Anna Magnani. L’Icona Italiana che ha illuminato il cinema
Un talento innato. Una personalità misteriosa, genuina, sensibile e intelligente. Un mito ancora oggi apprezzato in tutto il mondo. Protagonista di capolavori del cinema italiano come “Roma città aperta”. Prima donna non di lingua inglese ad aver vinto un Oscar, come miglior attrice protagonista. Regina incontrastata del neorealismo. Questo è il mondo straordinario di Anna Magnani. Chiamata affettuosamente Nannarella. Un’icona italiana che ha illuminato il cinema mondiale. Una delle figure femminili più emblematiche del XX secolo.
Anna Magnani nasce il 7 marzo 1908 a Roma. Marina, sua madre, appena diciottenne alla nascita di Anna, presto si trasferisce in Egitto sposando un ricco uomo austriaco e lasciando la bambina alla nonna. Si rivedranno mamma e figlia molti anni dopo, la prima volta quando Anna aveva nove anni, la seconda all’età di quindici anni in Egitto.
Cresciuta a Roma, vicino al Campidoglio, in una modesta famiglia, vive con la nonna e le cinque zie, Dora, Maria, Olga, Rina, Italia e lo zio Romano. Affronta fin da giovane gli ostacoli della vita, ma sempre coltivando una passione ardente per la recitazione.
Talento naturale ma non improvvisato, Anna frequenta il liceo, studia otto anni il pianoforte al conservatorio di Santa Cecilia e due anni alla Scuola d’Arte Drammatica “Eleonora Duse” sfociata poi nell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica, intitolata oggi a Silvio d’Amico. Al saggio del secondo anno viene notata da Dario Niccodemi, l’autore italiano più rappresentato negli anni Venti, che le propone di entrare nella sua Compagnia per sei mesi alla paga giornaliera di 25 lire.
Mentre sperimenta varie forme di teatro, Anna affina quel suo meraviglioso talento naturale. Calca prima i teatri di provincia. Poi, nonostante le difficoltà iniziali, la sua forza interiore e il suo impegno la portano a Roma.
il 3 ottobre 1935 Anna sposa il regista Goffredo Alessandrini, con cui nel 1936 gira Cavalleria e dal quale si separerà nel 1940. Una relazione turbolenta questa con Alessandrini, terminata con la storia d’amore che Anna intraprende con l’attore Massimo Serato. I due avranno anche un figlio, Luca, in omaggio a Luchino Visconti. Il padre del ragazzo però, quando viene a sapere che Nannarella è incinta si allontana, non riconoscerà quel figlio, lasciando Anna da sola a crescerlo. Lo riconoscerà invece proprio Alessandrini, verso cui Anna conserverà una stima che andava al di là dell’amore.
Luca cresce senza padre e deve pure affrontare una malattia che lo colpisce all’età di quattro anni quando gli viene diagnosticata la poliomielite. Anna Magnani allora, per garantirgli le cure migliori, lo manda a vivere in Svizzera.
Oggi Luca è un architetto affermato che ha preferito non seguire le orme della mamma, stando lontano dal mondo dello spettacolo.
Il 10 giugno 1940 l’Italia entra in guerra a fianco della Germania e in alcune parti d’Italia cominciano i bombardamenti.
Le Compagnie di prosa e di rivista vanno in grande difficoltà.
Anna Magnani nel 1941 ha però la fortunata occasione offertale da Vittorio De Sica, al suo terzo film, di interpretare la parte di una canzonettista in Teresa Venerdì, suo primo ruolo cinematografico di un certo spessore, che le guadagna l’attenzione della critica cinematografica. Col suo temperamento vulcanico riesce a rubare quasi sempre la scena anche a De Sica.
Come si fa a definire il suo fascino? Non era bella, spesso cupa come il suo cane lupo color dell’ebano. Aveva sempre le occhiaie, un colorito terreo e i capelli neri come non si può immaginare, della consistenza di una matassa di seta pesante. Le gambe erano magre e leggermente storte, era piccolina e forte di fianchi. Aveva un décolleté splendido, come pure lo erano le mani e i piedi. Dovunque entrasse e in scena, non guardavi altri che lei.
