“Schiaccia la paura”: Elisabetta Mazzeo racconta il suo nuovo libro
La paura è la mia compagna di vita. Di giorno e di notte. Una compagna che cerco, con altalenanti risultati, di trattare come amica, con la speranza di non farmi sopraffare. Ho sempre cercato di tenerla a bada e ci ero abbastanza riuscita finché non mi ha fatto vedere il suo vero volto. Due volte nell’arco di un anno. La paura nello sguardo di mio papà che si è spento davanti ai miei occhi. E la paura di morire subito dopo aver dato alla luce la mia seconda bambina. Queste due paure mi hanno letteralmente schiacciato.
Stop. Riavvolgi.
La paura è la mia compagna di vita.
Ok, lo ammetto: a questo punto sono crollato. Come professionista e soprattutto come amico al quale è toccato l’arduo, ma splendido, compito di radiografare una persona che stima. L’intervista è un’arte: tutti la possono fare ma in pochi riescono a trasformarla in un’opera interessante e organica. A scavare a fondo. Anche perché spesso, chi si ha di fronte, di farsi spellare proprio non ne ha voglia e tende a trincerarsi dietro frasi striminzite o espressioni baroccheggianti tanto articolate quanto prive di senso.
Non Elisabetta, che sembrava aspettasse proprio un momento del genere per raccontare e raccontarsi, finalmente libera dai legacci ai quali ti costringono pagine, capoversi, righe, numero di parole e scadenze.
Ho riletto quella frase, di giorno e di notte, e poi ho lasciato che le pupille interrogassero l’indirizzo del mittente. Per sincerarmi che quelle fossero le parole della Elisabetta che conosco e non di qualcun altro. La stessa Mazzeo che solo sette anni fa (un’era geologica pensando alle nostre vite odierne) varcò la soglia della mia redazione per chiedere a me, quella volta, un’intervista.
Di Elisabetta mi colpì la professionalità, la fierezza e la gentilezza con la quale impartiva ordini ai propri operatori. Per me abituato all’ambiente becero e maleodorante delle radio romane, fu un’epifania talmente forte da farmela sentire immediatamente vicina. Ora capisco perché.
Da quel momento non ci siamo più persi. Pur osservandoci da lontano non abbiamo mai smesso di allungarci la mano nei momenti di maggior bisogno: coccolando un rapporto che, oggi, spero e credo, è importante per entrambi. I (nostri) libri sono stati il Porto Sicuro in cui darci appuntamento. E lo sono anche adesso visto che questa chiacchierata è nata proprio per presentare Schiaccia la paura (Bertoni Editore), la nuova fatica letteraria di Elisabetta.
L’idea nasce in un giorno qualsiasi – spiega la Mazzeo- In piena pandemia. Mentre scorro le varie news sui Social, un post di una vecchia conoscenza colpisce la mia attenzione: Luca Sirri. Campione di pallavolo incontrato e intervistato più volte ai tempi in cui facevo l’inviata sportiva per l’emittente regionale Rete Kalabria. “Vinto il cancro ora in prima linea contro il Covid”. Una notizia che mi arriva dritto al cuore. Avevo l’immagine nitida di un ragazzo dal fisico statuario, in salute. Non potevo credere fosse capitato proprio a lui, anzi ANCHE a lui. Un messaggio, una chiacchierata in chat e poi una telefonata: “Luca ti va di raccontare la tua storia in un libro?”. Ed eccoci qui.
Dopo Vite da campioni, pubblicato nel maggio 2020, la Mazzeo torna a raccontarci storie di atleti e sportivi. Ma perché scegliere proprio Sirri, per parlare di un argomento così importante come il cancro? E’ stata la storia di Luca a scegliermi: ho sentito una chiamata interiore. Volevo che a emergere non fosse il nome altisonante (su cui magari avevo puntato in occasione del mio primo libro) ma la storia. Di un ragazzo, di uno sportivo, di un uomo, di un figlio, di un marito, di un papà.
Già il papà, quello di Elisabetta, scomparso proprio durante la stesura del romanzo. La scrittura è meravigliosa per questo: ti permettere di rimpastare il dolore, di donargli una nuova forma attraverso le pagine. Magari più reale e tridimensionale: una gabbia all’interno della quale rinchiudere i propri demoni. Almeno così la pensavano gli antichi.
Papà se n’è andato mentre scrivevo questo libro – continua Elisabetta – motivo per cui per mesi ho lasciato questo romanzo letteralmente nel cassetto. Ogni volta che riaprivo il file sentivo mancare il coraggio di andare avanti, di affrontare la realtà di una sconfitta mentre provavo a celebrare una vittoria. E invece poi la forza l’ho trovata proprio in quel sentimento di speranza in cui papà mi ha insegnato a credere. Fino all’ultimo sguardo. È stato difficile come non mai affrontare lo spauracchio della pagina bianca che sul tuo pc non aspetta altro che essere riempita.
