Non sai mai dove sei, il nuovo romanzo di Emilio Masina

Non sai mai dove sei, il nuovo romanzo di Emilio Masina

Emilio Masina pubblica il suo nuovo romanzo, dal titolo così enigmatico, ma anche diretto, tanto da innescare una forte curiosità. Emilio Masina è psicologo e psicoterapeuta. È membro ordinario della Società Psicoanalitica Italiana e full member della International Psychoanalytical Association. Già docente della Scuola di psicoterapia psicoanalitica SPS intervento clinico e analisi della domanda, e anche Professore dell’Università Sapienza di Roma. Inoltre è tra i soci fondatori della Cooperativa di aiuto psicologico agli adolescenti “Rifornimento in volo”. Il nuovo romanzo “Non sai mai dove sei”, è preceduto da “La speranza che abbiamo di durare” pubblicato invece nel 2019. Gli abbiamo rivolto alcune domande per scoprire di più sul suo nuovo romanzo.

Il titolo del suo romanzo vuole suggerire una certa incertezza o disorientamento? Se sì, pensa che sia una sensazione che caratterizza la nostra epoca?

Sì, in un doppio senso. In parte è il fisiologico spaesamento che ciascuno di noi percepisce nella propria vita che non è mai del tutto prevedibile e controllabile, anche per la presenza dell’Inconscio. Le relazioni con il mondo e con il nostro sé sono dinamiche, hanno una percentuale di aleatorietà, non sono mai scontate. Richiedono cioè di monitorare ed esplorare costantemente in particolare lo sviluppo della nostra sfera affettiva, dei nostri sentimenti. Ciò è tanto più vero quando un evento imprevisto ci scuote e ci costringe a rivedere le nostre posizioni rispetto alla vita.

Anche nei momenti di passaggio: dalla totale dipendenza del neonato, all’infanzia e poi all’adolescenza. Andando avanti, nello sviluppo di un’identità adulta, nel ruolo di studente, di lavoratore, di padre, di madre, di partner di una coppia, di figlia/o di genitori anziani. Fino alla gestione della propria vecchiaia e financo della nostra morte.

Non si finisce mai di imparare, di scoprire qualcosa di nuovo in sé e nell’altro. O almeno, è auspicabile che sia così. Qualcuno diceva: “Che la morte ci trovi vivi!”. E’ indubbio però che lo spaesamento, la perdita di punti di riferimento stabili che ci fa sentire più acutamente una dimensione di solitudine, sia caratteristico della nostra epoca. Siamo più consapevoli, attraverso il profluvio di notizie che ci arrivano dai diversi media, della complessità del mondo ma anche della sua precarietà.

Fenomeni come il nuovo intensificarsi delle guerre come strumento per cercare di risolvere i conflitti, l’inarrestabile crisi climatica, le grandi migrazioni da un continente all’altro, l’avanzata dell’intelligenza artificiale e dei robot. Lei sa che in America sono stati realizzati per fronteggiare il fenomeno del lutto i Grief robot? Sono avatar del caro estinto che parlano con il suo aspetto la sua voce e persino con i ragionamenti che faceva quando era vivo. Robot che ci fanno sentire impotenti, inadeguati di fronte alle sfide epocali che ci aspettano.

Può raccontarci come ha scelto questo titolo e quale significato profondo rappresenta all’interno della storia?

Cercavo un’immagine semplice per descrivere quello che ho scritto più sopra: uno spaesamento che è insieme esistenziale e frutto di un’epoca e l’ho trovato nella prima parte di una poesia di Caproni, che recita: “Non sai mai dove sei, non sei mai dove sai”. Nel romanzo lo spaesamento e l’inquietudine riguardano la difficoltà del bambino in psicoterapia, e in parte anche del giovane psicoanalista che se ne prende cura, di integrare aspetti di sé caotici e discordanti che riguardano la sessualità e la difficile costruzione del’ identità di genere. Aspetti che riguardano il riconoscersi o meno nel sesso della propria nascita. L’incontro scontro delle loro emozioni provocherà nel piccolo paziente, una modificazione profonda e nell’analista un rafforzamento della propria identità umana e professionale.

Nel romanzo esplora temi legati all’identità e alla percezione della realtà. Come ha sviluppato il personaggio di Alberto e le sue vicende?

Dando voce alle sue complesse vicissitudini affettive nella famiglia di origine e nell’incontro con due genitori che lo vogliono femmina e lo puniscono quando fa il maschio. Questa condizione provoca in lui una grande confusione e il dubbio se aderire o meno alle loro aspettative travestendosi da femmina e addirittura invocando l’intervento chirurgico di ri-attribuzione del sesso. Oppure resistere e ribellarsi a pressioni illegittime e intrusive nel suo corpo e nella sua psiche.

Dare voce alle emozioni

C’è un messaggio particolare che spera i lettori colgano?

Innanzitutto, vorrei si comprendesse che i cosiddetti non conformi, cioè le persone che hanno dei problemi con il corpo e la loro identità di genere e si definiscono agender, fluidi, bisessuali ecc. non sono “anormali”. Vivono cioè con intensità maggiore questioni e dubbi che ciascuno di noi ha vissuto almeno in parte in qualche momento della propria storia, in particolare nell’adolescenza. In secondo luogo, che l’accoglienza di queste persone implica non solo aiutarle ad ottenere un riconoscimento sociale e giuridico, ma anche un ascolto attento dei loro bisogni e difficoltà.

Ha una lunga esperienza come esploratore della psiche umana, soprattutto di quella di bambini e adolescenti. Come la realtà ha influenzato la sua scrittura e la costruzione di “Non sai mai dove sei”. C’è un momento della sua carriera o della sua vita che la ha ispirata in particolare durante la stesura del romanzo?

Il romanzo è nato anche come forma di protesta per il dibattito, rozzo e superficiale, che compare sui media a proposito delle questioni del cosiddetto genere. Una parte consistente della società è ancora animata da una violenta omofobia e omotransfobia. Sentimenti di chi giudica e condanna chiunque abbia un’incongruità di genere come malato o addirittura come un pericoloso attentatore dell’ordine costituito. Un’altra parte più progressista, si mostra inclusiva ma non coglie il bisogno di chi si trova in quelle condizioni di avere interlocutori attenti e preparati, nei consultori, nella scuola, nelle diverse istituzioni.

Per scrivere la storia di Alberto ho fatto ricorso ad alcune esperienze fatte quando ero molto giovane: lavoravo quasi esclusivamente con i bambini, fra cui alcuni che vivevano gli stessi problemi del protagonista del romanzo. Ci sono insomma anche degli aspetti autobiografici sia nel giovane psicoanalista che nelle sue esperienze quando era bambino e adolescente, che fa da contorno alla storia di Alberto.

Mi auguro che il mio scritto aiuti i lettori a diventare più consapevoli di una realtà che per certi versi rappresenta ancora un enigma. In quanto tale va esplorata con interesse e delicatezza, senza mai giungere a conclusioni affrettate.

Per incontrare l’autore Emilio Masina, potete scoprire i prossimi eventi seguendo la pagina Facebook in cui troverete anche moltissimi contenuti video esclusivi: https://www.facebook.com/emilio.masina

Angela Tassone

Esperta di Comunicazione e Marketing. Componente della FERPI - Federazione delle Relazioni Pubbliche italiana. Socievole e inconsapevole accentratrice, cerca di indirizzare al meglio le proprie energie. E anche se ha imparato che nella vita le cose non si possono mai considerare definitive, il suo amore per la scrittura e i media non passerà mai.

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