Suso Cecchi D’Amico, sceneggiatrice di molti suoi film e amica di Anna Magnani
La stagione 1941-42 vede l’inizio della felice collaborazione tra Anna e Totò. Ai loro spettacoli, il pubblico va in delirio. Sono trainanti. Al punto che potrebbero anche creare un loro partito! Il sodalizio si scioglie prorio alla nascita di Luca, il figlio di Anna, il 23 ottobre del 1942.
E’ il 1943 quando Anna Magnani gira a Roma ben cinque film variando dalla donna di vita alla maniaca d’opera lirica e alla celebre attrice di varietà. In nessuno è protagonista.
Ai primi di luglio l’esercito americano sbarca in Sicilia.
Il 19 dello stesso mese Roma subisce un feroce bombardamento.
Arrivano l’8 settembre e l’armistizio. La nazione è divisa in due. In due terzi d’Italia s’insediano i tedeschi, che cominciano l’opera di smantellamento degli stabilimenti cinematografici, sia pubblici che privati. Quello che si riesce a salvare viene trasferito a Venezia, per riprendere là una normale attività.
La guerra, spietata sotto ogni punto di vista, ha interrotto la tradizione delle Compagnie di giro e gli attori adesso vengono scritturati su piazza per brevi periodi.
Negli ultimi mesi dell’occupazione tedesca di Roma, Anna Magnani torna a lavorare con Totò.
Il 1945 fu un giro di boa importante per lei.
Al primo Festival Internazionale del Cinematografo, del Teatro e della Musica diretto da Guido Salvini il 24 settembre, viene proiettato per la prima volta Roma città aperta di Roberto Rossellini, ispirato alla storie vere di Teresa Gullace, uccisa da soldati tedeschi durante l’occupazione di Roma mentre tentava di parlare al marito preso prigioniero, e di don Luigi Morosini, torturato e ucciso dai nazisti perché in contatto con la Resistenza. Una narrazione potente che cattura e inchioda.
Il film è presentato fuori concorso nel 1946 al Festival di Cannes, dove Anna vince il Nastro d’argento come migliore attrice non protagonista.
Il suo urlo finale ispira a Pier Paolo Pasolini questi versi:
Quasi emblema, in noi l’urlo della Magnani
sotto le ciocche disordinatamente assolute,
rinnova nelle disperate panoramiche,
e nelle occhiate vive e mute
si addensa il senso della tragedia
Purtroppo la critica italiana non coglie subito l’importanza di Roma, città aperta, che invece fa presto il giro del mondo, tranne che in Germania e in Spagna.
Tra i vari riconoscimenti, si porta a casa anche il Premio Oscar . Come Miglior Film Straniero nel 1947, facendo di Anna Magnani una star internazionale.
A segnare una svolta nella carriera di Anna è l’incontro con Roberto Rossellini.
Anna Magnani diviene l’icona del neorealismo. E la storia del cinema cambia radicalmente.
E’ al termine di Roma Città aperta, che scoppia l’idillio amoroso tra attrice e regista. Un legame il loro, molto litigioso sia in pubblico che in privato, probabilmente per il carattere impossibile, passionale ed estremo di Anna.
Dopo Roma città aperta Anna Magnani è l’attrice più contesa dai registi cinematografici.
Nel 1947 è protagonista dell’Onorevole Angelina. Sceneggiatura a firma di Suso Cecchi d’Amico, Pietro Tellini e Luigi Zampa. Per la sua interpretazione riceve al Festival di Venezia il Nastro d’Argento e la Coppa Volpi come migliore protagonista.
Arriva il 1948 con L’amore di Roberto Rossellini. Un “omaggio alla grande arte di Anna Magnani”, si legge nei titoli di testa, composto da due episodi. Il soggetto del secondo, Il miracolo, è di Federico Fellini. Il film nell’agosto viene presentato al Festival di Venezia. Inevitabile Nastro d’argento. Per lei si parla addirittura di eccesso di bravura.
Nel frattempo il rapporto sentimentale con Rossellini, dopo tre anni, diventa sempre più burrascoso. Nella vita di lui entra Ingrid Bergman, che sposerà nel 1950.
Anna Magnani s’impegna in Camicie rosse, regista il marito Alessandrini dal quale si separerà legalmente poco dopo, prendendo, in seguito, la cittadinanza di San Marino per poter divorziare.
