La felicità non posta niente
Nessun refuso, anche perché che la felicità non Costi niente è una menzogna. Mentre è vero che la felicità non posta niente. Ed è una massima figlia del più popolare “gli amori felici non postano”. Direi un assioma.
La felicità non posta niente perché non ha il tempo. Lungi da me voler fare della filosofia spicciola – anche perché in filosofia sono sempre stata un capra – ma quanto dura un momento felice? Di una felicità straripante, che il cuore esplode e la mente è spenta? Dipende. Un’ora? Un quarto d’ora se la tua migliore amica è l’ansia. Perché dopo 14 minuti è lì a sussurrarti all’orecchio “calma che può succedere una cosa brutta e passa tutto”. Ecco, io 14 minuti non li spreco a cercare l’inquadratura e la luce giuste, il profilo migliore e il filtro piallante. Io per 14 minuti mi dimentico pure che qualche stronzo ha inventato uno strumento che si chiama smartphone.
E poi c’è anche la storia della gelosia. Sono gelosa e protettiva nei confronti della felicità, ho pudore di farla vedere agli altri. Senza contare che molto probabilmente non sono fotogenica quando sono felice, non sono in posa e non sono bella perché non mi importa di esserlo.
E questo non riguarda me, mi sento di affermare che tocca tutti. Ok, vogliamo escludere chi posta per lavoro? Chi ha dei doveri verso i suoi follower? Non ne sono sicura. Perché, seppur rari, ci sono momenti, giorni in cui regna il silenzio anche in quel feed da milioni di seguaci. E in quel silenzio c’è spesso della felicità o l’esatto opposto di essa.
Alla felicità postata non credo. E’ una felicità impostata. Non ce la stiamo godendo davvero, lo stiamo solo dimostrando. Quando abbiamo più bisogno dell’approvazione degli altri, quando abbiamo bisogno di sentirci meno soli e chiediamo agli altri di guardarci, di dirci che esistiamo, che valiamo (e qui non riesco a non pensare al claim di un famoso brand del settore beauty).
Ci penso ai miei momenti felici e non ce n’è manco uno nel mio profilo Ig. E’ rimasto in qualche parte del mondo, al tavolo di un ristorante, in una passeggiata al parco, in un Natale a casa, in un bagno al mare, dentro la mia stanza, in un letto, in una macchina in giro per Milano, in un abbraccio davanti al portone e in molti altri frangenti che non sono mai diventati scatti. Sono storie sì, ma non scorrono sul mio profilo e sulla vostra home.
Non ci credo che in quel sorriso col filtro Lagos e in quell’abbraccio con i colori accesi di Juno siete felici. Nemmeno in quelle stories in due a letto, con le lenzuola che coprono corpi nudi, ma felici? Volete dire ai vostri 10k follower che facendo swipe-up c’è la posizione della felicità? Non lo so ma fatico a crederci.
Sarà che la mia è una felicità discreta, a-social. Ma almeno così lo sapete che quando posto forse c’è gioia, noia, insicurezza ma la felicità quel giorno è da un’altra parte, lontano da quegli hashtag.
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