Primo Maggio: festa del lavoro che non c’è
Il primo Maggio è da sempre una giornata significativa per l’Italia, in cui si celebra proprio la festa del lavoro e dei lavoratori. Considerando che, come recita il primo articolo della nostra Costituzione “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro“, di questi tempi in cui il suddetto sembra scarseggiare e perdere sempre di più validità, il tema della precarietà merita decisamente una riflessione in una giornata come questa. Non sembra contraddittorio affermare che il nostro Bel Paese si basi su una delle condizioni fondamentali del genere umano mentre la disoccupazione continua a dilagare ai massimi storici (8% secondo l’ISTAT)? Qual è il problema da individuare?
In Italia non c’è lavoro. Perché?
Se volessimo interrogarci sulle ragioni che portano ad affermare con rammarico e rassegnazione che “In Italia non c’è lavoro” possiamo puntare il dito su alcuni deterrenti, o “vizi” per alcuni, che in questo Paese rendono dannatamente difficile permettere un sano ricircolo dell’economia con conseguente benessere finanziario per tutti.
Per prima cosa in Italia c’è troppa burocrazia. Il fatto di iniziare qualsiasi cosa possa mettere in moto un potenziale guadagno comporta un dispendio di tempo e risorse non indifferenti. Inoltre, gli investimenti sono davvero rari. Chi ha la possibilità di capitalizzare preferisce non correre rischi. Anche se fosse, si sa che prima di poterne vedere i frutti occorre aspettare del tempo. Sembrerà strano ma chi ha l’ambizione di fare i soldi vorrebbe anche farli subito!
Lasciando la parola agli esperti, c’è chi sostiene che un grave freno è determinato anche dalle continue riforme del lavoro. Infatti, l’instabilità e l’incertezza delle norme sono elementi che generano una disfunzionalità del mercato del lavoro, scoraggiando gli investitori esterni che potrebbero portare una sana boccata d’aria fresca alla nostra economia. Insomma, l’Italia non è proprio proiettata verso gli investimenti e le leggi lo confermano.
Disoccupati per scelta o per condanna?
Spesso si sente dire che “I giovani non hanno voglia di lavorare“. Ma è davvero così oppure c’è dell’altro che fa troppo comodo non vedere? Certamente, l’alto tasso di disoccupazione giovanile è un dato molto importante da monitorare e chi ha provato a indagare sulle cause di questo serio problema, ha trovato alcune spiegazioni molto interessanti: per prima cosa è evidente un forte squilibrio tra la domanda delle imprese e le scelte dei giovani in ambito professionale. Vale a dire che i ragazzi, al momento della scelta del percorso scolastico da seguire, tendono a prediligere gli interessi personali anche se non corrispondono a quello che il mercato chiede.
Oltre a questo, pare non esserci un’adeguata formazione per preparare i giovani alle competenze richieste dai datori di lavoro o dagli imprenditori. Colpa forse della scuola? Bisognerebbe dedicarsi maggiormente alla pratica e al tirocinio piuttosto che alla sola teoria? Ognuno può esprimere la sua opinione ma ciò su cui tutti concordiamo è la più imminente necessità di cambiamento, di ripresa e azione da parte delle istituzioni. Sono proprio questi ultimi che spesso e volentieri scordano il fondamento su cui si basa questo Stato; qualcosa che non c’è o che è dannatamente difficile conquistare.