Daniele Nardi e i suoi sogni in vetta al mondo
Daniele Nardi: il ragazzo di pianura con l’amore per la montagna
Lo sperone Mummery era la tua “via perfetta”. Raggiungere da lì la vetta del Nanga Parbat, in inverno, era la tua sfida.
Era il tuo sogno. E lo avevi cullato come si fa con un bambino appena nato. Con tutto l’amore, l’entusiasmo, la dedizione di cui eri capace.
Un sogno che era diventato anche un po’ nostro, di tutti coloro che si erano abituati a trattenere il fiato ogni volta che partivi per “tentare l’impresa”.
Quel giorno maledetto
Era il 25 febbraio 2019. Dopo giorni di angoscia, di ricerche, di speranze disilluse, la notizia che più si temeva: il corpo di Daniele Nardi (insieme a quello del suo compagno di scalata Tom Ballard) era stato individuato.
Una morte dura, in solitudine, nel freddo dell’inverno himalayano, a 5000 km di distanza dalla moglie e dal figlio di pochi mesi, proprio su quella “montagna degli dei” che l’alpinista di Sezze tante volte aveva descritto e raccontato.
“Le emozioni, l’avventura, idee nuove da percorrere, metterci tutto noi stessi, questo è quello che voglio. Che sia il primo o il secondo o l’ultimo a scalare il Nanga Parbat sarò sempre me stesso, allora tanto vale perseguire le proprie idee e vedere praticamente se si è in grado di realizzarle” Daniele Nardi
Era un uomo appassionato Daniele. Capace di coinvolgerti a tal punto da farti vivere attraverso i suoi racconti, ogni sfumatura di emozioni e sensazioni provate nel tentativo di scalare una vetta.
“Sono un privilegiato ad avere la possibilità di vivere della mia passione, senza questa musica poco altro avrebbe senso” Daniele Nardi
Lo avevo conosciuto in occasione di una lunga intervista organizzata per la tramissione televisiva Vite da campioni, in onda su Retesole. Era la mia prima volta davanti ad una parete attrezzata in palestra per l’arrampicata indoor. Superando le mie paure e abbandonando ogni dubbio, avevo deciso di mettermi alla prova, affidandomi ai suoi consigli, al suo sorriso gentile, alla sua mano forte e sicura.
Un giorno, a pochi mesi dalla nostra prima intervista, mi arriva un messaggio: “Eli…ma se girassimo un film doc su come si impara a scalare un 4000m e lo scalassimo insieme?”. Un progetto a cui non c’è stato il tempo né il modo di dare seguito. Io mi sono sposata, sono rimasta incinta. Daniele ha continuato le sue spedizioni. Magari un giorno ne avremmo riparlato. Forse non mi avrebbe mai convinto. Chissà…
L’amore smisurato per l’alta montagna
Mentre penso al suo entusiasmo quasi fanciullesco, riascolto la sua voce tramite le note audio di whatsapp e mi viene in mente il giorno del nostro ultimo incontro. Un’intervista per Premium Sport alla vigilia della partenza per una delle sue spedizioni direzione Pakistan. Lo ricordo avvolto nella sua bandiera dei diritti umani che avrebbe voluto sventolare sulla vetta del Diamir.
Chi era Daniele Nardi
A raccontare a distantimaunite.com chi era Daniele Nardi, il giornalista Dario Ricci che con l’alpinista laziale ha scritto “In vetta al mondo: storia del ragazzo di pianura che sfida i ghiacci eterni” e “La migliore gioventù: Vita, trincee e morte degli sportivi italiani nella Grande Guerra”.
“Un sognatore onesto con la capacità di immaginarsi oltre” Dario Ricci
Come ricorda Dario Ricci, in Daniele c’era amore, passione, entusiasmo. Ma mai avrebbe sacrificato sull’altare dell’impresa a tutti i costi i suoi valori e la sua voglia di vivere.
“Mi piacerebbe essere ricordato come un ragazzo che ha provato a fare una cosa incredibile, impossibile, che però non si è arreso e se non dovessi tornare il messaggio che arriva a mio figlio sia questo; non fermarti non arrenderti, datti da fare perché il mondo ha bisogno di persone migliori che facciano sì che la pace sia una realtà e non soltanto un’idea, vale la pena farlo” Daniele Nardi
Tra queste righe c’è tutta l’essenza di Daniele Nardi. In particolare dedicate a chi oggi ancora lo giudica senza averlo mai conosciuto. Dedicate a chi lo ha incontrato sulla sua strada e ne ha apprezzato pensieri, parole e anche aspirazioni. Facile dire: “se l’è andata a cercare”, “conosceva i rischi”. Sì, certo che sapeva bene a cosa andava incontro. Come d’altronde lo sa per esempio chi corre su una moto o su una macchina di Formula Uno.
Perché l’alpinista è un esploratore, un sognatore, un romantico. Aspira all’assoluto, brama quelle vette, se ne innamora intensamente.
Il sogno della grande impresa
Le grandi imprese si conquistano sfidando l’ignoto. Chi è entrato nella storia dell’alpinismo mondiale lo ha fatto, non a caso, scoprendo vie nuove, senza ossigeno, magari in solitaria.
Daniele Nardi è vissuto e morto per il sogno di aprire quella che per lui era la più bella via di sempre. La sua natura lo ha portato in montagna. E lì il suo destino è stato scritto. Per sempre.
“Le grandi montagne hanno il valore degli uomini che le salgono, altrimenti non sarebbero altro che un cumulo di sassi” (W. Bonatti)
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