Pot-pourri della settimana
Ma che parola è pot-pourri? A lungo l’ho sentita pronunciare da mia madre ma solo in età adulta ho scoperto che non si scrive puppurì.
Preambolo dalla possibile utilità sociale (se fino a oggi avete vissuto con questa mia stessa lacuna) e volto a dirvi che da qui in poi questa pagina sarà un pot-pourri della settimana passata.
Parto da due saluti: quello di Conte a Palazzo Chigi e quello di Di Battista al Movimento 5 Stelle. Il primo è il saluto che ha commosso il web e ha portato alla ribalta uno dei grandi protagonisti dell’ultimo anno, ultimamente un po’ trascurato: il balcone. Proprio dai balconi e dalla finestre del palazzo dell’Esecutivo sono partiti grandi applausi dei dipendenti al premier che lasciava poltrona e tutto il resto. La scena pare abbia emozionato e colpito molti. Molti ignari del fatto che si tratta di un rito consolidato per i Presidenti del Consiglio che si congedano: negli anni grandi clap clap per Prodi, D’Alema, Berlusconi, Letta, Draghi. Scusate, mi sono portata avanti. In effetti per lui pronostico anche lanci di petali di rose.
A precedere il saluto di Conte quello di Alessandro Di Battista ai pentastellati. Le cose non sono andate come sperava e allora ha preferito abbandonare. Io l’ho vista così: si è cancellato da Rousseau con la stessa speranza con cui io ho eliminato certa gente da Facebook. Confidavo implorassero un ritorno. Non se ne sono manco accorti. Sembra finita una storia insomma, ma si sa che certi amori fanno dei giri immensi – magari in Guatemala – e poi ritornano.
A proposito d’amore, la settimana scorsa è stato San Valentino. Qualche burattinaio burlone ha fatto cadere nella stessa domenica anche il Carnevale. Non so se sia la prima volta ma credo che questa coincidenza dia un segnale forte a chi in questa ricorrenza ci crede. Carnascialesco è sicuramente il tripudio di foto e di stories di coppie in quel giorno, l’ostentazione di abbracci e di baci a occhi chiusi che io mi chiedo sempre ma chi ve li fa ‘sti scatti? Quale amico si presta a tali pagliacciate? Perché non sempre si tratta di selfie, ahimè.
Comunque se non ci sono dubbi che domenica scorsa sia stata la festa degli innamorati, io qualche titubanza sul Carnevale ce l’ho. In giro neanche l’ombra di un bambino in maschera, adulti in mascherina quanti ne vuoi! Ma un nano vestito da Spiderman o da Cowboy non l’ho visto. Solo uno vestito da Ministro a giurare al Quirinale, ma non è la prima volta.
Insomma poco colore tra le vie di Milano, non ho incrociato neanche una Elsa di Frozen. Eppure sulla strada coriandoli e stelle filanti ce n’erano. Ed è per via di questi segnali che mi sono ricordata fosse la settimana di Carnevale.
E dire che l’anno scorso ero a Venezia a bere Spritz in mezzo alla folla e a mangiare polenta e baccalà inconsapevole che quella era davvero felicità travestita da normalità.
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