“Me lo merito”
Una sera, davanti a un calice di vino rosso, C. ha detto: “Adesso deve succedere qualcosa di bello, mi aspetto che succeda. Me lo merito, no?”.
Una speranza, ma anche una rivendicazione, pronunciate con una genuinità e una convinzione che mi hanno colpita.
Qualcosa di bello è un sentimento. Quello che C. si augura e pretende, è un amore semplice, lineare, concreto.
Ma non è tanto questo desiderio ad avermi indotto a una riflessione, perché non c’è niente di più ragionevole e condivisibile. Quanto il concetto di meritocrazia sotteso, che dovrebbe regolare la distribuzione delle cose belle, degli amori veri, dei momenti felici.
Me lo merito perché dopo un periodo di fallimenti, di delusioni, di false speranze, un etto di felicità affettata spessa, me lo dovete. E sì, se è un etto e mezzo, lasci eccome!
Me lo merito perché il lavoro va una merda, perché non sono realizzata professionalmente, sono sfruttata e sottopagata, e allora l’appagamento deve almeno arrivare dalla vita privata.
È da una vita che sono felice per gli altri, che partecipo al coronamento del sentimento altrui e che faccio bonifici con la causale “REGALO NOZZE GIUSEPPE E MARIA”. Embè, quando mi ritornano ‘sti soldi? Ora me lo merito anche io! Che diamine!
Oppure me lo merito perché non ci penso più da un bel po’ di tempo e allora forse questo è il momento giusto, quello in cui meno me lo aspetto. Così dicono.
Ci credo, mi impegno, mi spendo per fare funzionare le cose. Non mi ritraggo, non ho riserve, do tutto. Per questo mi merito che le energie che investo, mi tornino indietro, vengano ricambiate.
Che C. se lo meriti, è indubbio.
È altrettanto certo che la bellezza, i sentimenti, le emozioni non arrivano per merito.
E se ritardano, non è per colpa.
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