I figli non sono un ostacolo: diritto, sensibilizzazione e proposta di legge.
“I figli non sono un ostacolo” è con questo slogan che l’On. Elisa Scutellà sta smuovendo l’attenzione dell’opinione pubblica sul tema del diritto al lavoro per le donne, soprattutto per quelle che non lo hanno più ritrovato dopo essere diventate madri, o peggio che lo hanno perso per via dello stesso motivo.
Il nostro Magazine il mese scorso ha voluto sostenere la campagna social, nella quale si chiedeva a tutti di postare una propria foto, con il gesto di un cuore sul ventre.
Crediamo che sia un tema sensibile, per molte donne. Pensiamo che debba coinvolgere anche coloro che ancora non hanno fatto questo passo, nonchè gli uomini che condividono con le proprie compagne questa gioia.
La legge Scutellà è una legge che vuole ridare dignità alle donne, alle madri per una società più giusta.
On. Scutellà, quali sono state le più forti motivazioni, oltre a quelle più ovvie di essere lei stessa una donna, lavoratrice e mamma, per portare questa proposta di legge?
Diventare madre mi ha dato l’opportunità di entrare in contatto con tante donne che nei mesi mi hanno scritto per condividere con me le difficili esperienze che hanno dovuto affrontare nel periodo pre e post gravidanza. Le loro testimonianze mi hanno spinta a studiare i migliori interventi normativi per coadiuvare le neo-mamme nel difficile compito di essere madri e lavoratrici.
Con la mia proposta di legge prevedo un prolungamento del periodo di congedo di maternità e l’incremento della relativa indennità al 100% e al 50% per il congedo facoltativo. Propongo di introdurre esoneri contributivi per i datori di lavoro che assumono donne over 35, inoccupate o disoccupate da almeno 2 anni con figli entro i 12 anni.
Quanto secondo lei serve ancora un salto a livello culturale, nonostante gli anni di lotte per l’emancipazione femminile?
Sarò onesta… L’evoluzione culturale deve essere un diktat senza il quale qualsiasi intervento o riforma non avrà mai l’effetto auspicato! Farà sempre da cornice ad una mentalità patriarcale difficile da estirpare, ma da combattere attraverso politiche sociali incisive.
Quali sono secondo lei i passi fondamentali che tutti noi dovremmo compiere per fare questa evoluzione?
Diventare protagonisti di una riforma socio-culturale che permetta alla donna di non dover più subire retaggi culturali arcaici. Che consenta ad ogni donna la possibilità di scegliere. Essere madre e lavoratrice alla pari dell’uomo senza che quest’ultimo venga definito “mammo” solo perché collabora in egual misura all’educazione e alla crescita dei propri figli. L’autodeterminazione di ognuna di noi è la vera sfida per la nostra società.
Secondo lei, una leva per far si che le proposte di modifiche vengano accettate, potrebbe essere l’estensione di alcuni diritti anche per i padri? Ci può fare una valutazione delle possibilità e delle differenze?
Un primo passo è quello dei 10 giorni obbligatori di congedo di paternità che potranno arrivare fino a 3 mesi con un aumento graduale. Senza dubbio, è fondamentale arrivare ad una paritaria condivisione della responsabilità educativa dei figli. È indispensabile una riforma del congedo parentale, già in itinere grazie al Family Act, che rifletta un’ottica di flessibilità e di reale condivisione uomo-donna nella responsabilità familiare. Di pari passo, è imprescindibile estendere il periodo di astensione facoltativa anche alle categorie di lavoratori ad oggi escluse che hanno diritto di potersi dedicare ai figli.
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