E’ il 1951 e Luchino Visconti la dirige in Bellissima. Il soggetto, di Cesare Zavattini, è praticamente pensato per lei.
La Magnani ha una recitazione piena d’istinto popolare, che non ha niente a che fare con il teatro di mestiere. Sa mettersi al livello degli altri, e in un certo modo sa portare gli altri al suo.
Luchino Visconti
Bellissima è presentato quello stesso anno a New York, e con un’accoglienza eccezionale.
Tennessee Williams, affascinato da Anna, spera che possa interpretare al cinema la sua commedia La rosa tatuata. Così è. Il film esce nel 1955. Anna riempie lo schermo con i suoi sguardi e soprattutto con i suoi silenzi, arrivando ad oscurare Burt Lancaster.
Alla pellicola vengono assegnati tre Oscar.
Miglior fotografia. Miglior scenografia. E miglior attrice protagonista. E’ il 21 marzo 1956, Anna Magnani vince così l’ambita statuetta per la sua interpretazione di Serafina Delle Rose. È la prima attrice italiana nella storia degli Academy Awards a conquistare la statuetta e la prima in assoluto di madrelingua non inglese.
Anna non si ferma.
Si aggiudica anche il Golden Globe e il premio BAFTA dell’Accademia Britannica del cinema, quale migliore attrice straniera.
L’anno seguente Los Angeles le dedica la famosa stella di Hollywood, con il suo nome.
Inarrestabile Anna.
Il Festival di Venezia le tributa un altro Nastro d’argento per il film di Mario Camerini, Suor Letizia.
Tutti la vogliono.
Interpreta Selvaggio è il vento, regia di George Cukor. Con lei ci sono Antony Quinn e Antony Franciosa. Il film non ottiene un grande successo, eppure per l’icona italiana arrivano una nomination all’Oscar, il BAFTA Film Award, il Davide di Donatello e l’Orso d’Argento a Berlino.
Nel 1959 Anna gira il suo terzo film americano, Pelle di serpente di Sidney Lumet, con Marlon Brando, fresco vincitore dell’Oscar come miglior attore protagonista per Il fronte del porto di Elia Kazan, e Joanne Woodward altro Oscar come miglior attrice.
Pelle di serpente non è il miglior film di Sidney Lumet ma la sequenza in cui lei gli descrive la propria confetteria resta un pezzo di vera bravura.
Dopo la notorietà americana il cachet di Anna sale alle stelle.
Il Cinema è cambiato.
E a lei continuano a proporre personaggi che non sono “creature umane” ma “caricature, pupazzi imbecilli”, come li definisce lei stessa.
Tramonta il progetto di fare un film con Rossellini, però riesce a convincere il produttore Alfredo Bini a farla lavorare con Pier Paolo Pasolini.
Le riprese di Mamma Roma iniziano il 9 aprile 1962, con il set invaso dai fotografi.
La sceneggiatura è rigorosissima, Pasolini continua ad indicarle toni e sfumature delle sue battute, e lei non si trova con il suo metodo di lavoro, che non le consente di recitare una scena per intero.
Mamma Roma al Festival di Venezia prende il premio della FICC, Federazione italiana dei Circoli del Cinema, ma non ottiene il consenso della critica ufficiale.
Arriva dopo più di dieci anni, il momento per Anna di rimettere piede su un palcoscenico.
Diretta da Franco Zeffirelli interpreta La Lupa di Giovanni Verga.
La prima avviene al Teatro della Pergola di Firenze il 24 maggio 1965.
Accanto ad una superlativa Anna Magnani recita Osvaldo Ruggeri, Nanni Lasca, di 20 anni più giovane che diventerà il suo ultimo amore conosciuto.
La Lupa è un trionfo. Applausi oltre ogni immaginazione.
Per Zeffirelli “Anna è un caso unico che conforta il teatro italiano”.
E’ del ’72 l’ultima apparizione di Anna sul grande schermo, nel film di Federico Fellini, Roma.
Pochi secondi di pellicola in cui lei è ritratta melanconica per le strade della capitale notturna. Parla con il regista andando verso il portone di casa sua, si gira e lo guarda. Chiude il portone ed esclama “Nun me fido“.
Il film esce a marzo.
Il 26 settembre Anna Magnani muore.
