Martina, infinita come i suoi record
“Infinita Martina Caironi, come i suoi record: dopo essersi aggiudicata due medaglie d’oro agli Europei di atletica in Polonia, ha abbattuto nuovamente il record del mondo nel salto in lungo T63, già migliorato proprio nella gara polacca. Martina era la stella della ventiquattresima edizione del Meeting Città di Nembro, la portacolori delle Fiamme Gialle non ha tradito le attese fissando il nuovo primato del mondo a quota 5,19 migliorandosi di ben 13 centimetri. Caironi sarà in gara anche alle Paralimpiadi di Tokyo“.
Lo ha scritto La Gazzetta dello Sport qualche giorno fa.
La Gazzetta ha ragione definendo Martina Caironi infinita. Ma non solo nello sport. E’ infinita perché, a 31 anni, con diverse Paralimpiadi, Europei, ed altre mille gare alle spalle, ha ancora tanto da dare e lo sa. E’ infinita perché qualche settimana prima del record del mondo di salto in lungo (che era già suo), aveva vinto l’oro agli Europei paralimpici in Polonia, nei 100 metri della sua categoria, correndo in 15’02”. Martina Caironi è infinita, e non solo nell’atletica leggera. Lo è anche perché va nelle scuole, parla ai ragazzi, dai più piccoli di 7/8 anni a quelli più grandi di 15/16. Parla di come la vita, anche con una gamba in meno, possa essere assolutamente piena, di come un incidente può cambiarti si la vita, ma sta a te decidere come fartela cambiare.
E’ stato bello intervistare Martina Caironi. Ha una voce decisa e calma, le sue parole dimostrano una maturità atletica e umana e una consapevolezza rara. E ora, a poche settimane dall’appuntamento paralimpico, Martina non vede l’ora di affrontare le gare e vivere l’atmosfera dell’avventura giapponese.
Obiettivo Tokyo
“Sono sempre in giro questo periodo, per fortuna. Me la sto vivendo molto bene perché è periodo di gare: tra un paio di settimane mi aspetta uno step finale di preparazione e poi ci siamo. Arriva Tokyo. Certo l’attesa è stata maggiore, rimandare di un anno non è stato facile, sia a livello fisico sia mentale. Però ora non vedo l’ora che arrivi il momento di queste Paralimpiadi! E’ la mia terza e sto cercando di affrontarla senza ansia e con coscienza. In realtà, non vedo l’ora di farla!”
Martina infinita
100 metri e salto il lungo, le gare clou di chi fa della velocità il proprio “mestiere”. E i nemici potrebbero arrivare…da casa: “Nei 100 metri le avversarie, secondo il ranking, sono due italiane: Ambra Sabatini ( a Dubai in febbraio ha fermato il cronometro a 14’59” ) e Monica Contrafatto. C’è anche un’indonesiana che è in un’altra categoria ma gareggia con noi”.
Nel salto in lungo è un’altra storia, ma neanche troppo lontana. Quando ho intervistato Martina veniva da 5metri e 06. Un record. Neanche il tempo di scrivere questo articolo ed ecco che il suo salto è diventato di 5 metri e 19. A Tokyo sarà una sfida all’ultimo centimetro.
La pandemia e il lock-down hanno dato a Martina una nuova consapevolezza: “L’ho vissuto cercando di affrontare le cose una per volta e capire ciò che non era in mio potere cambiare. Ho cercato di fare in casa tutto quello che potevo: ho inventato allenamenti e alla fine è stato positivo per me, perché ho fatto un tipo di preparazione che non avevo mai realizzato. Soprattutto, ho capito che sono fortunata perché alla fine, la salute non mi è mai mancata. E’ stata l’occasione per fare un parallelismo con la mia situazione di disabilità che ho avuto all’inizio, subito dopo aver perso la gamba. Ho pensato che io uno stop lo avevo già avuto, perché sono stata obbligata a stare ferma. Che era già successo, ma l’avevo superata”.
Martina ha perso la gamba sinistra, dal ginocchio in giù, in un incidente in motorino quando aveva 18 anni. Prima giocava a pallavolo e l’atletica non era nei suoi pensieri. ” Ricordo che ero nel centro INAIL e vedevo alla pareti le foto degli atleti con questa protesi. Un po’ per caso, un po’ per curiosità, chiesi di avere la protesi da corsa. In quel momento ho capito che avrei potuto correre”.
L’incontro con Pistorius
Ma colui che ha fatto capire realmente a Martina che poteva non solo correre ma cambiare la sua percezione di atleta è stato Oscar Pistorius: l’unico atleta con disabilità a voler competere con i normodotati. Il primo a far conoscere al mondo che esistevano le protesi da corsa e che si poteva essere atleti di alto livello. “Pistorius è stato il primo che ha ispirato me e tanti altri. Lui mi ha introdotta a questo mondo, mi ha fatto capire a livello tecnico quello che c’era dietro, tutto l’impegno, tutto l’allenamento. Tutto ciò non lo faceva più sembrare “disabile” ma semplicemente un’atleta. Vedere una persona con due amputazioni come uno sportivo di alto livello. Io avevo bisogno di riferimenti, di modelli che oggi ci sono a bizzeffe. Nel 2007 la gente neanche sapeva delle protesi da corsa. Da un punto di vista sportivo, Pistorius ha permesso realmente di far conoscere gli atleti paralimpici”.
Da anni ormai Martina va nelle scuole per raccontare la sua storia, ma anche a far conoscere gli sport paralimpici. “Le domande più bizzarre li fanno i piccoli. Del tipo ‘ma la gamba dove è finita?’, oppure ‘ti fa male lì, dove non c’è più?’, mentre gli adolescenti mi chiedono informazioni sul costo delle protesi, su come mi alleno e su chi mi è stato vicino dopo l’incidente. Ultimamente, causa Covid, ho fatto molti interventi on line, ma sono contenta perché dopo, gli insegnati mi danno sempre dei feedback positivi. Trovo i ragazzi sempre molto interessati. Cerco di far capire loro che non è sempre scontato quello che hanno. Racconto la mia esperienza che significa anche questo: accettare quello che hai.”
Il futuro nello sport
Sul futuro, o meglio, sul dopo atletica Martina ammette: “Cambio idea spesso, però mi piacerebbe rimanere nell’ambiente. Ho acquistato delle capacità specifiche nel mondo dell’atletica e mi piacerebbe una carriera più “decisionale”, diciamo politica all’interno di un mondo che conosco. Ma prima devo attaccare le scarpine al chiodo e la momento non ho intenzione di farlo!
“Il dopo sarà un po’ tipo ‘va dove ti porta il cuore’: se le cose le segui e insisti alla fine arrivano”.