Fratelli d’Italia. Sorelle del vento
Come Marcell Jacobs. Più di lui. Giochi Olimpici e Giochi Paralimpici. Vittorie, medaglie, sorrisi, lacrime e abbracci. Fratelli d’Italia. L’inno di Mameli che risuona. Il Tricolore che si innalza, più alto di tutti. I 100 metri piani. I 100 metri categoria T63, atleti che competono con protesi a un arto. Record del Mondo. Uomini e donne. Uomini che fanno la storia. Donne che sono storia. Che vanno veloci. Che sfidano il tempo. Sorelle del vento.
I Giochi paralimpici di Tokyo, una spedizione trionfale per lo sport italiano.
I 100 mt. La specialità regina dell’atletica.
Ambra Sabatini, 19enne originaria di Livorno e residente a Porto Ercole. Con 14″11 realizza il record del mondo. E’ medaglia d’oro.
Martina Caironi, 31enne originaria di Alzano Lombardo e residente a Bologna. Con 14″46 è medaglia d’argento.
Monica Graziana Contrafatto, 40enne originaria di Gela e residente a Roma. Con 14″73 è bronzo.
Un podio tutto italiano. Uno spettacolo nello spettacolo
Trame meravigliose di tre ragazze straordinarie.
Quella di Martina Caironi. Che ha perso la gamba in un incidente in moto, appena diciottenne. Poi la scoperta dell’atletica e la vittoria dell’oro a Londra 2012.
Oppure quella di Monica Contrafatto. Che guarda in tv Martina, mentre mette la medaglia d’oro al collo, a Londra. Monica in quel momento si trova in un letto d’ospedale. Anche lei ha ricevuto una medaglia, dell’esercito però: quella al valore. Ha perso una gamba in Afghanistan.
O ancora quella di Ambra Sabatini. Che era già una promessa del mezzofondo. Accade che nel 2019, mentre è in scooter col padre, per recarsi all’allenamento, un’invasione di corsia di un’automobile provoca l’incidente che la fa ritrovare con la gamba sinistra schiacciata tra le lamiere. Ambra reagisce allo sconforto. Legge le storie di Bebe Vio e Alex Zanardi. Però sarà proprio Martina Caironi a ispirarla.
Tre cerchi che si sono uniti. Sotto il segno dell’atletica e dello sport.
Tre donne coraggiose hanno sfidato la loro sofferenza, il dolore fisico e morale.
Si sono rialzate.
Si sono trovate, capite, unite.
Volevano vincere insieme. Salire sul podio insieme. Dimostrare al mondo di essere le migliori.
Insieme.
E ce l’hanno fatta.
Sotto una pioggia battente tre sorelle del vento hanno realizzato il loro sogno.
Componendo una poesia melodiosa.
Abbracciandosi, scherzando, cantando.
Monica, Martina, Ambra.
Lo sport, il loro anello di congiunzione.
Il fisico, la loro rivincita.
E proprio mentre qualcuno tende a coprire e negare il corpo femminile, è lo sport che lo promuove. Lo pone sotto i riflettori. Senza celare, senza vergogna. Mostrando anche ciò che non c’è.
Nel momento in cui in terra Afghana si dice no allo sport per le donne, una medaglia dei Giochi Paralimpici di Tokyo viene dedicata a quel Paese.
E’ il bronzo di Monica Contrafatto. Lei che nel 2012 era un caporal maggiore dei bersaglieri in missione in Afghanistan. E che venne colpita durante un attacco alla base italiana. Lei alla quale le schegge di una bomba provocarono danni all’arteria femorale, all’intestino e a una mano. E che determinarono l’amputazione della gamba destra.
Donne coraggiose.
Monica, Martina, Ambra.
Uragani di dignità, forza e gioia. Vulcani di vita.
Lo loro è una danza ininterrotta, il segno della speranza. Sono note di una canzone che stupisce sempre, aldilà di ogni confine e limite.
…l’altra metà del cielo
GANG
Da spettatori abbiamo passato giorni e momenti indimenticabili.
Un 2021 di sport e vittorie.
Però a queste tre ragazze in particolare, e ai Giochi Paralimpici in generale, bisogna dire un grazie senza paragoni.
Non per il numero incredibile di medaglie vinte, non per il record del mondo e nemmeno per il podio tutto azzurro.
Ambra, Martina e Monica.
Ci hanno fatto esultare, come per la vittoria della Nazionale di calcio all’Europeo.
Ci hanno fatto commuovere, come per l’abbraccio di Vialli e Mancini.
E ci hanno fatto sentire sul tetto del mondo, come durante gli istanti strabilianti dell’altro abbraccio, quello tra Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi.
E soprattutto ci hanno insegnato che i nostri punti deboli possono diventare motivo di fierezza.
Avvolte dal bianco, rosso e verde del nostro Tricolore, hanno urlato al mondo che essere speciali è anche motivo di sorrisi.
E che sorrisi!