Quando i commenti da sportivi diventano sessisti e non solo…

Quando i commenti da sportivi diventano sessisti e non solo…

Sessisti, razzisti. Di cattivo gusto. Fuori contesto. Non chiacchiere da bar, o tra le quattro mura di casa. Ma in diretta televisiva, a commento delle gare di tuffi ai Mondiali di nuoto di Fukuoka (Giappone).

Durante la telecronaca della finale del trampolino femminile sincronizzato i due telecronisti Rai, Lorenzo Leonarduzzi e Massimiliano Mazzucchi si sono lasciati andare a delle frasi “oscene”.

“Le olandesi sono grosse”. 

“Come la nostra Vittorioso”, (il riferimento alla tuffatrice azzurra Giulia Vittorioso).

“Eh grande eh”

“Tanto a letto sono tutte alte uguali”.

Non credo alle mie orecchie. Mi chiedo se davvero ho sentito quello che ho sentito. Poi leggo le polemiche sui social e mi rendo conto che abbiamo davvero assistito ad uno spettacolo pietoso.

“Questa si chiama Harper, è una suonatrice d’arpa. Come si suona l’arpa? La si…” “La si tocca?”. “La si pizzica”. 

“Si la do”. “È questo il vantaggio, gli uomini devono studiare sette note, le donne sono soltanto tre, Si La Do”. E dove?. “Sol Sol Fa”.

Cambio di gara, ma non di registro.

Commentando la prova degli azzurri Riccardo Giovannini e Eduard Timbretti Gugiu, Leonarduzzi storpia il nome dell’atleta e se la ride. Riccardo diventa dunque “Liccaldo”. “I cinesi direbbero così”, la frase pronunciata dal telecronista.

Frase più da barzelletta di fine serata in cui hai esaurito gli argomenti per ridere.

Forse.

A volte le scuse (post) non bastano

Arrivano le scuse. 

“Non si tratta assolutamente di commenti sessisti, ho solo detto una barzelletta da bar sul Si la do al mio commentatore durante la pausa del tg, che non poteva sentirsi dal nostro microfono, ma a mia insaputa il microfono di RaiPlay non è stato chiuso e io avevo buttato giù la cuffia perché dopo ore di diretta c’era il tg. Chiedere scusa? Sì, ma solo ai telespettatori che hanno sentito la barzelletta a causa di un errore tecnico – prosegue -. Prendo le distanze da quanto accaduto e dalle accuse di sessismo. Sul fatto che ho detto della corporatura grande delle atlete olandesi, lo faccio anche per gli uomini quando hanno un fisico grosso e ben strutturato. Quindi si sta montando un polverone, un caso dal quale prendo le distanze”.

La Rai ha fatto sapere in una nota di aver avviato una procedura di contestazione disciplinare nei confronti del giornalista di Rai Sport Leonarduzzi e tutti i provvedimenti necessari per il collaboratore tecnico Massimiliano Mazzucchi.

Riflettiamo…

Ok va bene. Possiamo non farla più grande di quella che è. Ridimensionarla a “commenti stupidi e fuori luogo” invece che sessisti. Ma davvero basta il fatto di non sapere di essere ascoltati per giustificarsi di un tale linguaggio durante l’esercizio del proprio mestiere, tra l’altro su un canale della televisione pubblica pagata dagli Italiani?

Da giornalista televisiva so bene che a microfono spento può capitare di dire qualcosa fuori dalle righe ma ogni cronista conosce bene i rischi del mestiere. Che il “problema” tecnico è dietro l’angolo, per esempio.

Detto ciò mi chiedo: è questo il tenore di commenti necessario a corredo di una gara agonistica?

Non si dovrebbero forse trasmettere nozioni tecniche, curiosità con l’obiettivo di appassionare gli spettatori a discipline che spesso e volentieri non hanno l’attenzione mediatica che meritano?

E poi c’è il rispetto per gli atleti.

Ok, “grosso” può riferirsi ai muscoli. Ma “a letto sono tutte uguali” sinceramente non credo sia pertinente al commento sul fisico di un atleta.

Sì, i telespettatori non erano moltissimi. Ma a me, che vengo dalla gavetta nella tv locale, hanno insegnato il rispetto anche di un solo telespettatore. E non a caso sono quei pochi telespettatori ad aver fatto sentire tutta la loro indignazione sollevando un vero e proprio polverone sui social.

Lungi da me giudicare o mettermi a pontificare. Non lo faccio mai. Tanto meno su questo magazine dove cerco anzi cerchiamo di andare al di là delle apparenze o del commento che va di moda.

Ma qui, rileggendo le frasi espresse dai due, rimane poco spazio per l’immaginazione. E purtroppo di commenti sessisti non c’è solo l’ombra, ma qualcosa di più.

Certe battute possono far ridere tra amici. O al bar. E allora magari diciamole al bar. Di certo non in tv, e nemmeno fuori onda, che non si sa mai.

E tutti noi giornalisti televisivi questa lezione l’abbiamo imparata, almeno una volta durante le nostre carriere.

“Sono parole che non mi appartengono, lontane dal mio modo di essere e pronunciate fuori onda mentre chiacchieravo col collega. Sono già stato vittima un paio di anni fa di un incidente increscioso, a maggior ragione ora sto particolarmente attento a quello che dico. Non voglio che la mia professionalità venga macchiata da queste situazioni”. Si è difeso Leonarduzzi. Ed è giusto riportare le sue parole.

Se fosse tutto un caso montato, allora che dispiacere sarebbe.

Se invece fosse la realtà, allora forse basterebbero delle scuse sincere, e non solo ai pochi telespettatori che hanno ascoltato, ma un po’ a tutti, atleti compresi.

Qui non ci interessa parlare di sessismo nei confronti delle donne. Ma di sessismo e basta. Di discriminazioni e basta. Contro chiunque ne sia vittima. 

Oggi qualcuno si sarà accorto, con questa bufera di commenti sessisti, che in questi giorni si svolgono i mondiali di sport acquatici di Fukuoka 2023.

Ecco, volendone trarre una nota positiva spero vivamente che in tanti da adesso accendano la tv e si sintonizzino per seguire le gare.

Ci saranno sicuramente atleti azzurri da supportare ed emozioni da vivere.

Lo sport è questo e di questo vorremmo poter parlare.

#CaparbiamenteSognatrice

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Elisabetta Mazzeo

Elisabetta, classe 1981. Ogni 18 anni un cambiamento. Prima la Calabria, poi Roma, ora Zurigo. Domani chissà. La mia sfida quotidiana? Riuscire nell’impresa di essere contemporaneamente mamma, moglie, giornalista, scrittrice e ora anche blogger. Ore di sonno: poche. Idee: tante. Entusiasta, curiosa, caparbia, sognatrice. Scrivere è un’esigenza. Una lunga gavetta nei quotidiani e nelle tv locali, poi l'approdo come inviata di Sport Mediaset. Non ho dubbi: il mio è il mestiere più bello del mondo. Una passione prima che un lavoro. Oggi ricopro l'inedito ruolo di vicedirettore a distanza di Retesole, l’emittente che mi ha visto crescere umanamente e professionalmente. Divoro libri e due li ho anche scritti, mi nutro di storie di sport, ma non solo. Scatto e colleziono foto, mi alleno quanto basta per non sentirmi in colpa e in compenso macino chilometri armata di scarpe da ginnastica e passeggino. L'arrivo delle mie due figlie ha rimodulato le priorità della mia vita. E adesso è con loro e per loro che continuo a mettere le mie passioni in campo. #CaparbiamenteSognatrice

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