Amanti degli animali… è proprio così?
In questo articolo voglio parlare di una delle contraddizioni più grandi di tutti i tempi. Ogni giorno mi imbatto in persone che si definiscono amanti degli animali ma che non si fanno alcun problema a mangiarli. Sarà pure un fatto culturale, ma l’affermazione continua ad avere una logica che proprio non riesco a comprendere.
Se ci pensate bene, quando incontriamo un un gatto o un cane la maggior parte di noi viene accolto da un improvviso sentimento di tenerezza. Ci viene spontaneo fare la vocina acuta, sorridere, chinarci per accarezzare l’animale, richiamare la sua attenzione ed esclamare “come sei carino!” oppure “ciao, piccolo!” Proprio come si fa con un bambino. Però davanti a una bella bistecca fumante e succosa non ci tiriamo indietro. Come se non ci importasse o se addirittura ignorassimo la provenienza di quella carne.
Così, quelle stesse creature pelose che da vive ci suscitano così tanta empatia e persino ammirazione, tutt’ad un tratto non ci fanno alcuna compassione, considerandole solo carne da macello. C’è un aneddoto che mi ha notevolmente colpito su questa assurda contraddizione, ma prima di raccontarlo in questo articolo devo prima presentarvi una persona…
Paola e il suo amore (e rispetto) per gli animali
Nella mia avventura radiofonica a New Sound Level mi sono imbattuta in una delle persone più belle che abbia conosciuto nella mia vita. Si chiama Paola Samaritani. Samaritani di nome e di fatto. Una donna che è sempre stata coerente col suo sentimento di amore e dedizione per gli animali.
La sua determinazione l’ha portata a rilevare una fattoria in stato di abbandono, adibita negli anni a discarica abusiva, trasformandola in un rifugio per animali sottratti al macello e alla crudeltà dell’uomo. La Sfattoria degli Ultimi, così ha chiamato il suo piccolo regno. Un angolo di paradiso alle porte di Roma dove trionfano la solidarietà e l’amore per gli animali di qualsiasi specie.
Ho avuto il piacere di intervistare Paola in diretta e di condividere con lei alcune riflessioni su questo retaggio culturale: dimenticarsi che il maiale, che non ci facciamo problemi a ingurgitare solo per gola, non è poi così tanto diverso dal cane con cui dormiamo nello stesso letto.
Quella volta in cui Paola ha consolato una signora che mangiava del prosciutto
Le storie di Paola sono davvero sensazionali. Potrebbe scrivere un libro su quanto siano importanti gli animali nella nostra vita al di là del discorso alimentare. Si rimane presto affascinati di come questi si rivelino più umani di noi in alcune occasioni o come la loro semplice compagnia possa addirittura allungarci la vita.
Uno degli aneddoti che più mi ha colpito è stato quando ha raccontato di essere stata fermata per strada perché attratta da Dior, il maialino che portava a spasso al guinzaglio come se fosse un cane. “Ma che carino! È adorabile! Posso accarezzarlo?” Dopo minuti di complimenti e coccole la signora realizza che tra le mani sta tenendo un panino farcito proprio col cugino di Dior. “Oh no! Ma ti rendi conto che io ti sto mangiando!? Dov’è il cestino? Non lo voglio più!”
La signora inizia a disperarsi e a mortificarsi sotto gli occhi increduli di Paola che non riesce proprio a trovare le parole per consolarla. “Non la prenda così, signora. Come può vedere è solo una questione culturale. Magari la prossima volta può fare una riflessione e scegliere di non mangiare il prosciutto”. Alla fine la signora riesce a riprendersi ascoltando le parole di Paola. La domanda che ancora mi faccio, dopo aver appreso di questo aneddoto, molto frequente quando si parla di alimentazione e amore per gli animali, è: se nel posto dove quella signora ha acquistato il prosciutto ci fosse stato un maialino come Dior a fianco al bancone, a chi verrebbe ancora voglia di mangiare prosciutto?