo. Per far in modo che il problema insormontabile diventi risorsa. Un mondo filtrato da lenti speciali per guardare le numerose doti che ognuno ha.
Poche settimane fa la popstar Robbie Williams ha rivelato di essere discalculico. Non sono in grado di fare operazioni anche banali, come addizioni o sottrazioni. E questa cosa mi mette sempre nei pasticci, perché non conosco le date di nascita dei miei figli e di mia moglie e neppure quella del nostro anniversario di matrimonio. Già anni addietro il cantante aveva dichiarato di aver lasciato prematuramente la scuola a causa della dislessia. Dopo essere diventato un artista di fama mondiale Robbie ha scritto un poem, dal titolo “Hello sir”, e lo ha dedicato ai suoi insegnanti che si sono dimostrati solo capaci di farlo sentire in difetto. “Salve, signore. Si ricorda di me? Sono l’uomo che pensava non sarei mai diventato. Sono il ragazzo che riducevate in lacrime”.
Io mi siedo e aspetto
che un angelo guardi il mio destino
loro conoscono
i posti dove andremo
Angels – Robbie Williams
Un mondo diverso e forse più bello, quello delle persone con DSA. Animato da immagini e colori. Un universo strutturato su idee che prendono forma e tanta voglia di riscatto. E sono accompagnati idealmente da un angelo nel loro cammino. In un viaggio che compiono in bicicletta e non in treno. Però arrivano lo stesso!
Non vorrei che passasse un’informazione errata: le persone con DSA non devono conseguire una patente di guida speciale, ma una normalissima patente di guida! Il caso riportato è riferito ad un’infelicissimo caso di disinformazione. Le circolari del Ministero Infrastrutture e Trasporti prevedono il supporto di file audio per il conseguimento della patente di guida della categoria AM e della categoria B (Prot. n. 7260/23.3.5) e Prot. 28819/23.3.5) allegando la certificazione diagnostica. Inoltre grazie alle richieste di AID il MIT ha aderito a diverse richieste: rimodulazione dei quiz della patente, utilizzo degli strumenti compensativi per il conseguimento della patente nautica, etc…
Grazie per il suo commento e per aver riportato le circolari in questione. Nell’articolo infatti è riportato un caso molto particolare che ha vissuto la persona intervistata. Un caso che non doveva sussistere proprio in base a tutto ciò che ha scritto lei.