La ricerca di una dimensione
– Oh, sei scemo? Che fai lì?
– Niente.
– E’ incredibile! Possibile tu debba rispondermi sempre con un nichilissimo “niente”, ogni volta che ti faccio una domanda?
– Ed è possibile, invece, che ogni tua singola frase si concluda con un punto interrogativo? Vuoi farti gli affari tuoi e lasciarmi in pace?
– Quando la smetterai di fare cose cretine…
– Tipo?
– Tipo incastrarti negli angoli in posizioni idiote. Ma che ti dice il cervello? Alzati che ti riempi di peli di gatto!
– Per tua informazione quella che stavo assumendo non era una posizione idiota. Sono impegnato in un test: sto cercando una dimensione.
– Si eh? Con uno stereo anni ’80 a tutto volume? Che, poi, spiegami: dov’è che l’hai trovato questo pezzo di antiquariato? E dove hai preso quella musicassetta, soprattutto. Ancora le producono?
– Sono i Sick Tamburo. Il loro nuovo album: “Non credere a nessuno”
– Scusa, ma credo di non aver ben compreso: stai ascoltando in musicassetta un disco uscito nel 2023?
– Già.
– Chissà perché adesso vederti a testa in giù, con il collo poggiato a terra e i piedi per aria, non sembra la cosa più strana…
– Non saprei spiegarti: oggi ho sentito che dovevo fare qualcosa. Quindi ho preso il tappetino da palestra, ho cercato la dimensione che più sentivo vicina e ho schiacciato play.
– Sì ma lo stereo? Da dove arriva? Non è roba nostra questa!
– Io ho solo schiacciato play.
– Non capisco.
– No, tu non ascolti più. Non ti sembra assurda non la presenza fisica di questo stereo, non la comparsa improvvisa di una musicassetta che riproduce un album appena uscito. Non ti sembra assurdo che da giorni ci sia un’unica canzone in loop e tu non te ne sia accorta? Ti preoccupi solo del pigiama che si riempie di pelo.
– Un’unica canzone. Ma io non sento niente…
– Te l’ho detto: non ascolti più. Te l’ho consigliata, te l’ho cantata in macchina nei passaggi che maggiormente volevo notassi, l’ho perfino ballata con Ninni: il sorriso sulle labbra, le lacrime a inzupparmi la barba mentre la piccola rideva. Adesso non è così sorprendente avere in casa un signore sottosopra che schiaccia play vero?
– Non piangi e non ridi, sei spenta/E ti nascondi cosa ti spaventa?
– Lo vedi: allora c’è speranza. Allora qualcosa ancora “passa”…
– E la tua ricerca di dimensione?
– Io non so più chi sono. Fino a poco tempo fa sapevo esattamente chi fossi e dove andassi. Ora non più. Vago in un qualcosa di simile alla nebbia e mi chiedo: che ruolo ho in questo spettacolo strano? Sono l’uomo, il compagno, il padre, lo scrittore, il giornalista, il direttore, l’amico, il fratello, il figlio? Chi sono io. E come faccio a capirlo?
– Balla con me.
– Come?
– Balla con me come hai fatto con tua figlia. Dai, schiaccia play.
– …
– Proviamo a invertire i comportamenti: ridi con gli occhi e piangi con la bocca.
– Urlerò.
– Alzeremo la musica.
– Meno male che ci sei tu a resistermi
Gabriele Ziantoni #DisperatamenteMalinconico
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