Nella clinica Mater Dei dove è stata operata per un tumore al pancreas. All’età di 65 anni. Fino alla fine assistita da Luca, suo unico figlio, e da Roberto Rossellini, che si è occupato del funerale, celebrato nella chiesa di Santa Maria Sopra Minerva.
Dopo una prima sepoltura al Verano, il cimitero monumentale di Roma, per volontà del figlio Luca dal 1988 la grande attrice riposa nella cappella di famiglia del piccolo cimitero di San Felice Circeo, non lontano dalla sua villa sul mare.
Anna Magnani non è stata solo la brillante attrice che conosciamo dai suoi film. Anna Magnani è stata prima di tutto Anna.
La sua bellezza interiore ha trasformato la sua arte in qualcosa di veramente unico. Votata al teatro e adorata dal cinema. Ha messo cuore e anima in ogni interretazione.
La sua forza, la magnificenza dei suoi istinti, la sua autenticità e la capacità di trasmettere emozioni straordinarie sullo schermo sono diventate la sua firma distintiva. Ogni sua performance è stata un tributo al suo impegno per l’arte.
Nonostante le sfide e gli ostacoli, è diventata un’icona, dimostrando che anche nelle circostanze più difficili può emergere una stella luminosa.
E di sfide ne ha dovute affronatare parecchie, anche quelle collegate al suo aspetto fisico.
Oggi a scuola ho visto una ragazza. È bravissima, un vero talento, ma non riesco a prenderla sul serio perché è uno sgorbietto, somiglia pari pari al patriarca di Gerusalemme.
Silvio d’Amico parlando al figlio Lele
Ma dove vuoi andare con quel naso?
Mario Soldati
E’ stata e continua ad essere una delle più grandi attrici di tutti i tempi. Testimone eccelsa di passione, dedizione e autenticità.
Anche quando molti dubitavano di lei, del suo lavoro e del suo talento, Anna ha confutato le previsioni, e tutti si sono ritrovati a plaudirla mentre ascendeva a vette sempre più alte. Qualcuno potrebbe non averla notata mentre saliva, ma è arrivata trionfalmente!
Anna Magnani è stata una figura moderna e controcorrente, fuori dall’ordinario del suo tempo. Una donna ribelle, in antitesi ai canoni dell’epoca, ha sfidato convenzioni e aspettative, sia nel cinema che nel teatro, rappresentando una voce forte per le donne. Il suo coraggio è stato evidente persino nella sua vita personale, ad esempio decidendo nel 1942 di avere un figlio da un uomo otto anni più giovane di lei. Era il 1942!
Non si è mai truccata né vestita secondo le mode del tempo. Non ha avuto dietro le spalle un produttore. Ha avuto è vero una storia controversa con un grande regista.
Una creatura profondamente indipendente, una donna posseduta da una vitalità straordinaria e una feroce autodeterminazione. Per molto tempo, è stata limitata al ruolo dell’iconica madre nella celebre scena di Roma città aperta, ricordandola per quell’urlo memorabile.
Non è stata una figura da santificare per carità, ma la sua innata propensione a sfidare le regole imposte dagli altri e a seguire solo se stessa era straordinaria per l’epoca, ribelle e non facile da accettare.
Lei era questa.
Anna era posseduta da un’ironia acuta e tagliente, tipica di Petrolini, e portava con sé l’anima romana di Belli, sebbene in una forma più austera e raffinata, lontana dall’immagine bonacciona.
La sua personalità incarnava un sublime intreccio tra cultura alta e bassa. Se c’era un’anarchica autentica, quella persona era Anna Magnani. Possedeva una forza caratteriale rara da trovare ai giorni nostri.
Nel corso della sua eccezionale carriera, Anna ha ricevuto numerosi premi, ma il suo vero successo risiedeva nell’occupare un posto speciale nei cuori di coloro che l’hanno ammirata e che ancora oggi la guardano e si emozionano grazie a lei.
Il 26 settembre segnerà il mezzo secolo dalla sua scomparsa, eppure in questi cinquant’anni il suo spirito appassionato non ha mai smesso di ispirare e incantare.
Anna Magnani è stata un’anticipatrice dei tempi, non solo nel cinema.
La sua vita è stata monumentale, un’epopea non catalogabile e moderna.
Ciao Nannare’.
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