Il Made in Italy e la A di automobile
L’ultima tappa nel viaggio immaginario e temporale attraverso la storia del Made in Italy, è rappresentata dalla quarta A di automobile. Un’invenzione straordinaria che ha permesso al mondo di percorrere grandi distanze impiegando sempre minor tempo e che, una volta entrata nel nostro Paese, ha finito col diventare il tratto distintivo del nostro essere italiani.
Perché in Italia prenda il proprio spazio il mercato delle macchine, bisogna aspettare gli inizi del 900. Negli USA intanto la Ford, con il Modello T, aveva avviato la costruzione in serie di autoveicoli introducendo, nelle sue fabbriche, la catena di montaggio. La vera svolta per tutti i settori industriali.
Da quel momento passerà circa un ventennio rima che da noi si inizi ad avviare una vera produzione di automobili. A Torino alcuni degli imprenditori più lungimiranti, e tra questi una delle famiglie più importanti della città, gli Agnelli, presero letteralmente in mano la produzione industriale con la FIAT, Fabbrica Italiana Automobile Torino.
E con la FIAT cominciò a prendere vita il prestigio del mercato automobilistico italiano, che fino ad allora aveva messo su strada solo macchine per famiglie. La vera svolta arrivò con la nascita del modello Topolino, meglio conosciuta come “la 500”. In pochissimo tempo conquistò la piazza sbaragliando tutti.
La 500 è stata la prima utilitaria chiesta espressamente all’Avv. Gianni Agnelli da Benito Mussolini, che aveva l’idea di rendere ogni italiano proprietario di una macchina. L’avvocato, in realtà era scettico sul far nascere e creare un’auto economica e alla portata di tutti, ma decise di imbarcarsi comunque in questa
avventura. Inutile dire che la scommessa fu vincente e per decenni la 500 è rimasta padrona del mercato, non solo italiano ma mondiale.
Nel corso dei decenni la piccola utilitaria passò dal boom a periodi difficili, che ne hanno visto anche la cancellazione del modello. Nel 2007 però, dalla genialità di Lapo Elkan, uno dei nipoti di Gianni Agnelli, apparve la nuova FIAT 500. E fu di nuovo un successo.
La storia ci racconta che già nei primi decenni del ‘900 la FIAT era la terza casa automobilistica mondiale,
superata soltanto da due mostri sacri: Ford e General Motors.
A completare questa egemonia intervenne un legame di portata storica.
La FIAT infatti legò il suo destino ad un altro marchio notevole del settore, ovvero alla Ferrari. L’azienda era sorta a Maranello, nella provincia di Modena, dal volere e dalla caparbietà dell’Ing. Enzo Ferrari che aveva in testa di impossessarsi della Formula 1. Nacque così la prima auto sportiva italiana e da lì a poco iniziò anche la produzione di auto sportive su strada.
Anche se diverse per mercato e visone, FIAT e Ferrari si sono sempre appoggiate l’una all’altra. Dopo la fondazione della scuderia del cavallino, in seguito a un momento di crisi, negli anni ’50, Enzo Ferrari decise di unire le proprie forze a quelle della casa di Torino. L’obiettivo principale era di arginare lo strapotere della Mercedes, che in quegli anni oltre alla conquista della F1 iniziava a prendere il largo anche nella Mille Miglia.
Alla Ferrari era interessato anche Henry Ford, nipote del fondatore della Ford, che tentò la scalata alla casa di Maranello.
A quel punto per mantenere il marchio totalmente italiano, Gianni Agnelli ed Enzo Ferrari, si incontrarono.
«In seguito all’incontro del presidente della Fiat dott. Giovanni Agnelli con l’ing. Enzo Ferrari è stato deciso, nel preminente intento di assicurare alla Ferrari Automobili continuità e sviluppo, che il rapporto di collaborazione tecnica in atto con la Fiat si trasformerà entro l’anno in partecipazione paritetica». Questo il testo del comunicato stampa diffuso dopo il loro accordo.
Si mise in piedi in questo modo una collaborazione oggi ancora viva. E difatti l’attuale Amministratore Delegato e Presidente della Ferrari è John Elkann, altro nipote dell’Avv. Agnelli.
Oltre Fiat e Ferrari c’è una terza azienda riconosciuta nel mondo come eccellenza italiana e che segue il file rouge di questo racconto: la Lamborghini.
Nel 1946 Ferruccio Lamborghini, noto costruttore di trattori, dopo una discussione proprio con Enzo Ferrari, si convinse di fondare una casa automobilistica tutta sua con caratteristiche simili alla Ferrari. Ovvero auto sportive e molto costose. Lamborghini era un grande estimatore della casa di Maranello, però una sua insoddisfazione sulle prestazioni della rossa più famosa d’Italia e l’urlo non ascoltato da parte di Enzo Ferrari, gli fece prendere la decisone di “costruirsi da solo” un’auto sportiva.
Prese vita nel 1963 la Automobili Lamborghini. La cui storia è stata senza dubbio travagliata ma oggi, anche se non è più una azienda “italiana”, è riconosciuta come una nostra eccellenza.
Il mercato dell’automobile, ovvero la quarta A, ci ha raccontato tre storie della prima metà del ‘900 tipiche
italiane.
Cosa ha reso famose e leader del settore queste aziende?
Per rispondere dobbiamo focalizzarci esclusivamente su alcuni punti. La genialità e la lungimiranza degli imprenditori italiani. Il loro coraggio di rischiare e mettersi in gioco. E soprattutto la forza degli operai che sono gli artigiani di questo settore.
Sono stati quei lavoratori che nel periodo più difficile della storia economica del nostro Paese, ovvero il secondo dopo guerra, si sono rimboccati le maniche e hanno assecondato le richieste, spesso incomprensibili e gravose, dei loro imprenditori, ingegneri o designer.
E quando le menti geniali, di Abbigliamento, Arredamento, Agroalimentare e del mondo dell’Automobile, si sono guardate in faccia: si sono riconosciute simili. Comprendendo e stabilendo che tutto quel patrimonio di eccellenza andava tutelato e preservato.
La giusta tutela è stata la creazione del marchio Made in Italy.
Il viaggio attraverso la qualità e le aziende del nostro Paese è stato affascinante. Mi ha dato la possibilità di riscoprire tradizioni e sensazioni che avevo accantonato. E’ stata un’esplorazione anche nella mia memoria e nelle mie radici. E mi ha fatto apprezzare ancor di più l’Italia e mi ha reso orgogliosa di noi Italiani. Tanto scherniti e bistrattati quanto però invidiati e onorati.
Laura Cardilli