La luce del ricordo in Red Land (Rosso Istria)

La luce del ricordo in Red Land (Rosso Istria)

Quando il rosso sangue tinge la tela della storia. Quando il silenzio del tempo colora di nero la colpa. La luce del ricordo apre le tenebre e la forza dell’arte cinematografica smuove dal torpore le menti addormentate.

Istria, Italia, settembre 1943. Badoglio firma l’Armistizio con gli anglo-americani e fugge. L’esercito non riceve più ordini. Il caos regna sovrano in tutta Italia. Sul confine adriatico si vive il dramma. In Istria e Dalmazia scendono dai monti lupi assetati di sangue, determinati a massacrare la popolazione. Sono i partigiani di Tito. Inizia la pulizia etnica contro gli italiani, l’infoibamento e l’esodo biblico di trecentocinquantamila italiani. L’abbandono fatto di lacrime. Case e famiglie lasciate. Lo sradicamento e la fuga disperata. Di ragazzi e bambini. Non un trasloco. Il calvario e l’agonia. Lo strazio taciuto, un genocidio per troppo tempo non riconosciuto. Migliaia e migliaia di italiani sepolti vivi, torturati e stuprati nella terra rossa giuliano-dalmata.

Il 10 febbraio è il Giorno del ricordo. Lo ha istituito la legge 30 marzo 2004, prevedendo tra l’altro che nella giornata siano previste iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado.

Rai Tre quest’anno ha voluto iniziare già il 9 febbraio le celebrazioni, trasmettendo in prima serata Red Land, film del 2018 per la regia di Maximiliano Harnando Bruno, che riporta alla luce nel cinema un capitolo di storia scomoda e dolorosa.

Red Land è un imperativo morale vederlo, per chi ancora non l’avesse visto. E’ un continuo colpo al cuore e alla coscienza, per chi lo riscopre anno dopo anno scorgendo particolari e sfumature che possono sfuggire ad una prima visione.

Per ricordare la storia. Per costruire un futuro diverso.

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la luce del ricordo

Nei giorni in cui nei territori italiani martoriati dalla guerra scoppia il caos, l’esercito non sa più chi è il nemico e chi l’alleato. Il dramma si trasforma in tragedia per i soldati, abbandonati a se stessi nei teatri di guerra. Diventa calamità e lutto per le popolazioni civili. Istriani, Fiumani, Giuliani e Dalmati, si trovano ad affrontare un nuovo nemico e la furia anti italiana.

Red Land ricostruisce gli ultimi giorni di vita della giovane studentessa italiana Norma Cossetto.

Di quel settembre del 1943 quando la ragazza 23enne di Santa Domenica di Visinada, laureanda in lettere e filosofia presso l’Università di Padova, si aggirava in bicicletta per i comuni dell’Istria. Raccogliendo il materiale per la sua tesi di laurea, “L’Istria Rossa”. Il colore della sua terra, ricca di bauxite.

Giovane, bella, con un fidanzato, un’amica del cuore e i suoi sogni tutti da realizzare.

Il 25 settembre 1943 un gruppo di partigiani fa irruzione a casa Cossetto. La loro è una famiglia in vista.

I partigiani entrano nelle camere e sparano sui letti per spaventare le persone. Il giorno successivo ritornano e prelevano Norma. La ragazza viene portata nella ex caserma dei Carabinieri di Visignano. Qui le viene promessa la libertà e le propongono mansioni direttive.

Le basterebbe collaborare e unirsi a chi la stava tormentando ma Norma rifiuta. E allora la rinchiudono nella ex caserma della Guardia di Finanza a Parenzo, insieme a conoscenti, amici e parenti. Trascorrono lì un paio di giorni e poi vengono tutti trasferiti. Di notte e dentro un camion. Trasportati nella scuola di Antignana.

E lì avviene il martirio di Norma.

Fissata ad un tavolo con alcune corde. Si accaniscono su di lei come bestie feroci.

Violentata da diciassette aguzzini.

Norma. Picchiata e stuprata fino quasi alla morte. L’orrore nei suoi occhi.

Una lunga, interminabile e agghiacciante violenza che spezza l’anima.

Norma. Gettata poi nella Foiba poco distante, che la fagocita viva. Foiba oscura come il negazionismo che ha imperato per decenni nella storiografia ufficiale.

Norma. Ritrovata sulla catasta degli altri cadaveri degli istriani.

Ancora adesso la notte ho gli incubi, al ricordo di come l’abbiamo trovata: mani legate dietro alla schiena, tutto aperto sul seno il golfino di lana tirolese. […] Tutti i vestiti tirati sopra all’addome. […]
Solo il viso mi sembrava abbastanza sereno. Ho cercato di guardare se aveva dei colpi di arma da fuoco, ma non aveva niente. Sono convinta che l’abbiano gettata giù ancora viva.
Mentre stavo lì, cercando di ricomporla, una signora si è avvicinata e mi ha detto: “Signorina non le dico il mio nome, ma io quel pomeriggio, dalla mia casa che era vicina alla scuola, dalle imposte socchiuse, ho visto sua sorella legata ad un tavolo e delle belve abusare di lei, Alla sera poi ho sentito anche i suoi lamenti: invocava la mamma e chiedeva acqua, ma non ho potuto fare niente, perché avevo paura anch’io”.

Dal racconto di Licia Cossetto, sorella di Norma

Il 9 dicembre 2005 a Norma Cossetto è stata conferita la medaglia d’oro al valor civile, alla memoria, dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. «Giovane studentessa istriana, catturata e imprigionata dai partigiani slavi, veniva lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in una foiba. Luminosa testimonianza di coraggio e di amor patrio. 5 ottobre 1943 – Villa Surani (Istria).»

