A volte Parigi e l’amore non bastano
La ricerca dell’Amore. Con la A maiuscola. Il fascino di Parigi. L’ambizione professionale. Un amico immaginario. Il dolore della perdita di un genitore. Un aborto. La realtà che supera la fantasia. La semplicità che regala felicità. I sentimenti e le frustrazioni di una giovane trentenne. La ragazza della porta accanto su cui proiettare i nostri sogni, le nostre paure, il nostro malumore.
Beth è una di noi. Con in mano una valigia carica di aspettative, la testa (ben coperta da un berretto alla francese) tra le nuvole. Lo sguardo meravigliato di chi ha voglia e desiderio di farsi investire dalle emozioni della vita. La tensione al perenne equilibrio tra ciò che che siamo, che vorremmo o dovremmo essere.
Beth è la protagonista del romanzo “A volte l’amore e Parigi non bastano” di Monica Sauna.
Nasce, mi spiega l’autrice, dalla mia esperienza lavorativa, tra contratti precari e la voglia di trovare un lavoro stimolante e appagante. Il personaggio si evolve dal mio vissuto e dai miei sogni, quando lei coglie l’occasione di un’esperienza a Parigi che io invece ho rifiutato in passato. Lei è frutto dei miei dolori, in equilibrio precario tra ciò che era e ciò che vuole diventare. In questo credo che tanti di noi si possano rispecchiare. O almeno chiunque aspiri costantemente a ricercare la versione migliore di sé, dimenticando a volte che si è già abbastanza così come si è. Beth è a tratti infantile, indecisa, malinconica. La sua vena vulcanica e la sua voglia di fare perdono enfasi a causa di un dolore…e forse descriverla così è stato un po’ un riflesso di alcuni momenti della mia vita.
Una vita di cadute, mancanze, stravolgimenti. In cui nemmeno la magia e le luci di una città affascinante e magica come la capitale francese bastano a guarire le ferite. Dell’anima, del cuore, del corpo.
Lo scintillio di una città, di un amore, la bellezza che ci circonda può essere niente se portiamo dentro un dolore che non sappiamo sciogliere e lasciare andare. A volte fuggire non è la soluzione, cosi come non lo è un amore che arriva nel momento sbagliato della nostra vita.
Così l’autrice del romanzo “A volte Parigi e l’amore non bastano”, forse in maniera inaspettata, si trova ad un certo punto della sua vita a scavare dentro se stessa, dentro quelle pieghe dove il dolore si insidia lasciando una scia di malinconia e infelicità.
Mi sono ritrovata, mi racconta Monica, a fare i conti con i miei sogni e con un grande peso sul cuore. Un’amica mi ha detto: “ci sono due tipi di persone, quelle che si crogiolano e piangono sul divano, e quelle resilienti. Tu sei la seconda”. Ho pianto anche io sul divano, sia chiaro. Poi però ho preso tutto quello che mi portavo dentro e l’ho affidato a Beth, Christian e a testa color caffè, ed è nata una storia.
Così, pagina dopo pagina, Monica ha tessuto e intrecciato la trama del suo primo libro ispirandosi sì alla sua storia personale, ma con quella rara ed essenziale capacità di renderla universale e toccare il cuore di ogni lettore.
Il primo capitolo del romanzo è stato scritto anni fa, dopo la mia esperienza lavorativa a Milano e i nomi delle amiche della protagonista effettivamente sono i nomi delle mie ex colleghe e amiche ai tempi in cui vivevo e lavoravo nella città lombarda. C’è moltissimo di me tra queste pagine. I miei sogni, le batoste che ho incontrato nella vita, le difficoltà, e alcune cose che mi sono capitate (che appaiono qua e là nel romanzo). È stato naturale affidare alla protagonista parte di me, del mio vissuto.
Quelle prime pagine sono rimaste per anni chiuse in un cassetto. La routine quotidiana, gli impegni, il lavoro di travel blogger hanno risucchiato le energie di Monica e il suo progetto editoriale. Finché il lockdown e una serie di eventi che hanno stravolto la sua sfera personale non le hanno dato la spinta di rimettersi all’opera e di affrontare proprio quei dolori, abbandonando drammi e pensieri alla sua penna.
Una storia che è un romanzo rosa, ma non di quel rosa pallido e stucchevole, ma di un rosa intenso e mai banale.
Per me è una romantica passeggiata a Parigi, ma con un peso sul cuore. La magia svanisce e rimane quella realtà, nuda e cruda, che sovente fa male. Ecco perché ho scritto di cose semplici, di sentimenti veri, tangibili, e ho ambientato quasi tutto in una città che io considero il top per i romantici come me.
Una scrittura semplice, quella scelta dall’autrice, rivolta “all’amica, la mamma, la sorella, a chi è in cerca del grande amore, a chi sogna una famiglia, a chi ama Parigi, a chi ha la testa tra le nuvole; a chi è innamorato, a chi non si vergogna di sognare il principe azzurro, a chi cerca un libro leggero per svagarsi, a chi si sente smarrita, a chi è caduta e fatica a rialzarsi. A chi pensa che a volte l’amore da solo non basta a curare le ferite.
Monica Sauna, che sul web dispensa originali, interessanti e competenti consigli di viaggio sul blog “I viaggi di Monique”, ha coronato il suo sogno di scrivere un libro grazie al crowfunding.
Non conoscevo questo modo di fare editoria. Ho inviato il manoscritto a piccole realtà editoriali e mi hanno risposto in tre. Tra queste Bookabook che propone la pubblicazione attraverso un progetto di crowfunding. Mi è sembrata un’idea vincente, e grazie al consiglio del mio libraio, mi sono letteralmente buttata in questa “impresa”. Grazie al crowfunding il libro è arrivato alla pubblicazione, alla stampa e alla distribuzione in libreria.
Così uno dei suoi sogni nel cassetto è diventato realtà.
Ho invece un sogno infranto, che non si realizzerà più: costruire una famiglia. Ma ho accettato questo mio non essere madre e cerco banalmente di essere ogni giorno un po’ più felice grazie a piccole cose. Faccio a pugni con la mia malattia autoimmune, e forse il sogno più grande è quello di guarire, e, se non del tutto, almeno tornare ad avere una vita “normale” senza troppi acciacchi e impedimenti come mi ritrovo ad affrontare ora.
A quell’abbraccio parigino che profuma di “magia, meraviglia e affetto”, Monica ha affidato la sua creatura letteraria e anche una parte di sé. E chissà se un domani, come la protagonista del suo romanzo, non coglierà quell’occasione di trasferirsi all’estero che un giorno si è lasciata sfuggire, perché “troppo giovane e agli inizi degli studi universitari”.
Nell’attesa di ciò che verrà (se verrà) grazie anche al suo romanzo Monica ha imparato a godere la felicità delle piccole cose, accettando ciò che sono, ciò che ho e smettendola di preoccuparmi troppo per il futuro.
Perché vivere al meglio il presente aiuta davvero ad essere più sereni.
E anche se a volte Parigi e l’amore non bastano, “con una tazza di tè tra le mani” e un viaggio con la fantasia i sogni possono apparire più a portata di mano.
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