Il fuoco porta via tutto. Resta la solidarietà, anche su Gofoundme
Una storia disastrosa, ma che per fortuna tiene in vita tutti e nove i componenti della famiglia. L’incendio che divampa, il fuoco che porta via tutto. Distrugge le cose e disperde in abitazioni differenti fratelli, sorelle e genitori. Questo è il racconto di una sera da incubo che ha cambiato per sempre il corso della vita di mamma Elisa e papà Stefano e dei loro sette figli, Elia, Francesco, Mattia, Giulia, Anna, Sara e Miriam. Un momento tragico che ha permesso però ad una intera comunità di stringersi intorno ai più sfortunati. Una raccolta fondi attivata sulla piattaforma Gofoundme per ridare speranza, sorrisi e dignità.
E’ un mercoledì sera come tanti altri, quello del 5 ottobre a Favaro, in provincia di Venezia. Lo sarebbe anche per la famiglia Raimondi, che verso le 23:00 è già a letto. Non tutti però, qualcuno si aggira ancora sveglio nel salotto del piano terra, tra una chiacchiera e l’altra.
Mattia, di 14 anni, saluta i genitori per andare al piano superiore, dove ci sono le stanze dei ragazzi, ma al momento di aprire la porta posta subito dopo le scale, urla. Un grido di terrore.
Elisa, la mamma, al grido di paura di suo figlio, si precipita su per le scale. Una nuvola nera le si presenta densissima e irrespirabile, mentre si espande verso il corridoio. Il suo primo pensiero va alla lavanderia e alla possibilità che il ferro da stiro sia rimasto acceso. Nulla di tutto ciò. Allora chiama Stefano, suo marito. E corre da Elia e Francesco i due figli più piccoli, di 3 e 12 anni, che già dormono.
Dal piano di sotto, non arriva alcun segnale particolare. Solo una volta fatti uscire tutti arriva la spaventosa scoperta.
A causa dell’ossigeno entrato dalla porta aperta in precedenza, grandi lingue di fuoco escono addirittura dalle finestre. Le fiamme sono così distese da penetrare persino negli armadi e il fumo è talmente denso da rendere irriconoscibili anche le camere dei ragazzi che non hanno preso fuoco.
Prima dell’arrivo dei Vigili del Fuoco, Stefano tenta di limitare il propagarsi delle fiamme, agganciando al rubinetto una pompa per irrigazione, che però si rompe. Gli 11 operatori arrivati dalla caserma dei VVFF di Mestre spengono l’incendio limitando ulteriori danni.
La tragedia è solo sfiorata.
Tutti in famiglia stanno bene.
Il piano superiore è in gran parte irriconoscibile. La fuliggine e l’odore di bruciato dopo una settimana sono tuttora lì, presenti, a rendere quasi nauseabonda l’aria di quella casa, ancora nuova.
Un problema da attribuirsi all’impianto elettrico sembrerebbe essere alla causa di tutto, ma è un punto su cui si aspettano accertamenti più precisi.
A riempire il vuoto lasciato dal fuoco ci pensano i vicini e gli amici della famiglia che hanno risposto “presente!” alla chiamata della solidarietà.
La numerosa famiglia, composta dai genitori e dai loro 7 figli è stata divisa e ospitata in diverse case nei dintorni di Via di Borgo San Pietro.
“Alla conta dei danni, stiamo tirando fuori gli oggetti che si sono salvati, ma temo che non terrò nulla: non sopporterei sentire ancora questo odore di fumo”
ha affermato Miriam, la maggiore dei fratelli, di 21 anni, fuori casa al momento del disastro.
Pochissime sono le cose rimaste intatte.
Vestiti, libri, giochi, e molto altro, sono rovinati o distrutti.
La famiglia Raimondi è costretta a ricominciare da zero.
Ricominciare la vita di tutti i giorni, nonostante il terribile avvenimento, sembra poter diventare meno impervio, grazie alla raccolta fondi aperta sul sito gofundme.com, che sta mettendo insieme numerose donazioni, fondamentali per aiutare la famiglia a risollevarsi.
https://gofund.me/9f9b2e96
Lisa Tommasini
per il #ilpoteredellacondivisione
E’ importante aiutare. Facciamolo, condividendo la storia di queste nove persone e partecipando, per come è possibile a ognuno di noi, alla raccolta fondi.
Grazie alla famiglia Raimondi per la dignità e la forza, perché non sono qualità di tutti.
Grazie a chi ha dimostrato amicizia e vicinanza, perché le parole hanno lasciato il posto ai fatti.
E grazie a Lisa Tommasini, alla sua sensibilità e delicatezza, per aver raccontato qui su DistantimaUnite una vicenda che merita di essere ascoltata e conosciuta.
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