Felici e contenti…a chi?!
Premetto che non ho nulla contro i matrimoni, anzi. Mi piacciono. Cioè, il concetto mi piace. E sono sempre felice di prenderne parte, soprattutto se sull’altare ci sono persone a me molto care. Motivo per cui nessuno, e dico nessuno, deve risentirsi per quello che scriverò qui. E’ solo il frutto di una riflessione sotto la doccia, una cosa senza senso e – spero – senza conseguenze. Vi voglio bene. A voi che vi siete sposati e io c’ero e a voi che lo farete e io ci dovrei essere. E alla fine siamo tutti felici e contenti.
Il fatto è che il matrimonio è davvero unico e speciale solo per chi si sposa. Forse per la famiglia degli sposi, ma gli altri? Gli altri sono comparse – a volte vestite male – di un film che abbiamo già visto, che non ha colpi di scena, magari ad alto budget, ma che non ci sorprende perché sappiamo come va a finire. Con un buffet di dolci e una fontana di cioccolato in cui immergere della frutta insapore. E a volte, se i bambini non sono arrivati prima di te, anche dei marshmallow.
Prendiamo la musica. Voi lo sapete quanto ci mettono a scegliere la band che suonerà nel giorno più bello della loro vita? Tanto, troppo. Ci mette meno Amadeus a selezionare le nuove proposte per Sanremo. Ma…ma l’attenzione che gli invitati riservano a quella band è esattamente la stessa che lo spettatore medio del Festival concede ai giovani che calcano il palco. Ovvero nulla. Faccio caso alla musica durante il ricevimento perché spesso non mi permette di sentire cosa mi sta dicendo la persona che mi siede accanto. A quel punto, vista l’impossibilità di intavolare una conversazione senza sgolarsi per sentirsi, mangio. E infatti quello che rimane un vivido ricordo dei matrimoni è il cibo.
Ma restiamo sul banchetto nuziale. Vorrei dire solo due cose. Arriviamo ai secondi di pesce satolli e ci dispiace non goderci quei gamberoni sensuali perché prima degli antipasti ci siamo abbuffati di grissini torinesi che a casa nostra useremmo come stuzzicadenti ma che al tavolo, in attesa degli sposi, diventano sfiziosi antistress per la nostra mandibola. Ci dispiace. Ma non ci dispiace abbandonare lì, accanto all’orata bianca come la sposa, i tre asparagi croccanti e le patate duchessa che un galateo dei matrimoni dovrebbe proibire perché indiscutibilmente inutili.
Inutili come le bomboniere. Ditemi voi quali bomboniere di matrimonio avete apprezzato e quindi conservato. Io alcune non ho capito manco cosa fossero. Oggetti orripilanti resi ancora più sgradevoli dalla presenza di confetti alle mandorle. Mandorle? Ma quelli si usavano negli anni 80. Oggi dentro al confetto l’ultima cosa che spero di trovarci è la mandorla. Ci voglio Tamarindo e cacao Criollo, come minimo. Perché la bomboniera questo è: una giustificazione ai 5 confetti al gusto esotico che devo mangiarmi prima del buffet dei dolci a bordo piscina.
Ma a me poi i matrimoni piacciono. Solo che li dimentico in fretta.
Solo di uno mi ricordo nitidamente. Gli sposi li avevo conosciuti una sera tramite un amico comune. Mi chiedono se mi fa piacere andare al loro matrimonio. A quel tempo vivevo in Irlanda, loro a Copenhagen. Lui è per metà australiano e per metà cinese, lei è lettone ma di origini russe. Si sposano a Granada.
La cerimonia su una collina, al tramonto, niente altare, la cornice è l’Alhambra. Quasi tutti i presenti sudati e in sneakers, eppure è stato uno dei matrimoni più eleganti a cui abbia partecipato. Uno dei più emozionanti, nonostante si trattasse di perfetti sconosciuti.
Nessun regalo, nessuna cena sfarzosa. Non ricordo nemmeno cosa si sia mangiato, perciò deduco si sia bevuto abbastanza.
Questi due stanno ancora insieme. Forse senza lancio della giarrettiera e torta a tre piani si può essere felici lo stesso. Forse, eh.
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