Trent’anni senza Ayrton

Trent’anni senza Ayrton

Imola, 1 maggio 1994, ore 14:17, Gran Premio di Formula 1 di San Marino. Nel corso del 7° giro Ayrton Senna, il campione brasiliano, si schianta sulla curva del Tamburello. Sono passati trent’anni da quel giorno, un giorno che ha segnato profondamente il mondo della Formula Uno e il cuore di milioni di appassionati. Anche il mio. Avevo solo 17 anni ed ero abituata a vedere il Gran Premio di Formula 1 insieme a mio padre. Lui grande appassionato, io meno ma pur di stargli vicino ( era un pilota di aerei e stava poco a casa) osservavo i giri infiniti di quelle auto, all’inizio senza capirne il motivo, pian piano sempre più affascinata da quel mondo veloce. E ricordo bene quel primo maggio. Sono passati trent’anni ma Ayrton Senna rimane, almeno per me, IL pilota della Formula Uno.

Barrichello prima, Ratzenberger poi

Ma per capire veramente ciò che successe quel giorno a Imola, bisogna tornare indietro di due giorni. Perchè l’atmosfera se così vogliamo chiamarla, in cui morì Senna era già molto pesante. Il 29 aprile, durante e prove del venerdì un incidente mostruoso occorse al pilota Rubens Barrichello. Il giornalista Cristiano Chiavegato lo descrisse così sul giornale La Stampa che uscì il giorno seguente:

Spaventoso incidente in prova: il brasiliano disintegra la sua Jordan a 200 kmh.
C’è un santo in Paradiso che protegge la Formula 1. Questa volta ha protetto Rubens Barrichello, […], il più promettente dei giovani piloti. […] È successo alle 13.15, un quarto d’ora dopo l’inizio delle prime prove di qualificazione. La Jordan di Barrichello è volata a oltre 200 chilometri orari contro le barriere di protezione. La vettura, dopo aver compiuto due rotazioni in aria, si è praticamente disintegrata. “Un’autentica bomba”, hanno raccontato alcuni spettatori seduti sulla tribunetta dei Vip, proprio di fronte alla Variante Bassa che precede il rettifilo d’arrivo. […] “Ci siamo spaventati, onestamente pensavamo che il pilota fosse morto”. Invece Barrichello si è salvato. I soccorsi sono stati prontissimi. In un attimo sono arrivati sia i medici sia gli uomini dell’antincendio.

La Jordan, capovolta, è stata rivoltata a mano. Per alcuni terribili minuti si è visto il pilota immobile nell’abitacolo. Molto sangue sul volto e sulla bocca, esanime. Con tutte le precauzioni del caso, dopo gli interventi di primo soccorso (gli è stata liberata la lingua che si era arrotolata all’interno della bocca e lo si è intubato per permettergli di respirare meglio) i soccorritori hanno quindi provveduto a liberare il pilota. […] Più tardi dall’ospedale, buone notizie. In sostanza, a parte lo choc, il fortunatissimo Rubens ha riportato una frattura al naso, più contusioni a una mano e alle costole”. […] Ayrton Senna, che intanto aveva conquistato la pole provvisoria, era molto preoccupato per il giovane connazionale e amico: “

L’intrepido Roland

Nel video si vede Ayrton Senna preoccupato. Ma se per Barrichello alla fine ci fu solo un grande spavento, per il mondo della Formula 1 era solo il preludio del week-end più buio della sua storia.

