Il marito in quarantena
Se c’è una cosa che questa quarantena ci ha insegnato è il vero significato della parola “convivenza”. Mariti, compagni, fidanzati non ci sono mai stati così vicini come in questo ultimo mese e mezzo. Abituati alle nostre vite, spesso frenetiche, fuori o dentro casa che siano, prese dal “morbo di tetris” per incastrare lavoro, casa, bambini, marito e trovare magari cinque minuti per noi, ecco che la quarantena da Covid-19 ha, in un attimo, spazzato via tutto, riprogrammato le nostre vite sotto un profilo che finora non avevamo approfondito in maniera così viscerale: la convivenza h24 con i propri mariti.
Ecco quindi aprirsi uno scenario con difficoltà che finora non avevamo contemplato. Condividere spazi di lavoro in smart working, magari in pochi metri quadrati; sostenere riunioni di lavoro mentre i figli si scannano urlando come “Conan il Barbaro” in salotto (ed hanno la capacità di farlo proprio nel momento in cui tu inizi la riunione); insomma, il marito dentro casa tutto, ma proprio tutto il giorno, può far uscire lati del nostro e soprattutto del loro carattere finora sconosciuti.
Quando mio marito mi ha detto ” da domani lavoro da casa” ecco che nella mia mentre è balenata subito la frase di una canzone…”ci vuole calma, e sangue freddo, calma…”. Io, che da casa ci lavoro da quattro anni, già mi dovevo abituare a farlo con le bambine (Dio salvi la scuola), ma pure con lui diventava complicato. Ma non mi sono scoraggiata ed ho trovato la soluzione. In fondo, di cosa aveva bisogno? Di un tavolino accanto ad una presa elettrica e la possibilità di agganciarsi alla rete internet di casa. Così, armata di forza bruta, ho spostato di qualche centimetro il letto nella camera matrimoniale, posizionato un mini-tavolo accanto alla finestra ed eccolo lì: l’ufficio che somiglia alla cella di un carcere era pronto!
Sono fortunata perché passa lì dentro circa 12 ore al giorno. Certo, devo preparagli i pasti e qualche volta lo vedo perché deve andare in bagno, ma posso affermare che, nonostante queste sporadiche apparizioni, la nostra convivenza procede a gonfie vele. Scherzi a parte (mica tanto), in molti all’inizio del lockdown si sono chiesti: ” Come uscirà la coppia da questa esperienza di quarantena”? Saranno più le nuove gravidanze o i divorzi? Considerando che in Cina, dopo il confinamento c’è stato un boom di richieste di divorzi è lecito chiederselo.
La riuscita o il fallimento di una relazione dipende dal funzionamento di regole di collaborazione su diversi compiti, come condividere gli spazi, occuparsi della casa, etc. Per la studiosa Froma Walsh è proprio la capacità di tener fede a questi impegni che sancisce il grado di funzionalità o meno della coppia. Essenziale, secondo gli psicologi che sono stati interrogati su quest’aspetto, è cercare di organizzare la propria vita di coppia con qualche semplice regola:,
- Rispettate gli spazi: la convivenza è più difficile se gli spazi sono ridotti. Se poi c’è pure da gestire i figli allora le cose si complicano. Conocordare gli spazi e rispettare quelli dell’altro è fondamentale.
- Rimandate le decisioni importanti: risolvere un problema alla volta e focalizzarsi solo su quelli che la quarantena ci pone davanti. Per tutti gli altri, aspettare tempi migliori.
- Accettare senza giudicare: siamo tutti in quarantena e con le nostre vite rivoluzionate. Cerchiamo di accettare i momenti “no” dell’altro senza giudicare, così come le difficoltà. Insomma, contiamo fino a 10 prima di esplodere.
- Momenti di condivisone: cercare di fare qualcosa insieme, qualcosa che prima non facevate, come guardare un film, mettere a posto le vecchie foto, riparare quel vecchio mobile, programmare una vacanza. Aggiungere qualcosa di diverso in un periodo unico (e speriamo non ripetibile).
Insomma, impariamo a fare squadra in modi alternativi. Concedersi nuovi momenti di condivisione, stare insieme con un po più di leggerezza contrapponendosi al momento pesante che c’è lì fuori. Riscoprire delle risorse di coppia che avevamo sottovalutato. Tornare a sostenersi a vicenda. In fondo, non tutti i mali vengono per nuocere e forse questa quarantena è un’ottima occasione per riscoprire e riscoprirsi come persone migliori di quello che pensavamo di essere.
P.S: Questo articolo prende spunto da interviste e studi fatti da psicologi esperti di coppia. Nonostante il taglio leggero, vale la pena sottolineare che è per famiglie funzionali, ossia dove non ci sono conflitti e violenze domestiche. In questi ultimi casi, la quarantena per la donna diventa un vero e proprio incubo. Chiedere aiuto è possibile ed è giusto ricordarlo. I centri antiviolenza sono aperti e continuano a lavorare. 1522 è il numero per l’emergenza come ricorda Natasha Farinelli in questo articolo: