Carissimi nemici. Federer-Nadal, il lieto fine perfetto
Federer e Nadal. Avversari. Protagonisti. Compagni e rivali. Uomini e campioni. L’immagine che fa la storia. Le mani che si cercano e si trovano. Le lacrime a stravolgere i lineamenti del viso. L’emozione, individuale e collettiva, che si fa potenza narrativa.
Roger Federer dice addio al tennis, giocato sui palcoscenici mondiali. Quelli che lo hanno visto diventare mito, leggenda. Quelli su cui ha costruito successi. In cui ha incassato sconfitte. Con la classe ed eleganza che hanno sempre contraddistinto i suoi gesti, atletici e umani.
La vita dopo il gioco è ora tutta da costruire. E inizia da lì, da quel fotogramma che ha fatto il giro del mondo e che ha fatto piangere tifosi, e non.
Roger si è commesso, travolto dal sentimento di nostalgia di ciò che non sarà più. “Sono lacrime di gioia, bambini, sorridete”, ha detto rivolgendosi ai suoi figli.
Federer e Nadal, gli eterni rivali
Roger e Rafa in questi anni si sono affrontati sul campo senza esclusione di colpi. 40 sfide in 15 anni, 9 in finali Slam. 24-16 a favore dello spagnolo, inclusa una delle due sconfitte più dolorose per lo svizzero, quella di Wimbledon 2008.
L’uno si è evoluto nutrendosi del confronto, ravvicinato e a distanza, con l’altro. I due sono cresciuti in bellezza e forza. Federer, King Roger, capace di lampi di genio e giocate spettacolari. Nadal, il re della terra rossa, implacabile e potente, i suoi tic diventati leggenda. Atomi di talento che si sono attratti dando vita a sfide entrate nella storia del tennis e dello sport. Fari di luce per intere generazioni future.
Roger Federer e Rafa Nadal hanno dato vita a una rivalità tra le più intense della storia sportiva di tutti i tempi. Quando l’atleta di Manacor, nel lontano 2002, debuttava nel circuito Atp, il campione di Basilea (maggiore di oltre quattro anni) aveva già conquistato il suo secondo titolo in carriera. La sua stella brillava già intensamente nel firmamento del tennis internazionale. Una luce che entrambi avrebbero poi diviso e condiviso, nel corso delle loro battaglie agonistiche. L’uno a completare l’altro. La testa e il cuore. La razionalità e il genio.
Hanno detenuto i primi due posti del ranking ATP ininterrottamente dal luglio 2005 all’agosto 2009. Si sono rincorsi, alternati, avvicendati, passati il testimone più e più volte. Federer è stato numero 1 del mondo per un record di 237 settimane consecutive tra il febbraio 2004 e l’agosto del 2008. Nadal ha conquistato la posizione numero 2 in classifica nel luglio 2005, mantenendola ininterrottamente per 160 settimane prima di riuscire a scalzare il rivale dalla vetta e conquistare il trono nell’agosto 2008. Il 6 luglio 2009 lo svizzero ha riconquistato la prima posizione del ranking mondiale, per poi ricederla allo spagnolo il 6 giugno del 2010.
Carissimi nemici
Che Federer abbia scelto per l’ultimo ballo proprio Nadal è una scelta che, a posteriori, appare quasi scontata. Perché la luce dell’uno non avrebbe brillato così tanto se non ci fosse stato l’altro. Come due soli di uno stesso universo, che si alternavano come il giorno e la notte.
Mai una sconfitta sul campo ha avuto il sapore più dolce. La carriera di Roger Federer è finita a Londra. Nel doppio con Rafa Nadal, in occasione della Laver Cup, l’inedita coppia è stata battuta dal duo statunitense composto da Jack Sock e Frances Tiafoe.
Ecco, questo è il classico elemento di cronaca che finirà nel dimenticatoio, surclassato dalla potenza simbolica di ciò a cui il mondo ha assistito nella notte delle emozioni. E della gratitudine.
L’annuncio del ritiro: “Conosco i limiti del mio corpo, il messaggio è chiaro”
Roger Federer
L’uscita di scena del maestro di Basilea è stato un tripudio di partecipazione affettiva.
Il meritato tributo al campione svizzero, che lascia il tennis agonistico dopo oltre 1200 match vinti, 103 titoli ATP, 20 Slam di cui otto volte Wimbledon. E ancora oro olimpico in doppio ai Giochi di Pechino, la Coppa Davis vinta a Lille nel 2014. Un palmares straordinario di un giocatore fuori dal comune. Anello di congiunzione tra il “vecchio” tennis e quello moderno.
“È tutto straordinario, non volevo sentirmi solo, volevo dire addio in una competizione di squadra. Sono sempre stato in una squadra. È stato un piacere, volevo sentirmi così, come fosse una festa”
Roger Federer
L’ultima danza. Tra occhi lucidi e nodi in gola. Lacrime trattenute e pianti liberatori.
Un lieto fine perfetto. Nostalgico, ma perfetto.
Si spengono i riflettori, ma non la luce che Federer ha acceso nel firmamento delle stelle del tennis.
Let’s go, Roger, let’s go. La tua storia e le tue imprese hanno conquistato l’immortalità.
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