Acqua di nulla

Le gocce scivolavano lente sul vetro, tracciando percorsi effimeri prima di sparire nel nulla. Lui le osservava, ipnotizzato, il respiro sospeso. Era notte, fuori il cielo piangeva senza sosta, e l’acqua si faceva spazio, insinuandosi nelle crepe del mondo. Ogni goccia sembrava raccontare una storia, un cammino mai completato.
Si voltò verso il lavandino. L’acqua scorreva sottile, un filo liquido che cadeva senza fine, divorato dallo scarico. Guardò il suo riflesso incerto, frantumato dai cerchi concentrici che danzavano nella porcellana bagnata. I suoi occhi sembravano liquidi anche loro, due specchi d’acqua pronti a fondersi nel flusso. Poi si voltò ancora, e la vide colare dai muri, sgorgare dal soffitto, raccogliersi ai suoi piedi. Il pavimento tremò, e divenne onda.
Si lasciò trasportare. Il mondo si dissolse intorno a lui, gli oggetti si sfaldavano in rivoli d’acqua, le pareti si sgretolavano in pioggia. Le sue mani si fecero trasparenti, le dita sfumarono in filamenti di umidità. Anche lui si sentì cedere. Era acqua. Lo erano le sue ossa, i suoi pensieri, la sua voce. Il battito nel petto era un’eco distante, un risucchio di corrente. Si mescolò alla pioggia, scivolò lungo le pareti, filtrò nelle crepe del pavimento, evaporò nell’aria rarefatta.
Si sentì espandere, fluire in ogni direzione. L’acqua cercava sempre una strada, anche lui. Si fuse con le nuvole, si raccolse nei fiumi, tornò alla terra e ne fu risucchiato. Divenne pioggia, mare, nebbia, fino a che il ciclo si interruppe. Il vento spazzò via l’ultimo riflesso d’umidità. Il mondo si ritrasse, si prosciugò fino a diventare un deserto assetato.
Non restava nulla dell’acqua, nulla dell’uomo. Solo polvere secca e silenzio. Come se nulla fosse mai esistito.
Gabriele Ziantoni #DisperatamenteMalinconico
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