Voglia della mia estate
L’estate, per chi è cresciuto in Calabria o in altre regioni del sud, è la stagione per eccellenza.
È quella stagione che indossi e senti iniziare già ad aprile in cui i lidi sgranchiscono le braccia e iniziano a vestirsi di nuovo. I negozi dì souvenir inondano le strade di gonfiabili di tendenza e bikini di moda. I locali si allargano con i tavolini fino a rendere pedonali anche le superstrade.
Perché c’è voglia di movida, di far tardi la sera, di dare la possibilità alla gente di conviviare, condividere, consumare.
L’estate deve essere consumata nel vero senso della parola. Le località che ho sempre frequentato si vestono a festa, i residence chiusi d’inverno prendono colore, le piscine sono pronte a fare da contrasto con quell’azzurro al verde che le circonda e tutto sembra pronto per quel caos assurdo che vuol dire raddoppiare gli abitanti; la fila nei ristoranti, il traffico al centro, e sul lungomare ci sono alcuni punti di ingorgo. Il muretto che ci aspetta quasi fosse prenotato come un tavolo in un privè o il cornetto di fine serata o, meglio dire, dell’inizio di un giorno nuovo.
Il Coronavirus quest’anno ci ha tolto tanto, la mia estate non sarà come le altre, anche se solitamente organizzo una meta diversa, il ritorno nei luoghi del cuore in cui sono cresciuta e dove c’è parte della mia famiglia lo faccio sempre.
La comitiva che attende tutto l’anno per unirsi aspettando gli amici lontani, stavolta non verranno, loro che percorrono l’Italia, attraversano tante spiagge ma proprio in questo mare vogliono tornare.
Che bella l’organizzazione nel gruppo whatsapp, in cui ci si informa delle ferie dell’altro sperando di incastrare le vacanze e del countdown attivato virtualmente che già ti fa sentire profumi e sapori.
Gli arrivi, la prima sera che ti incontri e che da lontano senti urlare: calabriaaaaa! E tu devi rispondere: milanoooooo!
Come uno dei più bei rituali inserisci modalità “on” a quell’estate fatta di semplicità che a noi piace così, un invito a cena dal boss della grigliata e consorte, che anche se siamo in tanti o pochi lei cucinerà comunque per un esercito. Le solite passeggiate in cui Lello e Sam avranno sempre un bicchiere in mano, o le indimenticabili serate in spiaggia a ballare a piedi nudi o meglio un falò privato tutto per noi con bagno di mezzanotte, quanti ricordi.
Siam cresciuti, ci siamo sposati, chi si è riprodotto già più volte e chi resterà per sempre l’animo d’argento vivo del gruppo, quello che darà lo scossone ad ogni serata.
Ormai siamo raddoppiati di numero e c’è chi ce lo siam perso per strada, chi se n’è andato ancora prima di fare numero ma i “soliti noti” resteranno per sempre, troppi anni di curriculum da comitiva, troppi anni di amicizie nate tra i banchi che nessuna campanella ne suonerà la fine.
Le cene delle rimpatriate, delle amiche che si fanno chilometri e attraversano paesi pur di un abbraccio e le cene con tavolate lunghe, infinite come le portate; ovviamente il solito locale di fiducia, che quando vede sederci sa già che si sentirà la presenza di quel tavolo, povero il cameriere che ci servirà.
I post serata fatta di drink per alcuni che non vogliono smettere e di peccati di gola al solito “cornettaro” che si sogna durante l’anno, quello che due brioches riempiono un cartone di pizza e non riesci mai a finirla.
Di quelle sere che sono vizi e solite routine di cui non ci si annoia perché ci sono risate sempre nuove e quanto pare anche nuovi bimbi. Dopo anni tutto è diventato un’abitudine come cantava Ligabue in “certe notti” – quelle notti son proprio quel vizio, che non voglio smettere, smettere, mai…
La mia estate quest’anno, come forse quella di tanti, non sarà uguale, cercherò di godermela comunque, come quando esci a cena fuori e vedi ancora il sole e rimani a osservare quel tramonto così simile ma sempre diverso dal giorno prima.
L’estate è una gioia a tempo determinato, assaporata lenta, come un gelato, devi sbrigarti a gustartelo perché si scioglierà, ma allo stesso tempo non troppo in fretta perché non finisca molto presto.
L’estate ognuno l’immagina come vuole, la vive e la consuma come desidera.
Perché l’estate per ognuno è diversa, con le proprie abitudini e ci piace così.
C’è chi come noi la sente addosso come un vestito ed è proprio personale come un abito. Ci sarà il signore in spiaggia che indosserà la sua mini mutanda bianca per mettere in mostra il fisico e forse anche l’anima, e quello che forse rimarrà in maglietta sotto l’ombrellone, chi si porterà il pranzo di Pasqua come spuntino e chi andrà a comprare anche la bottiglia d’acqua, chi occuperà 3 ombrelloni e avrà portato sedie e tavolo per tornei di carte e chi andrà solitario con cuffiette e asciugamano. L’estate è bella così, strana e personale come l’abbronzatura, per ognuno è diversa. Quest’anno sarà insolita ma nessun virus ci impedirà di viverla, anche diversamente, ma di goderla comunque appieno. Tutto questo forse per dare più valore a quel scontato che forse tanto scontato non era.
Come un turno a monopoli forse quest’anno staremo fermi un giro ma l’anno prossimo avremo più voglia di prima di giocare nuovamente e vivere la nostra estate.