Le Cento Domeniche di un Albanese drammatico
Un Antonio Albanese drammatico che fa centro, affrontando un tema dimenticato che ha causato situazione drammatica in tantissime famiglie italiane. Ma pariamo dall’inizio, ovvero dal film “Cento Domeniche” diretto e interpretato da Antonio Albanese e presentato all’ultima Festa del Cinema di Roma. Il film rappresenta una svolta nel percorso artistico dell’attore, noto per i suoi ruoli comici con personaggi come Epifanio e Cetto La Qualunque. Qui, rivela una gamma più ampia delle sue capacità di attore, affrontando un ruolo drammatico profondo.
Cento Domeniche di straordinaria umanità
Un film riguarda una questione che purtroppo ha coinvolto migliaia di italiani: il crack delle piccole banche che hanno rovinato risparmiatori spesso inconsapevoli.
La trama si concentra sulla vita di Antonio Riva, interpretato da Albanese, un ex operaio di un cantiere nautico che vive una vita semplice e soddisfacente, tra giocate a bocce e cure per la madre anziana. E il lavoro naturalmente, anche se Antonio è da poco andato in pensione e non riesce a staccarsi dal tornio di cui è maestro nel cantiere nautico di Olginate, un paese in provincia di Lecco dove l’attore è nato davvero. Antonio ha una vita sentimentale piuttosto disordinata, perché riempie il letto dell’amata quando il marito di lei è in viaggio, ma compensa con altri affetti solidi: l’anziana madre, interpretata da Giulia Lazzarini, l’ex moglie Margherita (Sandra Ceccarelli) e la figlia Emilia (Liliana Bottone). La figlia un giorno gli dà la gioia più grande, annunciando di volersi sposare. Fin da quando Emilia è piccola, papà e figlia fanno le prove verso l’altare e Antonio è fiero finalmente di poter offrire il ricevimento che da tradizione spetta al padre della sposa. Anche per questo ha risparmiato una vita, come molti suoi compaesani, che si sono costruiti con quei risparmi la casa in cento domeniche.
Il crack delle banche
Ma quando Antonio va in banca si accorge che le obbligazioni, su cui ha investito, si sono trasformate in azioni, anche se non ricorda come. E il nuovo direttore di filiale lo invita a sottoscrivere un contratto ancora diverso. Lui lo fa, non ha ragione di non fidarsi: i commessi dell’istituto di credito li vede tutti i giorni al supermercato e non potrebbero mai trasformarsi in truffatori. Man mano che i giorni passano, i dipendenti della banca diventano sempre più sfuggenti e il direttore cambia di continuo. Antonio scaccia i cattivi pensieri fino a quando, perdendo tutto, oltre al danno economico viene travolto da un sentimento di vergogna.
Il film romanza un fatto realmente accaduto, ossia la crisi delle banche nel 2015. Crisi che hanno coinvolto diverse banche regionali e locali, alcune delle quali avevano una lunga storia e un forte legame con le comunità locali. Come il fallimento della Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Queste crisi sono state causate da una combinazione di cattiva gestione, prestiti non performanti, e una supervisione bancaria inadeguata. Il governo italiano e l’Unione Europea, all’epoca dei fatti, sono intervenuti per prevenire un ulteriore contagio finanziario. Questo ha comportato salvataggi costosi, spesso con il coinvolgimento di fondi pubblici, e la vendita di alcuni asset a banche più grandi.
Così, molti risparmiatori avevano investito in obbligazioni subordinate emesse da queste banche, credendo che fossero investimenti sicuri. Quando le banche sono fallite, queste obbligazioni sono diventate praticamente inutili, causando perdite significative per i risparmiatori.
Una soluzione inappropriata
Il governo italiano ha cercato di indennizzare i risparmiatori colpiti, ma questo processo è stato complesso e non sempre ha soddisfatto tutte le parti coinvolte. Sono stati istituiti vari schemi di compensazione, ma spesso questi non hanno coperto l’intera perdita subita dai risparmiatori.
Queste crisi hanno portato a una maggiore attenzione sulla regolamentazione bancaria in Italia e in Europa. Si è cercato di rafforzare la vigilanza e il controllo delle banche, soprattutto quelle di dimensioni minori, per prevenire future crisi. Tornando al film, la regia di Albanese è considerata d apiù parti scolastica. IO l’ho trovata semplice e lineare, permette di seguire bene la trama tremendamente umana e la narrativa del film viene elogiata per la sua coerenza e il modo in cui affronta coraggiosamente un argomento così difficile.
“Cento Domeniche” si distingue per l’interpretazione intensa di Albanese e per la sua capacità di trattare un tema sociale rilevante con empatia e serietà. Ma il film rappresenta un importante contributo alla discussione sul ruolo delle banche e sull’impatto dei loro fallimenti sui cittadini comuni. Un lavoro sofferto, doloroso, che affronta un tema sentito e delicato che l’autore mette in scena con il giusto tono, senza sbavature e dalla grande portata emotiva. Non è un film per tutti ma personalmente, ricordo quel periodo e la pena che ho provato per tutte quelle persone che avevano lavorato un vita intera e si ritrovavano senza più nulla. Persone semplici, oneste che sono state truffate da un sistema senza scrupoli.
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