Gazzelle e la nostalgia che non passa mai
Gazzelle non si è mai piegato alle mode. Con “Indi”, il suo quinto album, torna a raccontare emozioni e frammenti di vita senza perdersi in etichette. L’indie, per lui, non è mai stato un rifugio, ma un punto di partenza. E con questo album dimostra che c’è ancora spazio per una scrittura sincera, lontana dalla superficialità di numeri e algoritmi.
Uscito il 24 gennaio 2025, anticipato da brani come “Mezzo secondo” e “Come il pane”, “Indi” arriva dopo il doppio platino di “Tutto qui” a Sanremo 2024. È un disco che parla di amore, di tempo che passa e di quella nostalgia che non lascia scampo. Non c’è spazio per collaborazioni, perché Gazzelle preferisce parlare da solo, con una voce che resta autentica.
Un amore senza mezze misure
L’amore, nelle sue canzoni, è sempre stato tutto o niente. In “Grattacieli meteoriti gli angeli” canta l’urgenza di un sentimento che consuma, mentre in “Come il pane” si scontra con le parole che non bastano mai. In “Piango anche io”, riflette sulla vita e su quanto sia difficile darle un senso: «Come si fa a parlare della vita? È come se la farina sapesse parlare della pizza che diventerà».
La fatica del vivere torna spesso: in “Stammi bene”, l’odio verso sé stessi diventa un modo per andare avanti. In “Il mio amico si sposa”, emerge quel muro invisibile che ci separa dagli altri. Gazzelle non cerca risposte. Si limita a raccontare, senza filtri.
Gazzelle scopre la nostalgia che ci abita
La nostalgia è il cuore di “Indi”. Non solo come rimpianto, ma come rifugio. In “Noi no”, parla al passato con immagini che toccano chi è cresciuto negli anni ’90: «Eravamo belli come i film degli anni Novanta, come i caschi pieni di adesivi». In “Non lo sapevo”, si confronta con la felicità che non aveva riconosciuto in tempo: «Ero soltanto felice e non lo sapevo».
C’è una consapevolezza diversa in questo disco, quella di chi ha imparato a convivere con i vuoti e a renderli parte di sé.
Un percorso che continua
“Indi” non è un album che strizza l’occhio al passato. È una conferma: Gazzelle resta fedele a se stesso, con ballad romantiche e brani che puntano dritti al cuore. Ma non manca la sperimentazione: “Piango anche io” si apre con archi e un’intensità quasi teatrale, mentre “Da capo a 12” è il pezzo più ritmato e radiofonico.
Con due date evento al Circo Massimo e a San Siro, Gazzelle celebra non solo questo album, ma una carriera costruita con pazienza e autenticità. La formica sulla copertina è una metafora perfetta: costruire richiede tempo, e Gazzelle ha dimostrato di saper aspettare.
L’indie non è morto. Non è mai stato solo una moda. E con “Indi”, Gazzelle ce lo ricorda. Anzi ci regala una serie di sospiri dei quali, francamente, non possiamo fare a meno.
VOTO: 8/10
Gabriele Ziantoni #DisperatamenteMalinconico
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