Un anno di Covid, dal giorno in cui tutto cambiò
Ad un anno esatto dall’inizio del Covid, dalla scoperta del paziente 1 e dall’inizio dei contagi in Italia, non riusciamo a vederne la fine.
Abbiamo avuto più di 96000 vittime, conoscenti, amici, familiari che ci hanno lasciato.
Caduti in battaglia contro un nemico invisibile che qualcuno nega ancora che esista.
Esiste ed è ancora vivo e forte tra noi, che si fa spazio in quegli spazi che lasciamo prendergli, che si fa spazio in quella parte di alcuni di noi che dicono sia scomparso.
Siamo stanchi, è vero lo siamo tutti, perché i sacrifici fatti sembrano non essere bastati, perché essere coperti da “quest’armatura” ad alcuni non è bastato.
E noi siamo stanchi di procedure e meccanismi, di una vita a singhiozzo.
Di tutto quello che si può fare e non fare ad intermittenza e a periodi, e quel tanto che non facciamo più da ormai tanto.
Abbiamo speso un anno che non troviamo più, lo abbiamo pagato, siamo invecchiati di un anno ma non lo abbiamo vissuto.
È qui tra le nostre rughe, tra i capelli bianchi, nel calendario a cui abbiamo voltato le pagine che son rimaste bianche.
Privi di ricordi, privi di emozione, orfani di vita, è stato un anno orfano di vissuto.
Un’estate calda ma che non è stata estate, compleanni solitari, festività che hanno perso l’identità.
Chiusi nei decreti che hanno provato a limitare i nostri desideri di libertà. Dicono il vaccino ci salverà. Ci aggrappiamo con le unghi e con i denti a questa idea.
Slegherà le catene di questa libertà vigilata, arriverà l’immunità di massa. Lenta, ma arriverà.
Allora sarà di nuovo primavera e poi estate, nel cuore, sulla pelle e negli abbracci.
E allora abbraccerò tutti; i miei nonni lontani, i miei cari, gli amici e anche il fornaio sotto casa.
Faremo scorpacciate di abbracci e tavolate di sorrisi, presto se Dio vorrà tutto tornerà alla normalità.
Amata normalità, a presto.
Se vi è piaciuto questo articolo, non potete non leggere “Felici Asintomatici”