Così è se vi pare
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Chi di voi non ha una paura atavica che si porta dietro dall’infanzia oppure, come capita con certe allergie, è comparsa nella propria vita all’improvviso perentoria e definitiva come una mannaia? Quasi tutte le persone che si affacciano al mio studio per sapere se sono in grado di aiutarle, ne coltivano una con amorevole cova. Io, personalmente, ne ho centoventitrè. Alcune mie, alcune ereditate dalla mia famiglia. Che, lasciatemi dire, sul tema è così ferrata da generazioni.
L’ereditarietà della paura: un racconto personale
Era difficile, per esempio, descrivere il bagno di mia madre. C’erano medicine di ogni genere, ovunque. Per lo più scadute, senza nemmeno essere state scartate. Comperate solo per precauzione.
Il terrore di un’apocalisse si tramanda nella mia famiglia di generazione in generazione, così, come un vecchio orologio senza alcun valore. La mamma mi raccontava spesso che d’invero lei e sua sorella uscivano sì e no per andare a scuola, nel vano tentativo di evitare qualsiasi colpo di freddo, certo, ma anche il rischio di ruzzolare sui marciapiedi scivolosi di pioggia, neve o ghiaccio.
Vivendo a Bordighera e non sulle Dolomiti, la neve e il ghiaccio erano fenomeni più che altro simbolici ma non meno temibili. Qualora li avessero sottovalutati, lo scenario che si prospettava loro non sarebbe stato certo quello di una sbucciatura o di una culata.
Le avrebbero ricoverate all’ospedale quasi in stato neurovegetativo, tanto forte avrebbero potuto sbattere la testa o venire ingessate fino al collo a causa di una decina di fratture scomposte.
Drammi e Ossessioni: così è se vi pare
Mia nonna naturalmente conosceva sempre qualcuno a cui tutto questo era capitato davvero. Presumo che dovesse avere un sacco di parenti e amici prima che, uno dopo l’altro, cadessero vittime di un destino ingrato.
Parlo di raffreddori trasformati in polmoniti o peggio, cadute rocambolesche da ogni superficie piana, inclinata o verticale possibile. Colpi di sole letali, congestioni fatali, traumi cranici, stupri di gruppo che avevano portato la vittima al manicomio e dal manicomio al suicidio. Soffocamenti, virus ignoti e cancri di ogni genere (non dico per ridere se è arrivata a sostenere di aver avuto una cugina devastata da un tumore alla prostata).
L’Inspiegabile paura del sole attraverso i vetri
Per non parlare della sua ossessione più grande: il sole attraverso i vetri. Quale calamità provocasse quest’ultima avventatezza non l’ho mai capito perché il solo domandare causava nella nonna la contrazione del muscolo sotto l’occhio. La zona dei dotti lacrimali cominciava a sussultare e lei scoppiava a piangere e a dirci che se lo sentiva: aveva contratto il morbo di Parkinson, come sua madre.
Se volete contattare Silvia Tesio (autrice ed emotional trainer) scrivete a distantimaunte@gmail.com. Vi metteremo in contatto con lei!