Bruno Tassone: lo Chef dalla Costa degli Dei verso le Stelle
Un giorno vengo a scoprire di avere un lontano parente chef. Poi lo scopro meno lontano perché è quasi coetaneo. Mi sento legata a lui anche senza mai averlo visto. Sarà per quella condivisione di speranze, voglia di arrivare e tanto coraggio. Sì perché, ancora oggi, ci vuole coraggio per poter raggiungere risultati restando nella nostra amata terra natia, la Calabria.
Questa è la storia di Bruno Tassone, nato nel 1989 a Soriano, un paesino in provincia di Vibo Valentia. Bruno è al comando dell’allegra e unita brigata del ristorante San Domenico di Pizzo Calabro (VV), una delle realtà riconosciute ormai tra le più interessanti della cucina moderna in Calabria.
Bruno ha viaggiato, ha studiato e si è costruito una professione fondata da cultura e passione. Ha frequentato giovanissimo l’ALMA Scuola Internazionale Cucina Italiana, guidata da Gualtiero Marchesi.
Prima di parlare di lui ho dovuto verificare la fonte, quindi ho organizzato un pranzo per assaggiare le sue creazioni.
Non sono una esperta di settore, ma sono convinta di aver fatto un viaggio tra i sapori! Tra portate dai gusti forti e piatti delicati. Uno stile moderno legato in modo indissolubile anche alla tradizione, mixati in modo innovativo e contemporaneo, non disdegnando la contaminazione anche con l’Oriente.
Cosa si prova ad essere definito giovane chef e talento calabrese?
Sono sicuramente emozionato ed onorato a sentirmi definito tale, ma anche sotto pressione per l’aspettativa che si crea nel conoscere la mia cucina. Sono una persona molto semplice a dispetto dell’estro che riverso poi nei miei piatti. Sono loro che raccontano quella parte di me!
Nel mondo della ristorazione e degli Chef quali sono secondo te, le maggiori difficoltà da affrontare per fare emergere la propria cucina?
Attualmente nella ristorazione i problemi sono molteplici, dalla mancanza di personale all’aumento del costo della materia prima. Certamente non mancano le difficoltà nel far conoscere la mia cucina: potrebbe essere a volte anche non compresa, per via delle contaminazioni internazionali e quindi non subito associata alla mia regione. Quando invece sono piccole tracce e testimonianze delle mie esperienze, del mio percorso di crescita e lavorativo. I piatti prendono vita da una base di pesce, sempre locale e fresco, da rivisitazioni di piatti con tecniche o consistenze diverse, ma con la costante del sapore riconoscibile ed autentico della tradizione.
Se pensi ai tuoi piatti, in che percentuale è presente la tradizione calabra e in che percentuale l’innovazione?
Se dovessi definire in percentuali, direi 50 e 50. Miro sempre ad ottenere il giusto equilibrio. Rivolgo il mio passo sempre verso il futuro, ma punto ad elaborare piatti che trasmettano la mia cultura calabra, rinomata per i sapori intensi.; cerco sempre di comunicare la mia esperienza e di far ricordare da dove provengo.
Quale è stato il maggior riconoscimento ricevuto fino ad ora e quale ti piacerebbe ottenere?
Sicuramente l’ultimo: l’entrata nella Guida Michelin, perché mi ha sorpreso. Non me l’aspettavo perché la mia attenzione è sempre rivolta al cliente, affinché si senta coccolato e amato, non solo dalla mia cucina, ma anche dalla sala. Perciò non mi sono interessato più di tanto ai singoli traguardi. L’importanza che ha per me il cliente è fondamentale. Non nego che l’ambizione è tanta e raggiungere la fatidica stella sarebbe il coronamento di un sogno. Fermo restando che i miei amati clienti, fidelizzati e non, rimangano sempre tutti entusiasti nel mio ristorante, e che il mio team resti sereno. Perciò se dovesse arrivare, la stella, sarà la benvenuta, mi troverà pronto!