L’Intelligenza artificiale può sostituire l’artista? Risponde Riccardo Valletti, CEO di Datatellers
Mentre siamo qui a commentare la notizia di un artista che rifiuta di ritirare un premio perché dichiara di aver realizzato la sua opera con l’aiuto dell’Intelligenza artificiale, c’è n’è un altro che la doma, utilizzando l’algoritmo come se fosse il suo pennello, riuscendo a realizzare suggestioni di immagini che compongono poi la sua opera, ottenendo addirittura un nuovo filone artistico, definito dagli addetti ai lavori il “Rinascimento artificiale”.
Siamo consapevoli che il dibattito è vivo ed ampio, e che catturi l’interesse non solo di chi con l’intelligenza artificiale ci lavora, ma anche dell’opinione pubblica in generale. Di questo siamo felici.
Citando un più celebre Oscar Wilde: bene o male che se ne parli, l’importante è che se ne parli? «Forse in questo caso no – dice il CEO di Datatellers Riccardo Valletti – ci tengo a chiarire dei punti per me fondamentali, affinché, se pur piccola, la voce di Datatellers possa contribuire a far luce su cosa sia realmente l’Intelligenza Artificiale e soprattutto dove questa realmente possa arrivare».
È di pochi giorni fa un’altra news di un plagio musicale avvenuto ai danni di un cantante che si è visto clonare da un’AI non solo lo stile, ma anche il timbro vocale, pubblicando una vera e propria canzone.
«Potremmo citare tanti esempi – continua Riccardo Valletti – ma tornando al concetto di Intelligenza artificiale “generativa” con questo termine non si vuole indicare assolutamente una qualsiasi capacità creativa. La creatività non esiste nell’AI. Perciò penso che, restituire un premio perché si affermi che la fotografia è stata realizzata dall’Intelligenza Artificiale è come dire che tutti i fotografi dovrebbero restituire i premi perché le proprie foto sono state fatte tramite l’utilizzo della macchina fotografica. L’intelligenza Artificiale piuttosto è uno strumento diverso utilizzato per ottenere un risultato paragonabile a quello di una macchina fotografica. L’atto creativo, l’immaginazione, resta dell’artista stesso».
L’intelligenza artificiale interviene nel momento in cui l’artista ha dato avvio al processo di realizzazione. L’Intelligenza Artificiale si nutre del linguaggio di chi ha partorito l’idea, sempre l’artista, cioè l’uomo.
«Il risultato ottenuto tramite l’AI, anche se nel perimetro di quello che definiamo “opera d’arte” deriva dalla capacità umana di indottrinare la macchina, attraverso una o più forme il linguaggio. L’AI è ciò che permette di tirare fuori l’elaborato – conclude Valletti – non vedo dove sia la difficoltà ad ammettere che l’opera premiata è un’immagine nata dalla creatività dell’autore e non dello strumento».
Questo episodio ci fa rendere conto di quanto l’Intelligenza Artificiale sia divisiva come concetto, soprattutto nel momento in cui la trattiamo attraverso l’uso del linguaggio.
«Quando parliamo con un’Intelligenza Artificiale e questa ci risponde, tendiamo ad associare a questa esperienza di conversazione i criteri di quelle che, evidentemente molto simili, facciamo con persone reali. Ma è un’illusione. Come una finestra dipinta sul muro che somiglia al panorama che si vedrebbe se il muro non ci fosse. Ma il muro c’è. È una percezione distorta, volutamente, per permettere a noi di parlare la nostra lingua. Ma la macchina non sta parlando, non associa segni e significati, non esprime pensieri. Quello che fa l’AI in cambio è più o meno unire le parole che statisticamente stanno meglio una di fianco all’altra. Quindi possiamo dire che: quando un’AI ti risponde simulando il linguaggio naturale, qualunque cosa stia dicendo, è distante dal vero linguaggio naturale quanto l’inchiostro che sta dentro la penna è distante dalle poesie che scrive il poeta con quella penna».
Non si vuole certo sminuire l’AI. Ma dobbiamo comprenderla profondamente per poterla utilizzare nel modo migliore, senza paure e strane credenze.
«La corrente elettrica, agli albori della sua scoperta fu utilizzata nei più svariati modi. Qualcuno la utilizzò nei trucchi da circo creando scintille e lampi; qualcuno avrà detto che era frutto del demonio; solo pochi per accendere lampadine. Oggi ci troviamo di nuovo a quel punto, alle scintille e al demonio. Ma quelli che fanno la differenza sono quelli che accendono le lampadine».