Essere belle ad ogni costo
Quanto accaduto alla giornalista Rai, Giovanna Botteri, mi ha profondamente indignata! Come donna e poi come professionista. Faccio parte di questo splendido gruppo che mette insieme ben 17 teste pensanti e che nelle ultime settimane, da quando è nato il progetto “Distanti ma unite”, ha ricevuto un’infinità di complimenti per il valore delle idee e la qualità dei contenuti. Nessuno ci ha mai scritto per dirci che eravamo belle o per lamentarsi del fatto che non lo eravamo. E di questo siamo molto felici!
Per anni ho lavorato come inviata per un canale televisivo nazionale ed ho sentito sulle spalle il peso del dover essere sempre bella per forza. “Fai televisione quindi è normale” mi sono sentita rispondere la maggior parte delle volte in cui ho sollevato l’argomento, come se raccontare una partita di calcio o intervistare un dirigente di serie A, comportasse implicitamente avere la messa in piega appena fatta o l’ombretto sfumato alla perfezione. Impresa davvero ardua per un’inviata, se provate a considerare per un istante che le mie giornate si dividevano tra dirette sotto la pioggia (o sotto il sole), per ore ed ore senza (a volte) poter raggiungere neanche il bagno pubblico di un bar. Niente camerini, niente truccatori, niente hair stylist, nulla di quello che vi fanno vedere nella maggior parte delle storie Instagram o su Facebook, dove molte conduttrici (per fortuna non tutte) sono più attente a sponsorizzare orologi e costumi da bagno, piuttosto che fare informazione come dovrebbero.
Mi sono sforzata per non so quanto tempo di stare comunque sui tacchi, nonostante il mal di schiena e i piedi da buttare nel cassonetto, e di passarmi più volte il fard sulle guance, usando come supporto lo specchietto dell’auto. Poi mi sono stancata! Ho volutamente staccato la spina da quel circolo vizioso che tutto esaltava tranne che le mie qualità di giornalista. Ed ho smesso di preoccuparmi di un capello fuori posto o di una camicia non perfettamente stirata, di ciò che gli altri potessero pensare. Sentendomi più leggera, più libera e più sicura di me stessa.
E allora viva Giovanna Botteri! Che se ne frega dell’ironia spicciola e del body shaming, rendendo onore a colleghe “giovani e vecchie, bianche, marroni, gialle e nere. Belle e brutte, magre o ciccione. Con le rughe, culi, nasi orecchie grossi”, che non saranno in lizza per la prossima corona di Miss Italia ma fanno egregiamente ciò che è richiesto loro di fare: informazione. D’ora in poi ognuna di noi abbia quindi la facoltà di mostrarsi al pubblico sia con un anonimo maglioncino grigio sia con la scollatura più sexy del mondo, sia con uno smoking eye da “Notte degli Oscar” sia con gli occhi cerchiati dalla stanchezza. Senza che nessuno si permetta di giudicare, deridere, criticare. Perchè l’unica cosa veramente grave è che certi stereotipi non siano ancora stati superati. Nel 2020.