Sala, Balivo e Lucarelli: tre podcast da ascoltare e perché
Ascoltare i podcast è diventato di moda. Anzi, per essere precisi, è tornato di moda.
Già. Perché questa forma di comunicazione così apprezzata oggi dai più giovani (e non solo) risale ai tempi dell’Ipod, l’erede del walkman che la Apple lanciò sul mercato per ascoltare musica e altri tipi di contenuti, i cast appunto.
Una sorta di “radio on demand” dove l’assoluto protagonista è l’ascoltatore. Senza vincoli di orari. Senza un palinsesto predefinito. Sempre disponibile.
I podcast sono sempre più protagonisti nel panorama dell’intrattenimento digitale in Italia e nel mondo, con i numeri che dimostrano un evidente interesse crescente da parte del pubblico.
Che quello dei podcast sia un linguaggio destinato ad avere lunga vita lo dicono i dati degli ascoltatori: in prevalenza l’età media va dai 20 ai 45 anni.
Il potere della voce
Audio da scaricare e poi ascoltare quando e dove si preferisce, riproducibile su qualsiasi device mobile. Una fruibilità comoda e impegnativa allo stesso tempo. A differenza di altri media, infatti, i podcast richiedono un notevole investimento di tempo da parte dell’utente. Non uno, due minuti. A volte dieci. Altre volte anche trenta, quaranta.
Una narrazione digitale che ha resistito inaspettatamente al trascorrere del tempo senza cadere nell’oblio.
Il video non ha vinto sull’audio. Ed ecco perché.
Un successo senza età
- I podcast piacciono perché creano legami emotivi. Sono intimi.
- Possono aiutare gli ascoltatori a vedere il loro mondo da nuovi punti di vista.
- Attingono al bisogno innato di narrazione dell’essere umano.
Nelle nostre giornate ci sono piccoli spazi vuoti che possono essere riempiti con il racconto orale, che in fondo altro non è che il mezzo di comunicazione più vecchio di tutti.
In un’epoca in cui fatichiamo a gestire ritmi e attività spesso frenetiche, il podcast è un mezzo che ci consente di trovare del tempo per quello che ci piace: che siano storie, approfondimenti, reportage, apprendimento delle lingue straniere.
Nei mezzi pubblici, al parco durante una corsa, in cucina, per strada mentre passeggiamo con il cane.
Una galassia in espansione.
A fare da spartiacque, in Italia, tra l’era dei vecchi podcast e e quella degli attuali, è stato il giornalista Pablo Trincia, autore nel 2017 di “Veleno” (dedicato alla vicenda dei bambini tolti alle famiglie nella bassa modenese tra il 1997 e il 1998).
“Il racconto orale fa lavorare la testa”, spiega Trincia, “perché non ci sono immagini preconfezionate. Quindi il cervello lavora per ricostruire a livello visivo quello che ascolti”.
I temi e gli argomenti trattati sono infiniti. Adatti a tutti i gusti. E a tutte le età.
Personalmente ho (ri) scoperto i podcast negli ultimi mesi. Durante le notti insonni della mia gravidanza, prima, e della fase di allattamento, oggi.
Mi tengono compagnia, mi fanno riflettere, mi ispirano.
Podcast di successo: consigli per l’ascolto
Ecco una guida pratica all’ascolto di cinque podcast che ho selezionato per te. Per sentirci, sempre, e ancora di più, Distanti ma Unite.
Tre stili diversi. Tre donne che, a modo loro, raccontano la realtà. Che sia frutto di un’esperienza personale, di interviste realizzate ad hoc o di reportage sui luoghi caldi dell’attualità.
Stories di Cecilia Sala (Chora media)
Spesso sono proprio le storie a spiegare nel modo migliore l’attualità e la realtà che ci circonda. E il mondo ne è pieno.
In “Stories” la giornalista racconta gli Esteri attraverso i suoi protagonisti, alcuni molto famosi, altri ancora poco conosciuti al grande pubblico. Un podcast che ci porta in trasferta per scoprire contesti, crisi e, sì, anche buone notizie.
Durata media: 8/10 minuti
Consigliato perché
Classe 1995, nonostante la giovane età, Cecilia Sala vanta esperienze internazionali come inviata in Afghanistan e in Ucraina. Specializzata in politica estera, ogni giorno in pochi minuti offre uno sguardo sul mondo dell’attualità con storie mai banali.
Un podcast daily. Dal lunedì al venerdì. Registrato anche nelle condizioni più difficili, in mezzo a scenari di guerra, dentro un bunker, o sul treno, tra una destinazione e l’altra.
Cecilia ha 27 anni e sta dimostrando che esistono nuove forme di giornalismo, capaci di parlare a tutti e capaci di farsi ascoltare anche dalle generazioni che hanno perso l’abitudine di comprare i quotidiani. Un giornalismo che ti porta nelle cose, che attraverso la voce ti permette di immergerti nelle situazioni (…)
Un racconto che è comprensibile a tutti, perché ha la voglia, la curiosità e il piacere di spiegare le cose, senza dare nulla per scontato, e che viene ascoltato ogni sera da più di 100mila persone.
MARIO CALABRESI
Da febbraio le puntate di Stories, pur senza dimenticare il resto, si sono concentrate principalmente sulla guerra in Ucraina.
