Caso Tik Tok: la parola all’influencer Federico Rognoni.
Sempre più minori, costretti a restare a casa a causa delle restrizioni per la pandemia di covid-19, passano la maggior parte del loro tempo sui social. Quello più utilizzato è Tik Tok.
L’attività più frequente è quella di postare video che li ritraggono nelle attività più disparate: mentre si esibiscono in balli, canti o scherzi verso i componenti della famiglia.
Questo ha fatto aumentare i casi di cyberbullismo e purtroppo quelli delle morti per le presunte “black out challenge”.
Come appassionata di comunicazione, temi sociali e quelli più strettamente legati ai minori, ho chiesto aiuto a Federico Rognoni “TikTok Consultant and Creator” per fare un pò di chiarezza.
A parte essere riconosciuto tra i 20 influencer italiani di questo settore, mi piaceva l’idea che sia un ragazzo giovane, preparato e consapevole a darci qualche risposta su come si possa fare cultura anche su uno strumento che non nasce per questa finalità.
Quale è stato il tuo primo approccio allo strumento di Tik Tok?
Federico: il primo approccio nel marzo 2019, avvenuto quasi per scherzo, facendo un video a torso nudo in palestra… vedendo quante visualizzazioni avevo ottenuto, ho capito subito la potenza del mezzo.
La mia passione per il digital marketing ha prevalso e ho iniziato poi, da settembre 2019, a creare contenuti di carattere divulgativo per le giovani generazioni. Obiettivo: evitare che credano a tutto quello che vedono!
Come hai capito che sarebbe diventano un fenomeno comunicativo su cui puntare?
Federico: quando ho capito che poteva essere anche altro e non solo il “social dei balletti”. Ho intuito la possibilità di utilizzarlo come strumento di divulgazione culturale. Infatti la maggior parte del mio tempo su questo social è impiegato per incrementare la tendenza #imparaConTikTok.
Questo mi è valso il riconoscimento dalla stessa piattaforma per essere stato tra i primi influencer a creare contenuti di valore e mi è valso tutti i lavori con i grandi brand che ne sono arrivati e che seguo attualmente.
Quali sono i motivi che rendono tik tok il social preferito dai più giovani?
Federico: per l’immediatezza e semplicità di utilizzo. Se ci pensate è stato così anche per facebook: quando era una cosa nuova ha incuriosito, poi è stato esplorato, ma quando diventato troppo “pieno” i giovani lo hanno quasi del tutto abbandonato.
Come vivi il binomio creatore di contenuti/utilizzatore di contenuti su Tik Tok?
Federico: si può dire che la mia fase “solo fruitore” è durata pochissimo! Subito dopo aver iniziato a pensare il canale come uno strumento di lavoro, mi sono appassionato a incrementare la tendenza #ImparaConTikTok. Proprio grazie a questo lo stesso social mi ha riconosciuto come tra i primi migliori content creator italiani.
Come si potrebbe, secondo te, sensibilizzare l’opinione pubblica, quindi sia adulti che minorenni al giusto utilizzo dello strumento?
Federico: insegnando all’algoritmo che vogliamo contenuti di qualità! Ci tengo a precisare che, proprio perché conosco il social anche per motivi lavorativi, i video pericolosi, piuttosto che inviti che spingono i ragazzi a fare cose estreme solo per far salire i follower mettendosi alla prova, arrivano anche da altre piattaforme, come Whastapp.
I genitori hanno il dovere di controllare l’utilizzo che i figli minorenni fanno del proprio smartphone. Oggi è molto facile verificare la cronologia, il tempo di utilizzo e indirizzare la tipologia di contenuto visualizzato.
Se vi è piaciuta l’intervista e volete continuare a parlare di questo tema, collegatevi il 18 febbraio alle 18.00 sul profilo Instagram di Distanti Ma Unite per una diretta con noi!