Leggere come una farfalla… potenti come un uragano
La voglia di farcela, parlare e reagire anche quando un peso enorme sembra schiacciarle: sono le ragazze DCA di Maruska Albertazzi. Sono leggere come una farfalla e potenti come un uragano.
DCA, una sigla per accomunare silenzi, vergogna e turbamenti. Sono i disturbi del comportamento alimentare, subdoli, pericolosi e letali. Solo in Italia oltre tre milioni di persone ne soffrono e circa 2,3 milioni sono adolescenti. E purtroppo, per questi ultimi, l’anoressia è la prima causa di morte tra le malattie psichiatriche e la seconda, in generale, dopo gli incidenti automobilistici.
Maruska Albertazzi, mamma, giornalista, sceneggiatrice, autrice tv e regista, ha creato una rete di primo soccorso psicologico con i suoi profili social.
Con l’aiuto di specialisti, alzando il telefono e battendosi per chi non può farlo da sola. Ascoltando, consigliando e divulgando. Si è messa a disposizione.
Anoressia, bulimia e gli altri DCA non rallentano negli anni la loro corsa e anzi l’età in cui manifestano i primi sintomi è sempre più bassa. Ormai già a sette-otto anni bambine e bambini mostrano spie e avvisaglie comportamentali. “La difficoltà sta proprio nell’età, dato che quello è ancora il momento dei capricci, quindi per il genitore da una parte è problematico decifrare il rifiuto di mangiare dei propri figli, e dall’altra è anche pesante dover accettare la malattia del figlio“.
Non è il cibo il problema vero però. Non ci si ammala per essere più magre e più belle. Si vuole diventare più belle e più magre perché si ha un disagio e una sofferenza interiore. Quel dolore, in qualche modo, deve essere espresso, gridato, fatto notare.
L’idea dell’estrema magrezza delle modelle è anche il primo errore che si commette.”L’immagine dell’anoressica pelle e ossa è rassicurante, perché noi non siamo così e non lo sono nemmeno le nostre figlie o le nostre amiche. Quindi deduciamo che non siamo malate.”
È semplice far passare per una dieta salutare quella che è, a tutti gli effetti, un’ossessione, un disturbo mentale. “La maggior parte dei disturbi alimentari non si vede: si nascondono in corpi che ci appaiono naturalmente magri, di chi apparentemente si prende cura di se stessa. È molto facile confondere le acque ed essere in una sottile linea di confine. E molte sono malate senza nemmeno sapere di esserlo. In una società in cui la magrezza è esaltata come elemento di bellezza e salute, è sufficiente non mostrare un sottopeso grave per essere considerate normali“.
Bisogna capire che il dimagrimento è solo uno dei tanti segnali della malattia. Ciò a cui invece va dato immediatamente rilievo è il cambiamento caratteriale. Quando una ragazzina tende a isolarsi, a non voler vedere più nessuno, a rimanere a casa, rifiutando le attività che le piacevano, quello è il campanello d’allarme, in quel momento ci si deve rivolgere allo specialista.
Maruska Albertazzi ha parlato molto con queste ragazze, le ha conosciute su instagram, è entrata a far parte di un gruppo. Tante hanno profili anonimi e un’età tra i 14 e i 24 anni. Ha ascoltato le loro storie. E poi, quando queste anime fragili e forti hanno deciso di incontrarsi, lei si è unita a loro e, con l’aiuto di due operatori, ha filmato e raccontato questa riunione.
Quello che era un mero intento documentaristico, è diventato poesia, composta da contenuti umani non ordinari. Il girato verrà presentato nel mese di ottobre al Giffoni Film Festival, in una masterclass davanti a tantissimi ragazzini dai 13 ai 15 anni.
“E dopo il Giffoni voglio che circoli: ho appunto fissato un incontro al Policlinico Gemelli, il cui team di esperti già collabora con me. Ho usato un linguaggio spontaneo, emozionale e leggero perché parla di giovani e a loro è diretto, per questo vorrei mostrarlo anche nelle scuole e in tutti i luoghi di aggregazione giovanili, come anche le scuole di danza”.
Hangry Butterflies è il titolo del girato, un viaggio attraverso la fame e la rabbia. Perché chi è malato è hungry, affamato, ma anche angry, arrabbiato.
