Ritorno a scuola, ritorno alla vita.
Ci siamo. Siamo tornati a scuola. Almeno qui, a Ginevra. Mentre in Italia si dibatte ancora sulla data di apertura e sul come riaprire, qui in Svizzera tutti questi problemi non se li sono fatti. Hanno riaperto e basta.
Nessun distanziamento in classe, parliamo di un massimo di 19 bambini per stanza, niente mascherine, neanche per i docenti. Ricreazione tutti insieme e, l’unica cosa differente, è il lavaggio della mani regolarmente fatto ogni ora. Parliamo di scuola primaria, quindi l’equivalente delle nostre elementari.
La Svizzera attualmente ha, per numero di abitanti, contagi superiori all’Italia e Ginevra in particolare è duramente colpita. Recentemente hanno introdotto l’obbligo della mascherina, prima era solo “fortemente consigliata” e siamo attaccati alla Francia che sta vivendo un numero esponenziale di casi.
La domanda è: sono tranquilla? Stranamente si. E francamente non so come mai. Non so se è pura incoscienza, o perché questo Covid mi ha veramente stufato e quindi non mi fa più paura. O quasi.
Non curare la scuola è come dimenticare di annaffiare l’orto o di rifare il letto, è una forma di sciatteria depressiva, un torto che si fa al presente e un sabotaggio in piena regola del futuro.
(Michele Serra)
Mi sono chiesta se sono un bravo genitore, se forse dovrei preoccuparmi di più. Non essere terrorizzati da questo virus mi fa sembrare meno attenta? Non credo proprio. Vedere le mie figlie tornare a scuola, diciamo normalmente, mi fa capire che abbiamo un disperato bisogno di normalità, di tornare alla vita come era prima. Che non possiamo più aspettare. Non possiamo adattarci a convivere con la minaccia del virus. So che può sembrare strano, però la mia normalità la rivoglio indietro. Adesso. Non intendo scendere a patti con questa pandemia.
Voi direte: grazie, neanche noi. Però rimane la paura che è diversa per ognuno di noi. Credo che dovremmo approfittare del ritorno a scuola ( e lottare con le unghie e con i denti affinché questo accada), per cercare di vedere questo virus con occhi diversi. Prestando sempre la massima attenzione, ovvio e seguendo tutte le direttive precauzionali che ci vengono dettate. Però cerchiamo di guardarlo con occhi diversi questo virus: affrontiamolo, difendiamoci ma non dobbiamo averne paura.
Solo così potremo dare sicurezza anche ai nostri bambini e ragazzi che più di tutti hanno bisogno oggi della loro normalità. Del loro ritorno alla vita.