Il rumore del silenzio
Finalmente sono pronti.
Margherita ha impiegato esattamente quarantadue minuti in bagno per prepararsi. Il padre non ha mai capito perché deve metterci così tanto: è solo una cena di famiglia!
Lui e la piccola Chiara sono pronti da un bel po’ visto che ha pensato lui a vestirla. Giulia invece, quella di mezzo, è una creatura mistica in salotto: mezza umana, mezzo divano. Sembra stia dormendo, sebbene abbia un libro stampato davanti la faccia. Ha ancora i vestiti della scuola, ma il padre non è del tutto certo che si cambierà.
C’è silenzio in casa. Interrotto di tanto in tanto dal rumore della lavastoviglie in funzione: si è dimenticato di attivarla, prima, spera davvero che i piatti non si siano troppo incrostati.
Si guarda allo specchio un’ultima volta: i capelli stanno perdendo sempre più terreno sulla testa. Eh vabbè. Alla sua età può permetterselo.
Marta, la moglie, li aspetta tutti al ristorante perché ha finito tardi a lavoro, questa sera. Poco male, al ritorno andranno a casa con due macchine, ma almeno non ha dovuto attendere altro tempo.
Tutti e quattro entrano in macchina. Le tre ragazzine dietro, con le cinture ben fissate, lui al volante concentrato a uscire dal garage che si richiude automaticamente alle loro spalle una volta superato il cancello. Accende la radio, 90FM. Un po’ di chiacchiere non guastano, anche perché Margherita è al telefono, Giulia con le cuffie alle orecchie e la piccola Chiara guarda fuori dal finestrino.
ll ristorante è il solito giapponese dove vanno a mangiare una volta al mese.
È il preferito di sua moglie e quindi ci sta, anche se non gli dispiacerebbe, almeno una volta, andare in quella trattoria a Trastevere di cui ha sentito la pubblicità ora in radio.
“Buonasera, avete prenotato?”
“Sì, siamo cinque. Teodori.”
“Ah sì, c’è già la signora.”
Marta è già al tavolo, li aspetta sorridenti mentre agita una mano. Ha già ordinato l’acqua, meno male: ha una sete che non ci vede più.
Un quarto d’ora dopo il tavolinetto tondo per cinque persone è già stracolmo di portate: involtini primavera, sashimi di pesce, onigiri, nigiri con altro pesce. Probabilmente il 5% della devastazione della fauna acquatica è colpa loro.
Iniziano a mangiare e, all’improvviso, cala un silenzio per lui fastidiosissimo. Ognuna, osserva il padre, è intenta a mangiare la propria porzione. In una mano le bacchette, nell’altra l’estensione del braccio degli ultimi anni: il cellulare.
“Mi passi la salsa di soia, Marghe?”
La maggiore neanche lo guarda: posa le bacchette, allunga la mano verso la bottiglietta di vetro e gliela passa, tenendo lo sguardo fisso sul telefono. Riprende le bacchette e continua a mangiare.
Il tavolo comincia ad emettere leggere vibrazioni: è il telefono di Marta, sarà sua madre o il capo.
Seconda opzione.
Quindi deve rispondere, pensa infastidito lui.
La guarda uscire dal ristorante, telefono incollato all’orecchio e l’uomo si ritrova da solo con le tre figlie. E in quel momento, con le bacchette sollevate a mezz’aria, si chiede in cosa l’essere umano non abbia progredito nell’evoluzione. O sono stati proprio loro, genitori, a far sì che tutto ciò accadesse.
Perché lui se lo ricorda bene: la televisione mentre si mangia, poi il cellulare nel passeggino per distrarle, poi ancora il tablet con i cartoni animati al ristorante.
Si volta verso la sala e si accorge che sono tutti nella sua condizione. Genitori al telefono mentre bofonchiano qualcosa, e i figli incollati agli schermi a vedere Peppa Pig e i Paw Patrol & Friends.
E di colpo, il rumore del silenzio è assordante. E si accorge che quelle tre ragazzine lì, nate e cresciute dall’amore con sua moglie, sono delle perfette sconosciute.
#FastidiosamentePaziente
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