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La luce del ricordo

Alessandro Centenaro, produttore di Red Land.

La sceneggiatura del film si basa su un diario di Giuseppe Cossetto, cugino di Norma, ovviamente rivisto per esigenze cinematografiche. Abbiamo sentito pure Licia Cossetto, la sorella di Norma, con la quale avevamo già realizzato anche il documentario Esodo.

Il lavoro di ricerca delle fonti è partito nel 2006-2007 da una mia idea. Alla stesura hanno partecipato Antonello Belluco, in una fase precedente, e pure Franco Nero. L’idea mi venne anni prima quando per strada incontrai una signora molto anziana, scappata da Zara. Mi raccontò che aveva dovuto mollare tutto, mi descrisse ciò che era successo e che era necessario raccontare per non dimenticare.

La scena finale che mostra come realmente avveniva l’infoibamento, ha incontrato non pochi problemi. Gli stuntmen che dovevano gettarsi trovavano degli spuntoni di roccia e rischiavano di farsi male.

La scelta degli attori è stata meticolosa. Li cercavamo di un certo tipo. Maximiliano Hernando Bruno, al suo esordio alla regia, è stato molto bravo. Grandissimi sono stati Franco Nero e Geraldine Chaplin, nel mettersi a disposizione, da veri istrioni e amanti del proprio lavoro. Senza far trasparire alcuna ideologia.

C’era e c’è il dovere di raccontare il male, da una parte e dall’altra. Siamo stati i primi al cinema a mostrare come avveniva l’infoibamento.

Anche se tantissime cose, molte ricostruzioni, non le abbiamo inserite. Vicende anche peggiori rispetto a quella raccontata, di Norma. Perché a guerra finita i massacri si scatenarono.

Nel 2018, anno d’uscita del film, ancora mancava la descrizione dettagliata di quel momento spaventoso e crudele dell’infoibamento.

Le mani fermate col fil di ferro. Le persone legate l’una all’altra, in fila indiana. Ferme, sul baratro della foiba. Il colpo di pistola sulla prima della fila che, come in un domino raccapricciante, trascina giù anche i corpi di tutto il gruppo. Una discesa agli inferi.

Il regista italo-argentino Maximiliano Hernando Bruno e gli interpreti hanno alitato l’anima nei vari personaggi, facendoli vivere sullo schermo.

A una bravissima Selene Gandini il compito di vestire i panni di Norma, riscoprendone la persona e non il personaggio.

Geraldine Chaplin è l’esule sopravvissuta, che illumina la scena.

Franco Nero l’intellettuale, che fa tanta paura con le sue parole.

Romeo Grebenseck il capo dei Titini, spietato e bestiale.

Una produzione e un cast capaci di ricreare con profondità e sensibilità un mondo imprigionato nella rovina. Un mondo rosso, come il sangue versato su quella terra.

La cadenza narrativa crea inquietudine, angoscia e impotenza.

Una realizzazione non semplice. Per l’argomento. Per la dotazione delle armature, originali dell’epoca, rinvenute da un collezionista. E per la location delle riprese. Un territorio tra Istria, Veneto e Friuli.

Fotografia e musica di grande impatto. Montaggio affidato a Marco Spoletini, il candidato all’Oscar con Dogman.

Maximiliano Hernando Bruno non cerca sensazionalismi. Non servono.

Red Land è impietoso. Esattamente come deve essere. Implacabile e sconvolgente.

Il film si apre e si chiude con le mani di Norma legate ai polsi dal filo di ferro.

Mani che si allungano verso quel lontanissimo spiraglio di cielo e luce, mentre lei si trova avvolta dal buio sul fondo della Foiba.

Luce che in molte scene illumina i personaggi, come nei dipinti di Caravaggio.

Luce che sottolinea il coraggio di uomini e donne che hanno subito una devastazione morale e fisica.

Prodotto da VeniceFilm, Red Land è un contribuito fondamentale per il ricordo. Perché il cinema è un mezzo potentissimo, per dare voce a queste grida di morte e gridare insieme a loro.

Per custodire e ribadire l’umanità.

Io amo questa terra, ha lo stesso colore del sangue che scorre nelle nostre vene. 

Norma Cossetto – Selene Gandini, Red land

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Sabrina Villa

Per Vasco “Cambiare il mondo è quasi impossibile -Si può cambiare solo se stessi - Sembra poco ma se ci riuscissi - Faresti la rivoluzione” . Ecco, in questo lungo periodo di quarantena, molti di noi hanno dovuto imparare nuovi modi, di stare in casa, di comunicare, di esternare i propri sentimenti. Cambiare noi stessi per modificare quello che ci circonda. Tutto si è fermato, in attesa del pronti via, per riallacciare i fili, lì dove si erano interrotti. I pensieri hanno corso liberamente a sogni e desideri, riflessioni e immagini e, con la mente libera, hanno elaborato anche nuovi modi di esternazione e rappresentazione dell’attualità. Questa è la mia rubrica e io sono Sabrina Villa. Nata a Roma e innamorata della mia città. Sono un'eclettica per definizione: architettura, pittura, teatro, cucina, sport, calcio, libri. Mi appassiona tutto. E' stato così anche nel giornalismo, non c'è ambito che non abbia toccato. Ogni settore ha la sua attrattiva. Mi sono cimentata in tv, radio, carta stampata. Oggi, come al solito, mi occupo di tante cose insieme: eventi, comunicazione, organizzazione. La mente è sempre in un irriducibile movimento.

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