Curling, passione di ghiaccio
Chi come me, fino a pochi giorni fa, pensava che il curling avesse a che fare con l’arricciatura dei capelli, alzi la mano.
Siamo in tantissimi, come immaginavo.
Ma ora la prima cosa che ci viene in mente, quando parliamo di curling, non sono riccioli d’oro ma medaglie d’oro.
Quelle conquistate a Pechino 2022 da Stefania Costantini e Amos Mosaner. Campioni in una disciplina per lo più incompresa – forse anche sbeffeggiata – in cui non solo il corpo, ma anche la mente gioca un ruolo fondamentale. Strategia, freddezza e intuizione scivolano sul ghiaccio insieme a una pietra di quasi 20kg, dotata di manico.
11 partite vinte, l’ultima contro la Norvegia, la terra dei fiordi. Il colmo.
Ma cosa ha convinto Stefania e Amos da ragazzini a iscriversi a un corso di curling?
Se proprio volevano praticare uno sport sul ghiaccio, avrebbero potuto scegliere il pattinaggio o l’hockey. Ma perché le bocce sul ghiaccio? Una disciplina con poco seguito in Italia e pochissimi iscritti: sono in qualche centinaio a praticare questo sport. Una nicchia.
Eppure, “noi Italia” siamo sul gradino più alto del podio, grazie a una coppia di giovani atleti che ci ha creduto. Lui, figlio d’arte, inizia a spazzolare le piste per seguire il padre. Lei, influenzata da un’amica, a 8 anni comincia a frequentare gli ambienti. Grazie al papà, hockeista, aveva già rotto il ghiaccio con la pista.
Ho rivisto più volte il video che racconta gli ultimi secondi di questa finale, quelli che sanciscono la vittoria della coppia a queste Olimpiadi invernali. Le regole del curling non le ho capite, certo che no. Ma lo sguardo di Stefania Costantini mi ha convinto che la passione se ne frega della popolarità, del tifo facile, dei numeri significativi.
Nello sport come in amore, ti innamori e te ne freghi se gli altri non capiscono, non vedono quello che vedi tu. Questo è il bello delle passioni.
Però, capiamoci: se quello a cui ci siamo appassionati/e è uno/a stronzo/a, una medaglia non ce la danno.
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