Un baobab nella mia vasca da bagno
C’è una pianta nella mia vasca da bagno. Un albero vero, anche se in miniatura. L’ho comprato a un mercatino perché somigliava tanto al baobab de “Il piccolo principe”.
In realtà a me quel libro non ha mai fatto impazzire: piaceva tanto a mia madre, però. Abbastanza da che me lo regalasse sotto varie forme e traduzioni quasi ogni Natale. Ne ho persino un’edizione in piemontese. Io il piemontese non lo so però ormai conosco quel libro letteralmente a memoria, per cui lavoro di fantasia. Non ho mai avuto il coraggio di dire a mia madre che la mia idea sul piccolo principe era che speravo che un asteroide lo colpisse sulla testa prima della fine del secondo capitolo. Ne sarebbe morta. Invece è morta tre anni fa per una grave malattia renale e mi ha lasciato in eredità una nostalgia impietosa e un dolore che per mesi solo Saint-Exupéry riusciva a calmare. Quindi ho comprato un’edizione che si illumina al buio e una Boule de Neige con una volpe rossa che ha tutta l’aria di chiedersi cha cavolo ci faccia intrappolata lì dentro. E quest’anno ho comprato il baobab. Mi sono spinta davvero oltre, considerati i miei precedenti botanici. E’ un baobab nano impiantato in una palla di muschio (o così pare), che sembra l’asteroide B612.
Il baobab nella vasca
Fatto sta che l’ho portato a casa e subito ho cominciato a seguire le istruzioni di Tara (è lei che li fa) su come manutenerlo. Niente da fare. Seccava. Non vi dico la frustrazione. Eppure stavolta avevo fatto tutto per benino, non come quando mia madre era in ospedale e io, in un eccesso di zelo, ho continuato ad andare a casa sua a bagnare una pianta finta finché il vaso che la conteneva non è strabordato.
L’altra settimana, comunque, ho tolto l’albero dal mio comodino (vicino alla finestra, lontano dal termosifone e in piena luce, che cavolo!) e l’ho poggiato dentro la vasca da bagno (luogo piuttosto angusto, umido e mal illuminato) perché dovevo dare una spolverata. Il fatto è che me lo sono dimenticato. Sarà che ultimamente faccio la doccia nell’altro bagno.
E quello che fa? Rinverdisce. E’ felice. Ha trovato il suo posto nel mondo. In barba a chiunque gli avesse detto che sarebbe stato meglio che crescesse da un’altra parte.
C’è voluto il mio albero in miniatura a farmi capire che tutte quelle litigate con mia madre per affermare me stessa, erano state una perdita di tempo. E che per amarla non sarebbe stato necessario fingere di amare anche tutto quello che piaceva a lei (cosa che, onestamente, non ho fatto mai). Fatto sta che per la prima volta osservo la mia vasca da bagno e penso che quel piccolo albero in miniatura ha trovato il suo posto nel mondo a modo suo e mi ritrovo a capire che guardarsi con gli occhi di qualcun altro è come leggere in eterno un libro che non ti piace. Ho 154 piccoli principi diversi. Contattatemi per una copia regalo.