L’ortoterapia e il pollice verde che non ho. Oppure sì?
Curare le piante fa bene alla mente, al cuore e dicono anche alla linea.
Su quest’ultimo punto mi permetto di avanzare qualche dubbio, a meno che a dirlo non sia uno di quei giardinieri muscolosi che si vedono nei film o nelle serie tv (tipo John Rowland di Desperate Housewives per intenderci).
Nel giardinaggio c’è qualcosa di simile alla presunzione e al piacere della creazione: si può plasmare un pezzetto di terra come si vuole (…). Si può trasformare una piccola aiola, un paio di metri quadrati di nuda terra, in un mare di colori, in una delizia per gli occhi, in un angolo di paradiso.
Herman Hesse
La mia esperienza di aspirante giardiniera
Fiduciosa e sognante, armata di tronchesi, rastrelli, palette, sacchi di terra e vasi nuovi di zecca, ho affrontato la “sindrome da rientro” immergendomi letteralmente nel verde.
Per la buona riuscita del progetto di rendere accogliente il mio balcone mi sono affidata ad un presunto pollice verde ereditato da mia madre. E dico “presunto” non a caso. Perché finora le mie eventuali doti in materia si sono nascoste ben bene.
La prima impresa da affrontare è stata la scelta del tipo di arbusti da esterno per decorare il mio futuro angolo di paradiso casalingo. Tanto per capirci: esemplari di organismi vegetali capaci di resistere a temperature sotto lo zero.
Così per necessità e buon senso ho seguito i consigli e le direttive dell’esperto in loco e optato per una serie di piante poco colorate ma pare molto cazzute in inverno.
Con il mio carrello delle meraviglie sono rientrata a casa e appena messa a letto mia figlia, nonostante l’ora tarda, eccomi pronta ad iniziare l’opera.
48 ore, e altre tre visite a tre diversi garden center dopo (ovviamente mi sono presto accorta di non essere riuscita a prendere tutto ciò che mi serviva in un colpo solo) il mio balcone ha finalmente preso vita. Regalandomi un’effettiva sensazione di benessere a conferma del teorema iniziale secondo cui: curare le piante fa bene alla mente e al cuore! Per scrupolo sono salita sulla bilancia per capire se magari aveva fatto bene alla linea. Ma no, confermo. Da quel punto di vista nessun effetto benefico, purtroppo.
Quanto dureranno, nel mio caso, sia il benessere che le piante, solo il rigido inverno elvetico potrà dirmelo.
L’ortoterapia e i suoi effetti benefici
Sull’onda dell’entusiasmo mi sono documentata e ho scoperto che per tutto questo esiste un nome: l’ortoterapia! Con la sua versione casalinga si possono ottenere buoni risultati, ad esempio, su depressione e ansia. Prendersi cura quotidianamente anche solo di pochi vasi sul davanzale della finestra, sul balcone o sul terrazzo mette in moto tanti muscoli dell’organismo, rallenta il battito cardiaco, ossigena il cervello ma soprattutto libera la mente dai pensieri negativi.
Innaffiare, sporcarsi le mani di terra, toccare le foglie più belle e staccare quelle secche. Sono tutte attività che possono rivelarsi un vero e proprio toccasana per lo spirito.
Non ho mai avuto così tante buone idee, giorno dopo giorno, come quando ho lavorato in giardino.
John Erskine
L’ortoterapia vera e propria è nata negli Stati Uniti a cavallo degli anni ‘70, ’80 grazie all’intuizione di Roger Ulrich. Il professore notò come i pazienti in cura presso un ospedale della Pennsylvania guarivano più rapidamente se la stanza in cui erano ricoverati era esposta sul grande giardino della clinica. Ulrich capì così che un giardino armonico e ben curato poteva lenire un po’ il dolore e favorire a livello psicologico il processo di guarigione. A confermarlo diversi studi ed esperimenti successivi su giovani, anziani, disabili e pazienti psichici. Chi si prendeva cura di un orto aumentava l’autostima personale e la capacità di lavorare sia in autonomia e in gruppo.
La American Horticultural Therapy Association, un’associazione che attualmente negli Usa si occupa di ortoterapia, promuove questa tecnica alternativa per tutte le persone ansiose e depresse, affiancandola alle normali terapie mediche.
Uno studio scientifico, pubblicato sul Journal of Public Health e condotto dall’Università di Westminster ed Essex, ha dimostrato che curare le piante anche solo per 30 minuti a settimana riduce il rischio di depressione. Il gardening infatti, secondo gli esperti, aumenta l’autostima, allontana i brutti pensieri e rappresenta un ottimo modo per socializzare. L’attività ripetitiva e l’elemento natura riducono poi i livelli di cortisolo (l’ormone dello stress) fungendo da anti-stress naturale.
Molti reparti geriatrici utilizzano la coltivazione di un orto come terapia per mantenere il cervello allenato. Per i bambini, invece, è un’attività che favorisce la concentrazione, la memoria, responsabilizza e insegna ad avere pazienza.
Un hobby, quindi, dai svariati benefici, per grandi e piccini! A pensarci bene avrei dovuto includerlo nella lista dei consigli utili per affrontare e superare la “sindrome da rientro” (leggi Malinconia di fine estate non ti temo).
Insomma…vuoi vedere che il talento di mia madre non è andato perduto?