Mamme e lavoro: ancora una lunga battaglia
Abbiamo appena festeggiato la mamma. Questo essere reale che sembra mitologico. Insostituibile, essere umano che riesce a destreggiarsi tra mille impegni e lavori. Mamme e lavoro è un binomio difficile da associare. Fare solo la mamma è veramente un lavoro e dovrebbe essere riconosciuto costituzionalmente, almeno secondo me. Ma il vero dilemma della mamma di oggi è proprio l’occupazione.
L’imprenditrice della moda Elisabetta Franchi, nei giorni scorsi, è stata letteralmente sommersa da critiche social per aver affermato quanto segue: “Ai vertici scelgo solo donne over 40 perché hanno già fatto i figli”. Si poteva dire diversamente, senza dubbio, ma l’ondata social che ne è poi derivata mi è risultata insopportabile.
Non è una frase felice e va comunque contestualizzata. E’ però una frase che rispecchia una realtà.
Le donne che rientrano al lavoro dopo la maternità spesso sono delegate a mansioni differenti rispetto a prima della gravidanza. Come se la maternità succhiasse cellule cerebrali e quindi le donne non sono più in grado di svolgere il loro lavoro, una volta tornate. Al contrario ricordo un paio di notizie di giovani donne incinte che sono state assunte dopo il loro colloquio di lavoro. Notizie talmente incredibili che sono infatti finite sul giornale.
Comunque la si veda, le donne ne escono sconfitte. Se poi aggiungiamo anche le statistiche capiamo come il fenomeno sia ancora in uno stato primordiale. Le battaglie portate avanti in questi anni hanno solo scalfito un’idea che fatica ad essere cambiata. Ossia, che la donna può lavorare come l’uomo, può ricoprire ruoli manageriali sia prima sia dopo aver fatto dei figli.
Non parliamo poi della disparità salariale.
Mamme e lavoro una strada sempre in salita
Da un recente rapporto INPS, emerge che ventiquattro mesi dopo l’inizio del congedo di maternità, la donna guadagna tra il 10 e il 35% in meno di quanto avrebbe guadagnato se non avesse avuto il figlio. La penalizzazione varia a seconda del fatto che la donna torni a lavorare immediatamente dopo il congedo o no. È inoltre più alta per le lavoratrici che hanno un figlio prima dei 30 anni e per quelle che al momento del parto non avevano un contratto a tempo indeterminato. Economisti hanno dimostrato che a quindici anni dalla maternità, i salari lordi annuali delle madri sono del 53% inferiori a quelli delle donne senza figli rispetto al periodo antecedente la nascita. Le settimane lavorate in meno tra l’una e l’altra categoria sono circa undici l’anno e la percentuale di donne con figli con contratti part-time è quasi tripla rispetto a quella di chi non ha figli.
Inoltre: “In netta opposizione a ciò, uno studio americano ha evidenziato che i neo-padri ricevono, a 5 anni dalla nascita del figlio, un aumento salariale tra il 5 e il 10%. Inoltre, alcuni ricercatori nel 2013 hanno stimato che la differenza di reddito tra i padri e gli uomini senza figli varia, a favore dei primi e a parità di impiego e qualifiche, dal 4 al 16% a seconda dei Paesi. Questi dati avvalorano il cosiddetto fatherhood premium, cioè una ricompensa per la paternità. In contrasto con quanto accade per la madre, la busta paga del padre pare infatti giovare dalla nascita di un figlio”. (Fonte Il Sole 24 ore)
Donne penalizzate dalla maternità
Secondo la teoria di base, se così vogliamo chiamarla, è l’uomo che si deve occupare di portare a casa il salario. Questa “spiegazione” sembra anche giustificare il fatto che il tasso di occupazione femminile, in Italia, sia diminuito del doppio rispetto a quello maschile nel secondo trimestre del 2020, a seguito della pandemia. Alcuni ricercatori americani ipotizzano che, dovendo fare dei tagli al personale, i datori di lavoro si siano infatti sentiti più legittimati a lasciare a casa le madri piuttosto che i padri. Una discriminazione che le donne subiscono non solo dopo essere diventate madri ma nell’arco della loro carriera lavorativa.
E’ per questo motivo che non ci si dovrebbe scandalizzare davanti alle parole di Elisabetta Franchi. La battaglia è ancora lunga e probabilmente mai finirà. Ma le donne-mamme hanno una marcia in più: una resistenza ed una forza fuori dal comune. Qualità che le rendono uniche.
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