Ero bloccata. A peggiorare la situazione una gravidanza molto complicata, a rischio dall’inizio alla fine. Sono arrivata sfinita, nell’animo e nel cuore. E solo il sorriso della mia secondogenita appena nata mi ha dato la forza di iniziare a risalire a piccoli passi dal buio in cui ero sprofondata. E man mano che ho rivisto e inseguito la luce, ho ritrovato anche le parole per continuare a scrivere. In fondo avevo appena schiacciato l’ennesima paura.
Giornalista, donna, moglie e madre di due bambine, Elisabetta è molto attiva sui Social. Perché allora optare per questa forma di comunicazione, quella cartacea, per veicolare un messaggio che su Instagram o TikTok poteva avere maggiore attenzione, specie tra i più giovani? Questo libro è pensato anche e soprattutto per i giovani. A partire dalla forma di linguaggio, semplice e diretta. E dalla scrittura, veloce ed essenziale. L’intento era parlare di “cancro” e diffondere un messaggio di lotta, forza e speranza, senza usare paroloni o spiegazioni medico-scientifiche. Ma parlando al cuore. Ai sentimenti. Alle emozioni. Alle paure di ognuno di noi.
Per quanto abbia appena due mesi di vita, Schiaccia la paura ha già attraversato mezza Penisola. Sia grazie al passaparola dei lettori che alle presentazioni che Elisabetta ha tenuto in diverse parti d’Italia con la partecipazione di Luca. A Ravenna, dove Sirri è nato e cresciuto anche professionalmente e poi a Rombiolo, in Calabria, città natale di Elisabetta.
Tornare nel mio paese d’origine, da mamma, da donna, da figlia, da scrittrice, è stato molto emozionante. È stato come chiudere un cerchio – racconta la Mazzeo – quella ragazza partita con una valigia carica di sogni tanti anni prima, ritornata con la consapevolezza di aver realizzato i suoi obiettivi. Orgogliosa di averci sempre creduto, nonostante tutto e tutti. Bello riunire la famiglia, seppur con qualche assenza pesantemente dolorosa. Bello anche ritrovare l’abbraccio, la stima e l’affetto dei colleghi che mi hanno visto muovere i primi passi nel mondo del giornalismo e sentirsi dire da loro: “sapevamo che tu ce l’avresti fatta”!
La nostra è stata una spendida collaborazione – le fa eco Luca Sirri, il protagonista del libro – Elisabetta è stata bravissima, sia nel trovare le parole giuste per raccontare la mia storia, sia nel descrivere quello che sono: un ragazzo semplice e di poche parole. Presentare il libro a Ravenna – conclude Sirri – la mia città, dove ho trascorso 5 anni meravigliosi che ci hanno permesso di tornare in A1, e vedere tra il pubblico tanti ex atleti o dirigenti è stata un’emozione enorme.
Un ultimo pensiero per le due piccole di casa Silvia e Alexandra, con la prima che ormai rassicura i propri compagni di classe al grido di: “Fai come mia mamma, schiaccia la paura!”
A Silvia e Alexandra ripeto ogni giorno: ce la farai, ce la farete. Non esiste il “non ce la faccio”. Il mondo è di chi se lo prende. Nel rispetto di se stessi e degli altri credo sia importante avere fiducia nei propri mezzi e fondamentale inseguire i propri sogni, con passione, dedizione e sacrificio. La paura di non farcela deve essere solo uno stimolo in più, deve trasformarsi in forza per rialzarsi dopo ogni caduta. Mio papà gli avrebbe insegnato questo.
E allora Schiaccia la paura, Elisabetta. Noi, la tua redazione, la tua squadra, ti saremo continuamente intorno. Per vederti spiccare l’ennesimo balzo, per travolgerti di gioia al momento dell’abbraccio. Consenticelo, tienici addosso. Perché noi come te, come tutti, abbiamo una gran paura. Del presente, del futuro, di quello che vediamo e di quello che non conosciamo. La vita non è come i libri, in cui il finale è spesso di facile intuizione. La vita è una pagina bianca che temi di non riuscire a riempire: per mancanza di tempo o per semplice assenza di idee. Da soli possiamo poco. Insieme, invece, trasformare i tormenti in palloni non sembra così difficile. Li solleveremo in cielo, molleggiando con dita e ginocchia. A turno, qualcuno di noi si alzerà più in alto degli altri, spedendo al di là della rete tutto quello che non ci piace.
Schiaccia la paura, Elisabetta. E qualche volta permettimi di alzarti la palla.
Gabriele Ziantoni #DisperatamenteMalinconico
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