Quell’angosciante senso di instabilità
Provare a spiegare cosa sia questo angosciante senso di instabilità non è semplice. Eppure sono sicura che non sia l’unica per la mia generazione a convivere con un peso simile. Mia madre racconta che quando aveva la mia età aveva già un matrimonio “felice”, un figlio, un’attività avviata brillantemente, una casa (senza mutuo perché all’epoca ebbe l’opportunità di metterla su, mattone dopo mattone) e una prospettiva di vita rigogliosa. Ma oggi quanti di noi, nati tra gli anni 80 e 2000, possono contare di avere almeno una delle cose sopracitate? Soprattutto in quanti come me, guardandosi intorno, avvertono quel senso di instabilità che li tormenta?
Complici l’impossibilità di riuscire a inquadrare il proprio ruolo nella società col giusto percorso di studi e quel maledetto compromesso tra lavoro dei sogni e impiego che garantisca un reddito su cui contare a lungo termine. Quella domanda posta agli esami di maturità “che cosa vuoi fare da grande?”, una volta immersi nella vera giungla del precariato e dei contratti a tempo indeterminato, si è presto trasformata in “su quale lavoro posso puntare per avere un futuro?”
Un Paese basato su un’utopia
Se è vero che il nostro Paese si fonda sul Lavoro come recita il primo articolo della Costituzione, su cosa mi posso appoggiare per garantirmi un domani sereno e senza troppe aspettative? In poche parole allontanare questo senso di sbandamento?
A rincarare la dose di angoscia e malessere psichico ci sono i rincari, i prezzi schizzati alle stelle a causa di una guerra che nessuno ha voluto, la povertà che dilaga e la famosa forbice tra miserabili e straricchi che si estende sempre di più.
I più impavidi potrebbero avanzare l’ipotesi di rimboccarsi le maniche per costruire da sé il proprio destino; magari aprendo un’attività, investendo sulla propria formazione o cambiando settore lavorativo dall’oggi al domani. Ma dove reperire i soldi? Ebbene sì, perché anche per iniziare un nuovo business occorre un capitale di partenza. Servono garanzie e avere le spalle coperte. Per fortuna ci sono i genitori, sempre che siano ancora in vita o che possano godersi il lusso di aiutarvi finanziariamente anche in questo.
Come si esce dall’instabilità?
L’unica via d’uscita su cui mi sento di poter contare è la speranza che ci sia una svolta per questo Paese, nell’interesse di tutta la mia generazione. Conto che il mio Stato possa restituirmi quel senso di fiducia e serenità quando si tratta di futuro, ma nulla mi toglierà dalla mente l’idea che sia io che tutti gli altri miei coetanei, siamo nati nell’epoca sbagliata.