Ciao, come sto? Il podcast di Luisa Ginetti
“Ciao, come sto?“
“Sto bene, grazie per avermelo chiesto. Ora però parliamo di me”.
Luisa Ginetti. Autentica. Autoironica. Irriverente. E con il coraggio (della serie tutti vorrebbero pochi ci riescono) di cucirsi addosso un podcast che ti schiaffeggia, ti getta un po’ in confusione e ti lascia i segni di un hangover che oggi fa male “ma ieri wow”.
Motivi per ascoltarlo?
Fa ridere. Ma ridere di gusto. Con genuinità, innocenza.
E quanto abbiamo bisogno oggi di una serena, leggera e anche rumorosa risata? Tantissimo!
Originale, diretto come pochi. Personale eppure collettivo. Privato eppure pubblico. Un podcast che parla sì di Luisa, ma che può interessare me, te, ognuno di noi.
Sì, in effetti a me piace anche chiamarlo POVcast. Perché è il mio punto di vista su quello che mi accade quotidianamente, con dei veloci focus sulle persone che ne fanno parte. Ma potrebbe essere il POV di chiunque. Chi ha non ha avuto dei vicini di casa troppo rumorosi o una/un partner che detta legge? O delle crisi esistenziali, picchi di ipocondria, lavori sottopagati? (Spoiler alert).
Luisa Ginetti è una speaker radiofonica. Nel 2017 si aggiudica la vittoria di Speaker Factory, il famoso casting radio di Dimensione Suono Roma. Da lì inizia la sua avventura professionale on-air.
Io considero un plus l’esperienza avuta in radio. Per l’impostazione della voce, il ritmo, la capacità di dire tante cose in poco tempo. Devo essere sincera, rischiando di sembrare pedante: faccio difficoltà a seguire podcast in cui mancano determinate caratteristiche. Ma probabilmente è perché ho un orecchio “viziato”. L’importante è cercare di risultare il più “reale” possibile. E questo non è sempre facile.
La voglia di fare un podcast, in Luisa, c’era già da tempo.
Amo scrivere e amo lavorare con la voce. Ma soprattutto amo il suono delle parole in musica. Ho da subito pensato che fosse la giusta dimensione per poter esprimere la mia creatività. Ci è solo voluto un po’ di tempo per vincere pigrizia e paura di non essere all’altezza delle mie aspettative. Il titolo è “rubato” da un nomignolo che un mio amico dà a quelle persone che non fanno altro che parlare di loro stesse, senza freni, senza tempi e anche senza logica. Ed è anche un po’ una risposta, nemmeno troppo velata, a chi non chiede mai “Come stai?”. Non ti interessa? Va bene, te lo dico lo stesso.
Insomma è chiaro: “Ciao, come sto?” entra in contropiede, non chiede permesso e ti regala ciò che ti promette: risate.
Non una narrazione convenzionale e nemmeno un ascolto conciliante con il sonno. Qui c’è vita, ragazzi.
Io immagino i miei ascoltatori come persone, nelle più disparate attività, esauste in tram, passive sul tapis roulant, in “seduta” per il sollievo mattutino, soffocate o in pace e basta. La cosa che accomuna tutte è la voglia di qualche minuto di verità. Se poi hanno voglia di farsi anche due risate, tanto meglio.
A definire Luisa ci pensa naturalmente Luisa.
Autentica è la prima parola che mi viene in mente. Pro: dico sempre quello che penso. O almeno ci provo. Il rischio è quello di risultare saccente o di non corrispondere esattamente al profilo di “aziendalista tipo”. Ma devo dire che l’ironia gioca a mio favore perché credo sia un modo tanto elegante quanto parac*** per autodeterminarsi attenuando i “danni”. E poi dicono che l’autoironia sia sintomo di intelligenza. O sbaglio?
“Luisa…”
“Sì….”
“Posso farti un’ultima domanda?”
“Certo, dimmi”.
“…ma tu come stai?”
“Ciao. Come sto? Sto bene, grazie per avermelo chiesto. Ora però parliamo di me” 😉
#CaparbiamenteSognatrice
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