Risveglio cerebrale: Qatar 2022, una vergogna… mondiale
Migliaia di lavoratori morti, devastazione ambientale. Qatar 2022 vergogna Mondiale
Così recitava uno striscione comparso domenica scorsa a Roma, in Curva Sud, durante la gara contro il Torino, ultima partita prima della sosta. Una delle tante, numerose prese di posizione, sbattute in faccia al Pianeta ed esposte nei settori più caldi dei supporters di tutta Europa. Un muro compatto, invalicabile che, per una volta, si è trovato, senza sceglierlo, a tifare per la stessa “squadra”: quella dei diritti.
E, poi, artisti, politici, giornalisti, influncers, persino showman come Rosario Fiorello che nel corso del suo format radiofonico “Aspettando Viva Radio 2!” si è scagliato contro i prossimi campionati del Mondo. E contro la sua stessa azienda, la Rai, rea di aver speso più di 200 milioni di euro per accaparrarsi i diritti Tv della manifestazione. “Si dovrebbero ritirare tutti da questo Mondiale – ha detto Fiorello – Un Paese dove i qataresi sul loro zerbino hanno scritto Diritti umani. E loro li calpestano ogni giorno”.
Duecento miliardi di dollari, tanto ha speso il Qatar per portare “a casa” la Coppa più ambita. Una cifra mostruosa, assurda, soprattutto se confrontata con quella affrontata dalla Russia per l’organizzazione del Mondiale 2018: 11 miliardi. A pensarci bene, solo la punta dell’iceberg. Un colosso di ghiaccio immerso in un’acqua torbida e viscosa, nella quale inabissarsi diventa davvero letale.
Il Qatar e lo sportwashing: che cos’è?
Come spiegato dal Global Policy Journal: “Con il termine sportswashing si fa riferimento all’uso dello sport internazionale da parte di uno Stato per ripulire la propria immagine pubblica. Il termine “pulizia” implica che lo Stato che ricicla ha una fedina penale che ostacola i suoi interessi, quindi investe nello sport per distrarre il pubblico dai suoi difetti”.
E di difetti il Qatar può vantarne una lunga lista: dai legami internazionali con gruppi estremisti fino alle limitazioni interne ai diritti politici e alle libertà civili. Basti pensare che a poche ore da Qatar-Ecuador, gara inaugurale della competizione, Khalid Salman, l’ambasciatore qatariota dei Mondiali, ha definito l’omosessualità “una malattia mentale”. Ennesimo affronto all’intelligenza e a secoli di progressi che ha spinto il Codacons (l’insieme di associazioni che difendono l’ambiente, i diritti degli utenti e dei consumatori) a proporre un boicottaggio del torneo per ben sei motivi.
Si parte proprio dal tema dei diritti Lgbtq+ con l’omosessualità che in Qatar viene considerata illegale. Si passa poi per le “gravissime accuse di corruzione mosse ai rappresentanti del Qatar per aver pagato ai funzionari della Fifa svariati milioni di dollari in tangenti per assicurarsi i mondiali”. Ci si preoccupa anche della “riprogrammazione dell’intera stagione sportiva per permettere di giocare i mondiali nel periodo invernale (le temperature in Qatar saranno di circa 25 gradi), circostanza che costringerà i giocatori a sopportare dei calendari infernali, ricchissimi di partite, con enorme rischio di aumento del numero di infortuni”. Senza dimenticare i costi intollerabili ai quali saranno costretti i tifosi per seguire i propri beniamini e gli sprechi ambientali: per organizzare un evento globale nel cuore del deserto servono circa 10 mila litri di acqua per 90 minuti di partita.
Ma il punto centrale che ha scatenato la protesta del Codacons riguarda le condizioni immorali in cui hanno lavorato migliaia di operai. Gli stessi che hanno contribuito alla costruzione degli stadi in cui si giocheranno le gare di Qatar 2022. Impianti, tra l’altro, che al termine della competizione verranno addirittura smantellati: in futuro non serviranno vista la nulla tradizione calcistica di quelle terre. Oltre che gli enormi e insostenibili costi di manutenzione che necessiterebbero per mantenerli “in vita” anche negli anni a seguire.
In un’inchiesta enorme, il quotidiano inglese Guardian ha evidenziato come tra il 2010 e il 2021, i lavoratori migranti morti in Qatar sarebbero oltre 6.500. Con il governo qatariota che, invece, ne riconosce solo 36! Mentre secondo Amnesty International sarebbe oltre 100.000 il numero di lavoratori sfruttati e abusati.
Per concludere, stiamo per assistere a un Mondiale “inguardabile”. E per diversi motivi. Che spaziano da quelli meramente sportivi a quelli, molto più importanti, riguardanti i diritti civili.
Per il prossimo mese, probabilmente, sarà il caso di spegnere la Tv e “accendere” un buon libro. Per quanto ci riguarda, ci rivedremo tra 4 anni.
Gabriele Ziantoni #DisperatamenteMalinconico
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