Il sesso senza consenso è stupro. Solo sì significa sì
Violenza, minaccia, inganno e abuso di autorità. Stereotipi di genere, idee sbagliate, accuse di colpevolezza, dubbi sulla credibilità, sostegno inadeguato e legislazione inefficace. Atti e violenze sessuali. Lei. Pregiudizi. Consenso. Stupro. Una petizione, il Ministro della Giustizia e il Codice penale da rivedere. Un hashtag di tendenza. La Convenzione di Istanbul e l’art. 609 bis c.p., Amnesty International e la volontà delle donne. No significa no, ma soprattutto solo sì significa sì. Una riforma, cercata, voluta, richiesta. Una revisione affinché qualsiasi atto sessuale non consensuale sia punibile.
Un’inversione di tendenza, in ci la parola chiave è consenso. Mentre adesso le frasi ricorrenti continuano ad essere sempre nel segno di colpevolizzare lei.
Lei, che non ha detto no. Lei che girava di notte da sola. Che se l’è cercata. Che… ma come era vestita?
E’ di pochi giorni fa la notizia che in Svizzera, il 45% della popolazione, interrogata sulla revisione del codice penale in materia di reati sessuali, si è dichiarato favorevole alla “soluzione del consenso”, ossia il “Solo sì significa sì”.
L’attuale progetto di legge sul tavolo, di cui il Consiglio degli Stati discuterà durante la sessione estiva, prevede invece il modello “del rifiuto”, del “No significa no”.
Due visioni opposte. Due modi diversi di mostrare o non mostrare rispetto.
Nel primo caso, è sottolineato l’accordo. E non si parla di un contratto, ma del “Consenso”. Poter esprimere, in qualsiasi modo, la volontà di partecipare, in quel momento e con quella persona, all’atto sessuale. Facendo attenzione anche al fatto che “Consenso” significa anche avere la libertà di cambiare idea, in qualsiasi momento.
Nel secondo caso l’idea di fondo è l’esatto contrario, ossia quello di un consenso automatico in assenza di un rifiuto esplicito. Per cui non dire “no” equivalga ad un “si”. Un modello che colpevolizza la vittima di stupro, giudicata incapace di dire chiaramente “No”. E che non tiene conto di paura e choc, che impediscono di opporsi, fisicamente o verbalmente, alla violenza.
A breve sapremo se i parlamentari terranno conto del punto di vista della popolazione svizzera e se decideranno di dare una maggiore tutela a chi ha più bisogno di protezione.
E in Italia?
Secondo rilevazioni del 2019, da noi persiste il pregiudizio che addebita alla donna la responsabilità della violenza sessuale subita. Addirittura il 39,3% della popolazione ritiene che una donna è in grado di sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole. Anche la percentuale di chi pensa che le donne possano provocare la violenza sessuale con il loro modo di vestire è elevata, ben il 23,9%.
Il 15,1%, inoltre, è dell’opinione che una donna che subisce violenza sessuale quando è ubriaca o sotto l’effetto di droghe sia almeno in parte corresponsabile. Per il 10,3% della popolazione spesso le accuse di violenza sessuale sono false e, dato da brividi, per il 6,2% “le donne serie non vengono violentate“. Solo l’1,9% ritiene che non si tratta di violenza se un uomo obbliga la propria moglie/compagna ad avere un rapporto sessuale contro la sua volontà.
Se parlare di consenso può sembrare scontato, da questi numeri si capisce bene come non lo sia affatto!
Finché non accade a te, non sai come ci si sente
Til It Happens To You -Lady GaGa
La cultura del sospetto e una legislazione che non tutela abbastanza le donne, sono una miscela esplosiva contro i diritti umani. Anche qui in Italia.
Persiste il pregiudizio che addebita alla donna la responsabilità della violenza sessuale subita. Confermato pure nel nostro codice penale. All’articolo 609-bis infatti, lo stupro è considerato reato solamente nel caso in cui ci sia «violenza, minaccia, inganno o l’abuso di autorità».
Dunque un rapporto sessuale senza consenso non è considerato stupro. L’intenzione della donna non è presa affatto in considerazione. E’ per questo motivo che Amnesty International Italia ha lanciato una campagna, nel 2020, appellandosi al Ministro della Giustizia, affinché la legislazione italiana si adegui alle norme internazionali, stipulate con la Convenzione di Istanbul del 2011, primo strumento internazionale giuridicamente vincolante, sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne.
La Convenzione «sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica», all’articolo 36 stabilisce: «Il consenso deve essere dato volontariamente, quale libera manifestazione della volontà della persona, e deve essere valutato tenendo conto della situazione e del contesto».
C’è da dire che nel 2012 l’Italia ha sottoscritto il trattato di Istanbul, e che il parlamento l’ha ratificato nel 2013. Il punto è che la legislazione non è ancora stata modificata, secondo le direttive del documento. E’ necessario completare questo passaggio.
Ed ecco perché è importante firmare la petizione promossa da Amnesty International. Richiesta che viaggia già da tempo sui social, con un hashtag di tendenza #iolochiedo.
La richiesta è che venga modificato l’articolo 609-bis del codice penale, per considerare reato qualsiasi atto sessuale senza consenso.
Il nuovo testo della legge potrebbe aiutare a porre fine alle diffuse disapprovazioni e impunità.
Pregiudizi e cattiverie che si ripetono giorno dopo giorno. E su cui non è più possibile chiudere un occhio.
Ogni donna deve potersi sentire sicura. Come anche ogni uomo ovviamente. Però in questo caso il discorso investe la parte femminile.
Comunque, sono necessari cambiamenti nei modelli sociali e culturali di comportamento delle persone di tutti i sessi. Proprio per sradicare gli stereotipi e i miti di genere, che ruotano intorno al concetto di violenza sessuale.
L’ingiustizia fondamentale dello stupro è il mancato rispetto della volontà sessuale della vittima. Bisogna educare al rispetto.
E se l’Unicef chiede di insegnare nelle scuole la parità di genere e il rispetto, perché è da piccoli che si diventa grandi, è con l’adattare e ridefinire il nostro codice penale alla Convenzione di Istanbul, che quell’educazione al rispetto verrà affermata chiaramente e con decisione.
Perché ribadire che prima di qualsiasi atto sessuale è necessario avere l’accordo delle persone coinvolte, non è mai abbastanza.
Perché “Solo sì significa sì”. Perché il sesso senza consenso è uno stupro. Sempre.
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