Il 30 aprile, nelle prove ufficiali, perse la vita Roland Ratzenberger: pilota austriaco che a 33 anni stava realizzando il suo sogno di gareggiare nella Formula Uno. Non aveva il carisma magnetico di Senna, né i titoli mondiali, ma condivideva con il brasiliano lo stesso spirito indomito e la stessa passione per la velocità. In quell’assolato sabato pomeriggio, superata la curva del Tamburello, Ratzenberger arriva in picchiata a quella successiva, curva intitolata all’immortale Gilles Villenueve. Da quella curva la Simtec del pilota austriaco non riesce ad uscire, l’ala cede e la monoposto, ingovernabile, si schianta contro il muretto della pista a oltre 300 all’ora con un angolo di impatto impossibile. La testa ciondolante del pilota è rimasta impressa nei miei occhi come scolpita su pietra. Soccorso immediatamente e trasportato in elicottero all’ospedale Maggiore di Bologna, morirà alle 15:00. Sulla sua lapide è inciso un messaggio toccante: “Ha vissuto per il suo sogno”.

Trent’anni dopo: Ayrton, l’immortale

Ayrton Senna, con tre titoli mondiali (1988, 1990, 1991) e una carriera fenomenale, è stato molto più di un campione. La sua presenza in pista era elettrica, il suo stile di guida aggressivo e la sua personalità carismatica, caratteristiche che lo hanno reso un’icona non solo in Brasile, ma in tutto il mondo. La sua ultima corsa è stata il teatro di una delle scene più cupe dello sport.

Senna se lo sentiva. Dopo la morte di Ratzenberger era inquieto, molto più degli altri. Quell’incidente aveva scosso tutti, pubblico e addetti ai lavori. Se ricordo bene si parlò addirittura se era il caso di fermare la gara. Ma the show must go on, soprattutto in Formula Uno e nulla si fermò. Quel giorno, pur facendo il tifo per le Ferrari ( al volante c’erano Jean Alesi e Gerhard Berger) aspettavamo di vedere il casco giallo di Senna emergere da quella curva come aveva sempre fatto. Invece, ciò che è seguito è stato un silenzio assordante, interrotto solo dal boato dello schianto. Il mondo ha trattenuto il respiro, sperando in buone notizie che non sono mai arrivate. Alle 18:40 la radio annunciava la morte di Ayrton Senna da Silva.

Rimasi scioccata come tutti. Ricordo il viso di mio padre: era sdraiato sul divano ma al momento dello schianto si alzò. Non so quanto tempo sia passato. Siamo rimasti incollati allo schermo per tutto il pomeriggio.

La memoria e il pellegrinaggio dopo trent’anni

Senna era più di un avversario temuto: era un’icona, un simbolo di tutto ciò che la Formula Uno poteva essere. I suoi duelli con Alain Prost sono diventati leggendari, così come le sue vittorie mozzafiato, come quella del Gran Premio del Brasile del 1991, dove, nonostante un cambio rotto e un braccio con i crampi, riuscì a trionfare davanti al suo pubblico. Il suo impatto va oltre le statistiche e i record. Senna ha incarnato la passione e il pericolo del motorsport, ricordandoci che, nonostante la paura, gli esseri umani sono capaci di momenti sublimi di coraggio e di arte. Ogni anno, i fan di Senna vanno in pellegrinaggio al cimitero di Morumby a San Paolo, un luogo tra grattacieli e favelas e che continua a essere un punto di incontro per coloro che vogliono ricordare il campione.

A distanza di trent’anni, il ricordo di Senna è più vivo che mai. Era un pilota fuori dal comune, noto non solo per il suo straordinario talento in pista ma anche per il suo carisma e la sua intensità emotiva. Era amato universalmente, dai fan delle favelas brasiliane ai potenti del mondo, per la sua capacità di coniugare velocità, intelligenza e una profonda umanità.

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#ostinatamenteEclettica

Paola Proietti

Classe '77, giornalista professionista dal 2008. Ho lavorato in radio, televisione e, vista l'età, anche per la vecchia carta stampata. Orgogliosamente romana, nel 2015 mi trasferisco, per amore, in Svizzera, a Ginevra, dove rivoluziono la mia vita e il mio lavoro. Mamma di due bambine, lotto costantemente con l'accento francese e scopro ogni giorno un pezzo di me, da vera multitasking expat.

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