Inclusive fashion: la moda che ci piace
C’era una volta la taglia 38, c’erano corpi privi di ogni forma che sfilavano sulle passerelle più famose del mondo. Volti inespressivi, quasi malinconici, di giovanissime ragazze spente e con lo sguardo perso nel vuoto. Corpi simili a fuscelli, tanto delicati e quasi trasparenti da non sembrare neanche veri. Guance di porcellana, pelli così lisce da assomigliare a quelle delle bambole, figure così statuarie da incutere quasi timore. Poi qualcosa è cambiato. Finalmente.
In una società sempre più segnata dalla paura di ciò che è diverso, la moda propone nuovi canoni di bellezza e ridisegna le regole estetiche femminili. Inclusione è la nuova parola d’ordine. Una rivoluzione non da poco, che ci ha permesso di apprezzare top model di tutte le origini ed etnie, taglia small ma anche oversize, eterosessuali e trans, giovani e anziane, portatrici di handicap e normodotate. Ciò che fino a ieri era diverso oggi non lo è più. Una boccata d’ossigeno per tutte quelle ragazze e donne in lotta perenne con il loro corpo e la loro immagine, che hanno finalmente smesso di sentirsi sbagliate o almeno hanno iniziato a provarci.
Winnie Harlow da piccola veniva chiamata “mucca” per la sua vitiligine. Oggi mostra orgogliosa il suo volto ed è una delle modelle più gettonate al mondo. Ashley Graham pesa 91 chilogrammi ed ha rivelato di aver cominciato ad essere felice, quando ha smesso di stare perennemente a dieta (e sulla bilancia). Valentina Sampaio è la prima top model transgender, scelta per la copertina di un famosissimo magazine. Sorridenti e senza pudori, orgogliose di quelli che gli altri chiamano “difetti” e che oggi sono diventati i loro punti di forza: un faro che si accende per tutte le donne, la prova provata che cambiare è possibile. Basta volerlo.