Il “mal di lavoro” esiste, ma c’è una soluzione!
Avete letto bene, il “mal di lavoro” esiste. I motivi per provare questa sorta di disturbo sono diversi: si può essere scontenti per l’eccessivo pendolarismo, che provoca un aumento incontrollato dello stress. Oppure il disagio nasce a causa di colleghi simpatici come il mignolo contro lo spigolo del letto. Potrebbero poi non piacere le responsabilità eccessive o le troppe mansioni da svolgere nell’arco di una sola giornata. O al contrario a volte ci si sente sviliti per via di alcune attività decisamente frustranti, che tutto fanno tranne che appagarci.
Tracciato il quadro, che probabilmente molti di noi vivono ogni giorno sulla loro pelle, la domanda sorge spontanea: che fare? Licenziarsi non risolve nulla. Parola di Grace Lordan, professore associato alla “London School of Economics” ed autore di “Think Big”. Non è fuggendo da quella situazione, che troveremo il rimedio alla situazione stessa. Ma non disperiamo! Una soluzione c’è. Ed è proprio l’esperto a suggerirla: parlare apertamente con il capo. Bando alla timidezza, alla discrezione, al senso di colpa. Se si sta male, si lavora male. Manifestare il proprio disagio è sacrosanto. Scegliendo i modi giusti, certo, ma aprirsi sinceramente e senza filtri è l’unico grande consiglio spassionato.
In alternativa avete mai sentito parlare di “job crafting”? Per gli psicologi del lavoro questo termine – letteralmente “lavorazione del lavoro” – non è altro che la possibilità di “personalizzare” il proprio ruolo il più possibile, in modo tale che rispecchi di più la propria personalità e renda gli incarichi quotidiani più appaganti e meno pesanti. Infine è fondamentale essere sinceri con se stessi: è “mal di lavoro” o QUEL preciso lavoro è ormai ad un punto morto? Se la risposta è la prima, rileggete l’articolo e passate alla pratica. Ma se invece la verità è un’altra, allora iniziate a guardarvi intorno. Non è mai troppo tardi per ricominciare!