Cecilia Sala è la prima inviata podcast che io conosca, questo significa che non è in Ucraina per un giornale, una televisione o una radio, ma per fare un racconto audio quotidiano, una storia che contiene interviste, spiegazioni, voci, suoni, rumori.
MARIO CALABRESI
Spiega la stessa Cecilia perché ha scelto questo giornalismo via podcast:
“L’audio è meno invasivo del video, le persone si dimenticano subito del microfono e si confidano, raccontano, ti aprono le porte delle loro vite. Il podcast mi permette il lusso di avere un tempo lungo di narrazione, che posso riempire con tante voci e dettagli e così chi ascolta ha la sensazione di essere lì con me”.
Ricomincio dal No (Chora media) di Caterina Balivo
A volte un no è l’unico modo per ricominciare.
No. Una parola composta da sole due lettere, che molto spesso però ci cambia la vita, anzi ce la stravolge. Per colpa di “no” si chiudono le porte verso mille opportunità, verso tutti i nostri sogni. A volte un “no” ci fa perdere la speranza.
Eppure esiste anche un lato positivo di questa semplice, comunissima espressione a volte così odiata. Un rifiuto può trasformarsi in un trampolino di lancio. Un “no” può diventare il nostro più grande “sì”.
In questo podcast Caterina Balivo intervista persone di successo, medaglie d’oro olimpiche, amministratori delegati di grandi aziende, allenatori che hanno fatto la storia del calcio italiano. Per raccontarci le giornate più brutte della loro vita, le lacrime che hanno versato proprio a causa di un “no”, il loro riscatto, la loro rinascita, la risalita.
Dallo scrittore di “Gomorra” Roberto Saviano alla campionessa paralimpica di scherma Bebe Vio, dall’ex ct della Nazionale Italiana campione del mondo Marcello Lippi al direttore d’orchestra Beatrice Venezi. Da Valentina Nappi, una delle più famose attrici porno italiane di tutti i tempi, a Stefano Domenicali, presidente della Formula Uno. Dal maestro Andrea Bocelli alla giornalista Giovanna Botteri, passando per l’astrofisica Ersilia Vaudo.
Durata media: 20 minuti
Consigliato perché
In questo podcast troviamo la conduttrice televisiva di origine napoletana alle prese con una nuova avventura, una nuova forma di racconto.
“Partendo proprio da ciò che stiamo vivendo per la pandemia, ho pensato di intervistare dieci italiani, uomini e donne, di vari ambiti e di spessore internazionale, che siano visti come un modello da seguire. Penso che lo si debba a chi ha perso ogni cosa, ai più deboli, a chi sogna nonostante tutto, a quelli che non sanno da dove ricominciare. Ascoltare le storie di chi, partendo dal basso, è andato lontano è il più grande antidoto all’impotenza e alla rassegnazione”
CATERINA BALIVO
Proprio a me (Chora media) di Selvaggia Lucarelli
C’è una malattia molto diffusa di cui non si sente mai parlare. Nasce come una grande passione amorosa e porta persone insospettabili, apparentemente molto forti e sicure di sé, a cadere in una spirale di autodistruzione che sembra inarrestabile. Si chiama dipendenza affettiva.
Consigliato perché
Selvaggia Lucarelli la si può apprezzare o no. Ma di certo le va riconosciuto il merito, in questo podcast, di svelare, senza timore di essere giudicata, la sua parte più intima. Si mette a nudo, raccontando, con straordinaria verità, la sua storia di caduta e rinascita. Parte dalla sua esperienza personale per poi lasciar spazio alle storie di quelle persone che, come lei, sono state vittime di una dipendenza affettiva. Uomini e donne che hanno toccato il fondo prima di imparare, passo dopo passo, a ricostruire la propria vita.
Durata media: 35 minuti
Il primo episodio della serie è quello di maggiore impatto emotivo. Forse perché l’immagine che Selvaggia dà di sé è quella di una donna forte, sicura, determinata. L’ultima persona al mondo che immagineresti invischiata in una lunga e pericolosa relazione di “dipendenza”. Dalle vette dell’estasi agli abissi del dolore. Quattro lunghi anni che hanno minato la sua autostima, facendola dubitare di se stessa come madre, donna, persona.
Un podcast che ci insegna ad amarci e rispettarci prima di amare e rispettare il prossimo. Che ci fa riflettere su quanto il vero amore non possa annientarci, annullarci. Ma deve sempre e comunque arricchirci. Altrimenti non è amore.
Ps: anche noi di Distanti ma Unite abbiamo i nostri podcast.
Tra Mediterraneo e Jonio di Barbara Laurenzi
Vuoi conoscere la storia di un’amicizia speciale? Ecco, questa lo è. Racconta il rapporto tra il giovane Sahid e Catena, un’anziana prostituta che ha perso il figlio in mare.
Cosa avrà provato il protagonista che, dopo aver affrontato il mare tempestoso, all’orizzonte scorgerà la terra ferma, quella che crede essere l’isola di Lampedusa?
Un podcast che ripropone, in un percorso a puntate, il romanzo di Barbara Laurenzi vincitore del premio letterario Caffè Corretto 2015.
Ti racconto una donna di Sabrina Duarte
Donne fuori dagli schemi, lontane dagli stereotipi, che hanno vissuto con coraggio e le cui vite sono per tutte noi fonte di ispirazione.
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