Hangry Butterflies
#larinascitadellefarfalle
Le ragazze che appaiono nel video dimostrano coraggio, ci hanno messo la faccia, non si sono tirate indietro, nonostante la loro ritrosia e il loro handicap si sono esposte e hanno dato prova di essere delle grandi persone, malgrado la loro giovane età.
“Da loro ho ricevuto molto, mi hanno permesso di chiudere un puzzle con la me adolescente, la Maruska anoressica. Loro sono come ero io alla loro età, solo che allora ancora non si parlava con consapevolezza del disturbo sotto soglia. Ho avuto spunti di riflessione e ne ho dati io a mia volta. Ho ricevuto affetto sincero. Tutto tra noi è reale, è condivisione vera e non di facciata“.
I DCA non sono prerogativa solo del genere femminile. Purtroppo è decisamente in aumento anche la percentuale maschile. “Anche se culturalmente è sul corpo femminile che tuttora si posa l’accento. La stessa Coco Chanel sosteneva che non si è mai troppo ricche, né troppo magre. E questo stereotipo ce lo portiamo dietro. Aggiungiamo i cambiamenti a livello biologico e le oscillazioni di peso, e possiamo ben intuire quanto la problematica dei disturbi alimentari sia legata a filo doppio all’essere donna“.
Maruska ha raccontato voci, storie e rinascite di queste bellissime farfalle che riescono a brillare pur nei loro tormenti mentali e che rivelano vite sorprendenti.
La loro è una rinascita interiore, un qualcosa dentro che cambia, uno sbattere di ali, leggero e lucente come una farfalla bianca. Che il suo destino è fragile come la forza
Ma dice che oggi vola ed è li la ricchezza (Farfalla Bianca – Ultimo)
Purtroppo però c’è chi non ce la fa, chi non rinasce e invece muore. “Il 20% arriva al suicidio. La patologia del disturbo alimentare è una malattia della mente e che si accompagna dunque spesso ad altre problematiche. A volte sono soggetti borderline, con una instabilità nelle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e dell’umore, con una marcata impulsività e difficoltà ad organizzare in modo coerente i propri pensieri. E alla fine possono giungere a gesti estremi. Un caso esemplare è stata Marilyn Monroe.“
“A parte i casi di suicidio, ci sono molte situazioni in cui sussiste un vero e proprio abbandono delle strutture: c’è chi compie viaggi della speranza da una regione all’altra. Può permetterselo però solo chi ha possibilità economiche, alle altre non resta che aspettare… E quando vengono rifiutati i ricoveri in ospedale può accadere, particolarmente nei casi di bulimia, che nelle lungaggini burocratiche, il cuore ceda”.
Dovrebbe provocare insurrezioni popolari il fatto che si lasci morire un malato perché si nega il ricovero. E invece, trattandosi di salute mentale e di disturbi alimentari non arrivano neanche notizie di questo tipo.
“C’è bisogno di una uniformità di trattamento, non è più possibile che in Toscana si segua un protocollo e nel Lazio un altro. Occorre non colpevolizzare chi è malato, con l’idea che dal disturbo alimentare si possa guarire con la semplice volontà. E’ quantomeno ingenuo sostenere che se non ti ristabilisci la colpa è tua e non della struttura che non ti ha aiutata”.
Andrebbero abbracciate queste ragazze e non incolpate.
Maruska conosce bene la malattia, lei alla guarigione è arrivata da sola, attraverso una risalita lenta, e sa quanto sia difficile. Anche per questo è riuscita ad attuare una rete social e instaurare un rapporto così stretto e di fiducia. E’ diventata una sorella maggiore, o una zia, che non giudica ma conosce e comprende realmente ciò che provano le ragazze.
E’ riuscita a creare qualcosa di importante e necessario. Una partecipazione e un aiuto che va contro i pregiudizi, la poca informazione, i luoghi comuni e le false convinzioni.
Per arrivare a produrre grandi modifiche nel comportamento a lungo termine, si parte sempre da piccole variazioni delle condizioni attuali. Maruska Albertazzi e le sue giovanissime farfalle lo sanno. Con il loro effettivo movimento coinvolgono sempre di più l’ambiente circostante, in un travolgente effetto farfalla.
Devi cambiare il mondo
e utilizzerai questa opportunità per essere ascoltato, è il momento giusto (Butterflies And Hurricanes – Muse)