Le luminare di Natale

Le luminare di Natale

Diciamocelo, una delle cose che ci piace di più in questo periodo sono le luminarie di Natale.

Le luci di Natale che abbelliscono le nostre città hanno una storia molto antica. Pensiamo solo che le prime di cui abbiamo memoria erano fatte con le lampade ad olio o con le candele di cera.

Le origini sono molto antiche. Infatti risalgono al XVII secolo, quando per festeggiare il Natale si utilizzavano fonti di luce per dare un senso di allegria e calore nelle case e per le vie della città.

Ma come erano le prime luminarie di Natale? Allora, iniziamo con il dire che venivano chiamate “parature”. Ovvero, pali in legno sui quali venivano appesi bicchieri contenenti dell’olio con uno stoppino, oppure candele.

In quei secoli, questi ornamenti seguivano, addirittura, i disegni forniti da artisti come Michelangelo, Bernini, Fontana e Pietro da Cortona. E insieme a filosofi e letterati del calibro di Sforza Pallavicino e Tesauro, guidavano le celebrazioni cittadine, portando allegria alle persone provate dalla povertà.

Quindi, nobili, religiosi e borghesi partecipavano attivamente a questa tradizione.

La svolta principale c’è stata con l’invenzione della lampadina, quando tutto è diventato più semplice. Da lì in poi, infatti, ci si è sbizzarriti, fino a diventare un vero e proprio patrimonio artistico. Trova le sue radici nella tradizione barocca delle città del Sud Italia.

Da sempre le luci rappresentano, per la religione cattolica, la spiritualità. Si è sempre legato alle luci, candele o torce la simbologia legata a Dio o alla nascita prima e alla resurrezione poi di Cristo.

Sono sempre state un simbolo religioso che nascono nell’ambito della celebrazione dei Santi. Ma è negli anni ’30 che c’è una vera e propria evoluzione delle luminarie di Natale che iniziano a prendere le sembianze di quelle che ancora oggi troviamo nelle nostre città.

Ed è nelle città del sud che si fanno ancor prima strada, partendo dalle feste patronali, molto sentite in quelle zone, per poi farle diventare parte integrante del Natale.

In Italia le più famose sono senza dubbio quelle salentine e quelle di Caserta.

A Lecce, persino il rinomato maestro Zimbalo, cui la Basilica di Santa Croce e il Duomo devono l`impronta barocca, contribuì alla creazione delle luminarie.

Non si tratta di semplici decorazioni. Ma di architetture ricercate che creano corone, altari, troni, archi e cupole che sono invidiate in tutto il mondo.

Ma anche nel mondo, tra Stati Uniti, Giappone, Qatar e Russia, assistiamo a delle vere e proprie opere d’arte.

Il Natale rimane per molti, la festa per eccellenza, quella che ci riunisce intorno ad un albero decorato e illuminato e ci riporta indietro nel tempo rievocando tradizioni e antichi rituali.

Quindi godiamoci le luci di Natale tra le vie delle nostre città.

#ostinatamenteottimista

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Laura Cardilli

Laureata in Sociologia, indirizzo Comunicazione e Mass media, da sempre mette al centro della sua vita proprio la comunicazione sotto tutti i suoi aspetti. Durante l’università prende il tesserino da giornalista pubblicista collaborando con due giornali romani, per molti anni solo la carta stampata le regala la gioia della professione di giornalista, poi, grazie ad un laboratorio di comunicazione incontra quella che per molti anni è stata la sua grande passione, la radio, per diversi anni ne è stata redattrice e anche speaker. La prima formazione è stata quella sportiva, calcio e tennis soprattutto, ma poi soprattutto attualità è stata autrice anche di alcune sue rubriche. Per molti anni abbandona le scene del giornalismo e lavora per una grande azienda italiana sempre nella comunicazione esterna. All’attivo ha la pubblicazione di un suo libro “L’eterna rincorsa” e la pubblicazione di qualche poesia. Appassionata di social media si definisce un’ironia e sarcastica…non sempre compresa. Dopo un po’ di tempo e tanta mancanza decide di riprendere a scrivere per Distanti ma unite. Il suo hashtag è #ostinatamenteottimista perché sostiene che niente e nessuno potrà farle vedere quel mezzo bicchiere vuoto.

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