Natura amica dei bambini: dagli asili ai gruppi di gioco nel bosco

Natura amica dei bambini: dagli asili ai gruppi di gioco nel bosco

La natura, sfondo e complemento. Il bambino, protagonista.

Il rumore dei passi sulle foglie, il profumo di un fiore, l’odore della pioggia. Le mani che si sporcano di terra, gli stivaletti che sguazzano nelle pozzanghere. Le stagioni che passano e che regalano colori e scenari sempre diversi.

Sensazioni ed esperienze multisensoriali intense come solo boschi e foreste sanno offrire.

Il bambino che ha girovagato per prati, spiagge e boschi, sarà poi capace di prestare attenzione all’argomento che la maestra gli propone, molto più di quello che ha passato la sua infanzia tra giochi e attività didattiche intellettualmente stimolanti, e aule scolastiche.

Claudio Risè – psicoterapeuta

Sapevi che esiste addirittura un “deficit da natura“?

Il termine è stato coniato nel 2005 da Richard Louv.

Nel suo libro “Last child in the wood”, il noto educatore americano evidenzia gli effetti che la mancanza di gioco in natura può avere sulle nuove generazioni. 

Nella maggior parte dei casi, noi genitori tendiamo a riempire le ore extra scolastiche dei nostri figli con attività strutturate: sport, musica, danza, apprendimento di una lingua straniera. 

Il tempo libero è quasi demonizzato. Eppure è un tempo prezioso, quasi sacro nella crescita di un individuo. Un tempo sottratto alle regole e alla pressione e dedicato solo a noi stessi. Tempo di cui soprattutto i più piccoli hanno bisogno.

Nella mia esperienza di mamma ho scelto sin dall’inizio di dedicare molti momenti della routine quotidiana di mia figlia alle attività “all’aria aperta”. Ma risale solo a pochi giorni fa l’inizio di una nuova avventura. Tra uno dei tanti annunci che si trovano appesi sulle porte dei bar o sulle bacheche all’interno dei supermercati qui in Svizzera, l’occhio mi cade su: “Waldspielgruppe”, letteralmente “gruppo di gioco nella foresta”. Mi sembra perfetto per regalare un’esperienza ancora più intensa a lei che già ama le passeggiate nel bosco e il contatto con la natura. E i fatti mi danno ragione. Tanto che alla conclusione della giornata di prova mi corre incontro urlandomi: “mamma voglio farlo ancora!”.

Va da sé che sia stata la prima volta di una lunga serie.

In Nord Europa il contatto diretto con la natura è da sempre molto stimolato. Negli ultimi anni la tendenza si è diffusa anche in Italia dove sono nati asili e scuole nel bosco. 

Io, a Zurigo, mi sono affidata al team di www.kunterbuntastisch.ch ma esiste un’ampia gamma di offerte simili tra cui scegliere. Qui una mappa dei progetti educativi in natura sia quotidiani che saltuari presenti in Italia. 

Secondo Lone Svinth, ricercatrice in psicologia dell’Università di Aartus, scuole di questo tipo sono in grado di offrire qualcosa di molto prezioso:

“Non solo il contatto quotidiano con la natura, ma anche la possibilità di essere bambini in modo differente. In una classe al chiuso in bambini sono sempre in conflitto con l’ambiente. Non hanno spazio, gli adulti si intromettono molto di più vietando loro di correre e gridare. All’esterno invece, possono avere relazioni molto più ricche, perché hanno spazio e tempo per concentrarsi”.

Ma perché ai bambini piace così tanto il gioco in natura?

Perché trovano tutti gli stimoli e le risorse di cui hanno bisogno: il bosco risponde alla necessità di sperimentarsi, di testare i propri limiti, di confrontarsi con il mondo senza filtri, esplorarne giocosamente i segreti e la bellezza infinita, imparando il rispetto per la natura e per gli animali.

L’esperienza non è mai uguale a se stessa. In estate si raccolgono frutti, in inverno si cammina nella neve, in autunno si gioca con le foglie cadute. Ed è sempre tempo per accendere un bel fuocherello, mettere una pentola a bollire, stendere un telo e fare un pic nic.

Pic nic in natura

I benefici sono numerosi.

Attraverso piccoli e grandi avventure, si impara a stare in un gruppo, perché, si sa, scoprire ed esplorare insieme è due volte più divertente. 

La fantasia viene stimolata. Nel bosco i bambini iniziano rapidamente a giocare secondo la loro immaginazione. Stare all’aria aperta, in mezzo alla natura, è un continuo stimolo cognitivo per il bambino, che nella sua testolina crea, racconta, studia e sperimenta.

Si mette alla prova la resilienza. Perché sperimentare sulla propria pelle situazioni difficoltose o ambienti un pochino più ostili rispetto a quella casalingo aiuta a ridurre l’ansia e a gestire meglio le emozioni.

Sfogarsi in un ambiente non chiuso e senza un limite di spazio, aiuta inoltre i più piccoli ad aumentare la concentrazione. Lo stanno scoprendo gli studiosi impegnati ad indagare la diffusione fra i bimbi occidentali dell’Adhd (la sindrome di deficit dell’attenzione e di iperattività).

Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà

BERNARDO DI CLAIRVAUX

Essere immersi nella natura ci fa “abbassare la guardia”, rendendo ogni cosa più semplice: non siamo continuamente sollecitati da stimoli, o costantemente spinti a vagliare ipotesi. Non c’è spazio per il superfluo, rimane finalmente solo ciò che è essenziale.

Un toccasana per grandi e piccini.

Perché la natura è da sempre la più grande maestra che si possa immaginare.

E se è vero il detto popolare danese secondo cui “Non esiste cattivo tempo, esistono solo cattivi vestiti”, non ci rimane che infilare gli stivaletti e immergerci nella straordinaria bellezza di quelle piccole cose che possono restituirci il senso profondo del nostro essere al mondo.

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#CaparbiamenteSognatrice

Elisabetta Mazzeo

Elisabetta, classe 1981. Ogni 18 anni un cambiamento. Prima la Calabria, poi Roma, ora Zurigo. Domani chissà. La mia sfida quotidiana? Riuscire nell’impresa di essere contemporaneamente mamma, moglie, giornalista, scrittrice e ora anche blogger. Ore di sonno: poche. Idee: tante. Entusiasta, curiosa, caparbia, sognatrice. Scrivere è un’esigenza. Una lunga gavetta nei quotidiani e nelle tv locali, poi l'approdo come inviata di Sport Mediaset. Non ho dubbi: il mio è il mestiere più bello del mondo. Una passione prima che un lavoro. Oggi ricopro l'inedito ruolo di vicedirettore a distanza di Retesole, l’emittente che mi ha visto crescere umanamente e professionalmente. Divoro libri e due li ho anche scritti, mi nutro di storie di sport, ma non solo. Scatto e colleziono foto, mi alleno quanto basta per non sentirmi in colpa e in compenso macino chilometri armata di scarpe da ginnastica e passeggino. L'arrivo delle mie due figlie ha rimodulato le priorità della mia vita. E adesso è con loro e per loro che continuo a mettere le mie passioni in campo. #CaparbiamenteSognatrice

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